Rai, crescono i “no”  al canone in bolletta

“In troppi vogliono fare cassa con il canone Rai. È inaccettabile”. Il presidente dell’associazione telespettatori cattolici Luca Borgomeo, ex esponente di primo piano della Cisl, non ha dubbi. L’operazione che molti ambienti governativi vorrebbero portare avanti di inserire il canone, magari ridotto, nelle bollette dell’energia piace sempre meno. Nettamente contrari il presidente dell’Authority, le associazioni dei consumatori, esponenti politici a partire dal presidente della commissione parlamentare di vigilanza Roberto Fico secondo il quale prima di parlare di modifica del canone occorre avviare la riforma complessiva della governance dell’azienda di viale Mazzini, del ruolo del consiglio di amministrazione e del direttore generale che dovrebbe diventare una figura simile ad un amministratore delegato come in tutte le società industriali.

Per fare tutto ciò ci vuole tempo e si deve fare in Parlamento. Per questo il Movimento 5 Stelle presenterà, entro il 15 dicembre, un’organica proposta di legge. Sul tavolo politico ci sono poi da risolvere le questioni legate alle dimissioni del consigliere di viale Mazzini, Luisa Todini, che ha votato con Antonio Pilati contro l’ordine del giorno di Antonio Verro (approvato da 6 componenti del Consiglio di amministrazione, astenuta la presidente Anna Maria Tarantola) per consentire alla Rai di preparare ricorso contro la decisione del Governo Renzi di chiedere all’azienda del servizio pubblico 150 milioni di contributo nel quadro dei tagli alla spesa pubblica.

C’è poi un’altra questione pregiudiziale: basta, dicono le associazioni dei proprietari di case, a nuove patrimoniali sugli immobili con la scusa di recuperare evasione prodotta da altri motivi. La bufera è scoppiata quando si è manifestata l’ipotesi di mettere la quota canone in bolletta anche sulle seconde case, sui box, sui negozi, sugli uffici, sui capannoni che hanno utenze elettriche. E se questo tipo di utenze non hanno una televisione perché subire una tassa? Chi accerta che non c’è una tv in una casa non abitata o abitata solo per le vacanze? Perché dovrebbe essere invertita l’onere della prova a carico del proprietario oppure permettere alla Guardia di Finanza su richiesta dell’Agenzia delle Entrate di accertare se presso l’immobile sono presenti apparecchi televisivi? E se il canone è una tassa di possesso di un televisore allora tutti coloro che lo possiedono dovrebbero pagare. La verità è che l’evasione da canone ha raggiunto il 30 per cento, pari a circa 400 milioni l’anno.

Sui siti web e sui social network si è scatenato un putiferio. Il canone piace sempre meno anche se più basso (compreso tra 60 e 80 euro invece degli attuali 113,5) ma esteso a tutte le utenze elettriche. Con questa operazione i tecnici avrebbero calcolato un recupero di circa 300 milioni. Ma i dubbi aumentano mano a mano che filtrano le ipotesi di realizzarla. Se per esempio un utente paga regolarmente il consumo della luce e non quello del canone cosa succede? Il gestore avrà il potere di staccare la corrente? Secondo l’Autorità dell’energia “è una modalità impropria di riscossione e di difficile applicazione”. L’ex ambientalista radicale Chicco Testa, ora presidente dell’“Assoelettrica”, ha aggiunto: “Gli oneri di gestione sarebbero enormi. E un abominio”.

Di fronte alla crescente montagna di oppositori il sottosegretario Pier Paolo Baretta, ex Cisl, ha tentato di precisare che il Governo non ha deciso ancora se inserire l’operazione con un emendamento alla legge di stabilità che dopo l’approvazione della Camera dovrà tornare al Senato. Tempo ristretto per la svolta: il canone Rai va pagato, in base alle disposizioni attuali, entro il 31 gennaio 2015.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:01