Incomunicabilità fra   politica ed economia

Ho letto da qualche parte che uno dei più grandi economisti del XIX secolo Joseph Shumpeter affermava che questi non capiscono niente di politica e i politici non capiscono niente di economia. La sua esperienza in politica durò lo spazio di un mattino. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale venne chiamato a far parte del governo della repubblica di Weimar guidato da Kauski, il leader socialista che aveva pubblicato l’ultimo libro del capitale di Marx. Quel governo rappresentò quella che oggi chiamiamo la grande coalizione in quanto in esso erano rappresentate le due grandi correnti di pensiero; quella socialista e quella liberale.

Dopo alcuni mesi, sommessamente abbandonò questo incarico e si diresse negli Stati Uniti dove insegnò nelle più grandi Università producendo le grandi opere che lo resero famoso, prima fra tutte il saggio capitalismo, socialismo, democrazia.

L’assunto di quanto sopra affermato sta proprio nell’esaminare a grandi linee la politica economica dei vari governi della comunità europea, ma soprattutto quella del governo Renzi. Un anziano signore di nome Adamo Smith vissuto nella seconda metà del diciottesimo secolo, fin quell’epoca, nella sua opera dal titolo la Ricchezza delle nazioni aveva compreso che la vera ricchezza di uno Stato non è data dalla quantità di oro che si trova nelle casse dello stato e in quelle dei propri cittadini, ma dal lavoro.

Oggi sembra che gli ottanta euro messi nelle tasche di una fascia di lavoratori non abbia sorbito alcun effetto in quanto il tasso di disoccupazione non è assolutamente diminuito. Il secondo provvedimento, quello di assegnare la stessa cifra alle giovani mamme per un periodo di tre anni, va nella stessa direzione. Questo provocherà un ulteriore buco di bilancio che si aggiungerà al deficit attuale.

Il secondo economista di cui ogni tanto si parla è John Maynard keynes di cui ogni tanto se ne sente parlare. Questo economista alla fine della prima guerra mondiale aveva messo in guardia i capi di stato partecipanti alla Conferenza di Versailles per discutere le sanzioni da applicare alle potenze che avevano perduto la guerra. Con estrema lucidità egli previde le gravi conseguenze che la loro politica produceva e che avrebbe condotto le nazioni alla seconda guerra mondiale.

L’unico caso nella recente storia in cui un politico ha ascoltato il parere di un economista mi risulta essere stato Franklin Delano Roosvelt presidente degli Stati Uniti negli anni immediatamente successivi alla crisi del 1929. La ricetta che Keynes gli suggerì fu la seguente: non dare sussidi agli operai, oggi lavorare facendo delle buche nelle strade e pagali. Domani rimandali a ricoprirle e pagali di nuovo. In questo modo gli operai cominceranno a spendere, non perderanno la propria professionalità e rimarranno comunque in attività. Con questa ricetta gli Stati Uniti realizzarono in quel periodo le principali infrastrutture in quel paese che ancor oggi possiamo osservare. Nel breve periodo di due o tre anni la disoccupazione passò dal 20 per cento del 1929 al 3 per cento negli anni successivi.

Oggi in Italia, per intervenire nella realizzazione e soprattutto nella conclusione di opere pubbliche, vi è grande abbondanza. Se quegli ottanta euro di cui sopra fossero stati indirizzati in quella direzione forse il tasso di disoccupazione sarebbe diminuito.

Un esempio della bontà dei suggerimenti di Keynes in ordine alla professionalità che i lavori perdono stando oziosi a casa è stato osservato dal sottoscritto. In uno studio tributario-commerciale, dove le disposizioni legislative in materia tributaria cambiano alla velocità della luce, per cui è necessario un costante aggiornamento anche da parte del personale dipendente, si è presentata la necessità di dover sostituire una persona assentatasi per maternità, per cui la sua assenza sarebbe stata prevedibilmente per un lungo periodo. Inoltrata la richiesta di assunzione temporanea nel sistema informatico, si presentarono diverse persone. Queste facevano la seguente domanda: quale sarebbe lo stipendio in caso di assunzione. La risposta era la seguente: milleduecento euro. Al che la persona che si era presentata se ne andava dicendo: chi mi fa di venire a lavorare quando prendo ottocento euro di cassa integrazione stando a casa. Se mi prendete senza assicurazione posso venire a lavorare, in caso contrario venire a lavorare per sole quattrocento euro non mi conviene. L’altro aspetto della questione riguarda l’evasione fiscale, in questo caso di breve entità. Se si considera l’intero numero dei lavoratori in cassa integrazione che arrotondano lo stipendio con piccoli lavoretti al nero, possiamo concludere che questo tipo di evasione fiscale non è poi tanto modesto e non coinvolge solo i grandi evasori, ma anche coloro che per sopravvivere sono costretti ad evadere il fisco.

L’ultima idea del governo Renzi, come abbiamo detto in precedenza, riguarda il fatto che viene dato un bonus di ottanta euro a tutti coloro che nascono nel prossimo triennio. Questo bonus, secondo quanto appreso sui giornali, andrà assegnato alle famiglie che possiedono un reddito lordo fino a novantamila euro. Questa non la possiamo definire elemosina perché va in tasca anche a coloro che percepiscono redditi netti di circa cinque o sei mila euro al mese, per cui di elemosine non ne hanno assolutamente bisogno.

A questi punto sorge una domanda legittima: ai giovani senza lavoro, agli esodati, disoccupati, chi ci pensa?.

Se andiamo avanti di questo passo Matteo Renzi, forse segnerà un altro successo personale vincendo le prossime elezioni e, come ha affermato, resterà alla guida del governo per due legislature. Se questo si avvererà e non cambierà direzione, farà crollare il paese in una crisi irreversibile dove la disoccupazione crescerà a dismisura e diventeremo sempre più poveri in quanto con queste misure non si aumenta nessun posto di lavoro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:21