Essere o non essere,   questo è il problema

Che Giuliano Ferrara ci confermi dalle colonne del Corriere della sera, come l’erede di Berlusconi sia Renzi, non è ne sorprendente ne preoccupante, la cosa per moltissimi versi appare scontata. In realtà i due personaggi, anche se per noi non fosse altro che per affetto personale, Berlusconi resta Berlusconi, hanno tanto in comune. Entrambi hanno abbandonato il centrosinistra l’uno e il centrodestra l’altro, entrambi si circondano di corti, entrambi tendono alla megalomania. La grande differenza per noi, a vantaggio del Cavaliere, sta nel fatto che questi nella sua vita abbia realizzato imprese straordinarie, mentre Renzi più trompe l’oiel che altro.

Detto ciò, lasciamo a Ferrara le sue convinzioni come è ovvio che sia, però ci permetta il direttore del Foglio, persona di intelligenza acuta e sottile, di controbatterlo sul giudizio su Salvini. Paragonare un segretario di partito ad un bravo attacca manifesti ci sembra la conferma di quanto talvolta l’intelligenza si divida dalla misura e dalla eleganza. Per il vero questo, che per noi è un difetto, rappresenta un antico rito della sinistra e del senso di superiorità assoluto rispetto al resto del mondo, di cui sempre è stata vittima. Comunque tant’è e che piaccia o no a Ferrara, non è importante quanto Salvini sia erede di Berlusconi, ma che possa e sappia restituire all’area del centrodestra un riferimento e una opzione. L’idea renziana di potere raccogliere intorno a se una grande e unica maggioranza, fatta della somma di ex PD e ex PDL è a dir poco tutta da verificare, alla prova del voto potrebbe risultare una realtà molto diversa e noi ce lo auguriamo.

Ce lo auguriamo perché il Premier non si dimostra all’altezza, se non quella che da solo si assegna, perché in genere le miscele impazziscono, perché il bipolarismo resta l’essenza della democrazia, dell’alternanza. Dunque, bravo Salvini che ci prova, si impegna, tenta molto meglio di fare quel che a Grillo non è riuscito. Del resto se tutto fosse così conseguente non avremmo assistito alla liquefazione di Forza Italia e alla esplosione dell’astensionismo. Certo che la Lega debba compiere ancora un notevole processo di maturazione è vero, ma la politica degli ultimi 20 anni ci ha insegnato che tutto può succedere quando meno te lo aspetti, lo stesso Berlusconi ne è la plastica rappresentazione. Il vero problema oggi però nasce dai tempi, quelli dell’economia rispetto alla politica, sono purtroppo talmente stretti e fragili da lasciare aperti spazi devastanti per i risultati. Sta precipitando tutto, la frattura fra gente e Stato è totale, il disagio sociale è al limite, l’esperienza dell’euro sta franando sotto il peso di un patto nato male e vissuto peggio.

L’Italia ha bisogno di recuperare voglia, speranza, serenità, che tradotto significa libertà e possibilità di crescere, senza la quale non c’è scenario che tenga, di fronte a questa essenziale necessità, anche Renzi come Monti e Letta ha imboccato la strada opposta. Chiacchiere e tasse, promesse e smentite, illusioni e mazzolate, con il risultato che nulla si muove, nulla si schioda e i conti sprofondano. Non c’è pace sociale, fiscale, sindacale, ogni segmento del Paese vive una inquietudine senza precedenti. Prima di ogni personale disegno, serve di rimettere in piedi l’Italia e chi saprà farlo non solo salverà la nazione, ma con tutta probabilità la governerà a lungo. Arriva il 2015 e probabilmente anche un nuovo Presidente della Repubblica, noi ci auguriamo che arrivi anche un nuovo Governo, scelto questa volta dalla gente, a quel punto, davvero, nessuno avrebbe più scuse, ne da una parte e ne dall’altra.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:19