Di poco si vive,   di niente si muore!

Tutta l’operazione del Governo sul costo del lavoro è parziale, ingiusta e per certi versi inutile. Primo perché esclude il 70 per cento delle aziende che, di fatto, non hanno dipendenti, secondo perché è sostanzialmente a favore delle grandi industrie, terzo perché il problema della produttività non si risolve con questa decisione. In economia il legame fra consumi e produzione, domanda interna e occupazione è ineludibile; pensare di aggirarlo per accontentare solo qualche mega-gruppo è miope e pericoloso, perché da una parte si creano aspettative illusorie e dall’altra si corre il rischio di aumentare le divisioni sociali.

Il Jobs act è un semplice specchietto per le allodole, il cui risultato durerà lo spazio di un mattino. Il legame tra fiscalità complessiva e mercato è talmente più profondo e articolato da infischiarsene del Jobs act, questa è la verità. Lo sa bene Padoan, lo sanno i tecnici del tesoro e gli economisti avvertiti. E’ inutile mandare in tivù questo o quello dei membri del Governo per spiegare la straordinarietà della manovra, la grande riduzione fiscale, l’imponenza degli interventi a favore dell’abbattimento delle tasse. La gente non abbocca più.

Per ridare fiducia servirebbe una manovra fiscale enorme, coraggiosa. Esattamente il contrario di quel che sta facendo Renzi, senza una decapitazione delle tasse sulla casa, sugli investimenti, sulle imposte locali, sui mille balzelli spuntati ovunque per tappare buchi, senza una rimodulazione delle aliquote Irpef, si continuerà ad affondare fino alla morte. Spavalderia, furbizia e ipocrisia non porteranno né lavoro, né crescita.

Viviamo in un Paese ossessionato dalle tasse, abbiamo raggiunto un livello di aggressività e di penetrazione fiscale insopportabile, abbiamo adottato metodi riscossivi intimidatori al limite del costituzionale, abbiamo impaurito il mercato in ogni modo possibile con la scusa dell’evasione (che certo va contrastata), abbiamo instaurato un clima esasperante fra le parti e pensiamo di cavarcela con lo Jobs act, 80 euro e qualche storiella sul precompilato. Il peso sugli immobili è un furto, un mutuo a vita da pagare allo Stato, le addizionali arrivano da tutte le parti, non c’è più atto della vita di tutti che non sia accompagnato da una tassa da pagare, ma di cosa parliamo? Se il contenzioso è così esplosivo ci sarà pure un motivo?

Ci rendiamo conto o no di cosa pesi sul reddito delle persone? Proviamo a dirlo solo per le voci maggiori: Tasi, Imu, Irpef, addizionali, tassa sui risparmi, Tobin tax, concessioni governative, rifiuti, parcheggi, passi carrabili, invio telematico, tasse scolastiche, tasse di registro e per finire il ticket! Pazzesco. Non c’è un soldo nelle tasche e di poco si vive ma di niente si muore, ecco perché i consumi affondano, i negozi chiudono, le aziende non vendono e non assumono, il mercato delle case è crollato. L’unica cosa che sopravvive è l’enormità degli stipendi della politica e dei manager di Stato, il numero degli enti inutili, le pensioni d’oro, lo sfarzo dei palazzi istituzionali ed i costi che paghiamo per avere in cambio disservizi e ingiustizie.

Servirebbe una ciclopica riforma della fiscalità, l’eliminazione delle mille cose che lo Stato fa e che non servono a niente e nessuno. L’astensionismo ha parlato, le piazze parlano e le periferie pure. E’ una protesta troppo grande stavolta per far finta di niente. Per la politica insistere col gattopardo sarebbe follia, noi consigliamo Ovidio e la metamorfosi!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:19