Mafia e politica nella Capitale

Mafia e politica nella Capitale è il titolo roboante dell’inchiesta che la magistratura romana sta portando avanti dopo anni di indagini. Personalmente per quanto consideri sacrosanta l’inchiesta che sta mettendo in luce il verminaio politico che si celava a Roma sugli appalti nel settore dei servizi sociali e non solo, credo che l’utilizzo del termine Mafia sia improprio e non vorrei che fosse un modo che in altri gradi di giudizio caschi l’impalcatura della stessa accusa. Non sono un giurista ma credo che la mafia sia altro, è certamente controllo del territorio, ricatti, usura, infiltrazione nel mondo politico per il controllo degli appalti, assassinio, omertà, spaccio, ritualità, ma in particolare nel controllo del territorio prima si “alliscia” con le buone poi si passa alle minacce e alla fine alla violenza in una gradualità di forme fino ad arrivare all’omicidio.

Qui parliamo di una associazione a delinquere nel cui centro gravita l’universo delle cooperative rosse e cioè quelle aderenti alla Lega delle cooperative. Il metodo usato è quello bipartisan tra centro destra e centro sinistra in un modello ereditato dalla prima Repubblica in cui non c’era appalto pubblico per la quale una quota aspettava di diritto alle coop rosse (33% imprese Nazionali, 33% Coop, 33% imprese locali) ed era un modo come si spartivano gli appalti per tenersi buono il vecchio Pci che strillava nelle piazze e poi raccoglieva sottobanco nella gestione del sottopotere e si finanziava cosi in primo luogo il PCI e secondariamente anche il Psi, ed era anche un ottimo strumento di consenso elettorale. Con la fine della prima repubblica, in modo chirurgico sono stati eliminati i partiti che hanno gestito nel bene e nel male la democrazia in questo Paese, e dunque tutto ciò che girava intorno a quel mondo trasversale ed è stato salvato non perché non corrotto (per come sono state condotte le indagini) ma perché utile si è dovuto riorganizzare . Vediamo gli scandali dell’Expo che esce il nome di Greganti eroe comunista che non parlò durante Mani Pulite, ed oggi sempre per conto delle Coop viene arrestato, il Mose di Venezia dove troviamo sempre le Coop con associate varie imprese nazionali con i soliti noti faccendieri.

Se nei due casi sopra menzionati possiamo parlare di mala politica e finanziamento illecito alla politica (ma poi oggi si può parlare di finanziamento alla politica visto che la politica langue e c’è l’arricchimento personale), certamente il caso di roma è più grave per due ordini di motivi : il primo è la presenza organizzata di malavita, la seconda è l’utilizzo della disperazione sociale per depredarla ed arricchirsi.

Altro fenomeno comune in tutti questi casi di arrembaggio alla cosa pubblica, ma per questo non meno importante, è il ruolo corrotto della burocrazia che vede coinvolte figure apicali che non avrebbero bisogno di arrotondare se non per l’ingordigia del Dio denaro, ormai sostituitosi in politica e nella pubblica amministrazione ai valori della cultura del servizio ai cittadini e allo Stato di cui sono parte fondamentale e necessaria se funzionale e trasparente. Il ruolo della Lega delle Cooperative è nei fatti l’elemento inquinante di questa come di altre vicende , la sua crescita non è dovuta alla sua capacità di stare nel mercato ma quella di essere un riferimento economico e politico del vecchio Pci e oggi di aree del Pd. Il ministro del Lavoro Poletti ex presidente della lega Coop certamente poteva non sapere che al tavolo affianco c’era il capo del clan dei Casamonica ma certo è consapevole del ruolo che giocano le cooperative nel corrompere le regole di mercato e nel finanziamento illecito alla politica, per essere chiari se vuoi o devi dare una mazzetta agli ex comunisti si fa offrendo un appalto o sub appalto alla cooperativa amica. A mio modesto parere aldilà dello scandalo Roma il ministro Poletti ha un conflitto di interessi nell’essere ministro del lavoro ed ex Presidente della Lega Coop, un conflitto che riguarda non solo lui ma tuto il Pd.

Si è snaturato il ruolo della cooperazione intesa come mutualità oggi nei fatti le cooperative sono imprese che hanno condizioni di mercato favorevoli perché la legge gli attribuisce un valore sociale ma che oggi è inesistente, anzi sono oggi loro lo strumento che permette di barare nel mercato economico delle opportunità di lavoro. Forse non tutti sanno che i soci lavoratori sono oggi i meno tutelati visto che le finalità non sono più quelle mutualiste ma di becero mercato drogato dalla loro presenza, e questo avviene in tutti i campi dal settore sanitario a quello edile e della distribuzione. Un ultimo aspetto, ma non per questo meno grave, è la pochezza della classe politica e di quella amministrativa. La classe politica ha mostrato tutta la sua inadeguatezza i partiti che li hanno candidati dimostrano la loro inutilità alla funzione a cui dovevano sovraintendere e cioè selezionare una classe politica.

Purtroppo in questa seconda repubblica i partiti si sono trasformati da comitati elettorali a comitati di affari, destra e sinistra sono solo richiami per le allodole (consenso elettorale) visto che essi non possiedono più una identità valoriale. La burocrazia che ormai grazie alla Bassanini svolge un ruolo autoreferenziale anche rispetto alla politica, mostra il suo essere aldilà delle leggi e della sua mission fondamentale che è quella di servire il cittadino. Con ciò non voglio minimamente criminalizzare una moltitudine di lavoratori del pubblico impiego ma certamente questo universo del mondo del lavoro va modificato profondamente tornando all’origine della sua missione. Da questo scandalo comunque non bisogna piangersi addosso, ma deve essere l’opportunità per modificare qualcosa che la magistratura per sua funzione, quando la rispetta, non può comunque fare, se non mandare in galere i delinquenti. Renzi dice che vuole allungare i tempi della prescrizione, una litania che ripete ad ogni scandalo, ma credo che sia un suo eterno inchino ai magistrati. Le cose da fare sono poche ed immediate e le può fare sia il Comune per ciò che è di sua pertinenza e sia lo Stato che la Regione.

1) chi è stato condannato per reati nei confronti della pubblica amministrazione non può concorrere agli appalti dello stesso, non può fare a vita l’amministratore di società pubbliche.

2) gli amministratori pubblici che dopo una scadenza contrattuale hanno aumentato il deficit della azienda in cui sono stati nominati non possono più fare gli amministratori pubblici.

3) se hanno falsificato il bilancio la Corte dei Conti ha il dovere di inquisirli anche sui beni personali.

4) gli amministratori pubblici ( si intendono anche coloro che siedono nei consigli di vigilanza o amministrazione) è vietato candidarsi in politica devono passare almeno 5 anni dopo aver lasciato l’incarico. Certo questi possono essere dei paletti per tutelare le istituzioni , ma è necessario per il ritorno alla buona politica la partecipazione dei cittadini al controllo della cosa pubblica, ritornare ad una etica valoriale del senso pubblico senza diventare comunisti, ed in fondo modificare profondamente i ruoli istituzionali affinche la responsabilità nella Pubblica amministrazione sia chiara dal governo alla magistratura, senza alibi su cui mettere la foglia di fico per cui la colpa è sempre degli altri.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:17