Musica e politica: l’assolo di Renzi

Il “pifferaio fiorentino” ha tuonato minacciando i suoi compagni di partito di fare da solo perché egli non intende, dopo vent’anni di disastri, riconsegnare il Partito Democratico a tanti di loro che insieme a Silvio Berlusconi hanno distrutto l’Italia. Farà come gli pare avendo la gente dalla sua parte dopo l’elemosina degli ottanta euro che gli ha fatto vincere le elezioni europee. Chiacchiere condite dalla spavalderia di chi circondato da donne belle e giovani, sono utili per spaventare con la minaccia del ritorno alle urne l’apparato che nonostante tutto resiste con Gianni Cuperlo, Stefano Fassina, Pier Luigi Bersani, Giuseppe Civati e la cattocomunista Rosy Bindi. Ma per questa gente il ritorno alle urne è uno spauracchio tale da indurli a non minacciare scissioni.

Ciò è accaduto nella giornata di ieri alla direzione del Partito che si è conclusa con un nulla di fatto. Ciò nonostante, il Popolo inerme e disilluso, attratto dall’immane tragedia di Ragusa che pare avere un’unica responsabile dell’efferato delitto, la mamma, che comunque si proclama innocente e pretende di assistere ai funerali del piccolo angelo, e dallo spettacolo calcistico a dire il vero scadente, assiste sì incazzato, ma rassegnato ai proclami dei politicanti di mestiere che sin dal 1861 sono gli unici responsabili del degrado del Paese più bello del mondo. Ricordate come si è realizzata l’Unità d’Italia? La gran parte degli italiani, almeno quelli cresciuti con il 6 politico, non lo ricordano per il semplice motivo che non hanno mai imparato o meglio studiato sui libri di storia e geografia (basta assistere a una trasmissione televisiva quale per esempio “L’eredità” per avere la certezza dello stato massimo di ignoranza che contraddistingue gli italiani). Cerco di ricordarlo io che, ormai in avanzata età, ho studiato e mi diletto ancora a leggere anche i libri scritti da persone che non stimo ma certamente preparate.

Ricordate un certo Camillo Benzo, Conte di Cavour, un certo Vittorio Emanuele II monarca piemontese e primo Re d’Italia, un certo Giuseppe Garibaldi celebre avventuriero le cui gesta erano note in tutto il mondo prima che in Italia. Ebbene, dopo aver tanto studiato, mi sono fatto un’idea, L’Unità d’Italia è stata opera di un abile filibustiere, Cavour, il cui interesse non era quello di unire l’Italia ma quello di annettere l’Italia al Piemonte, ovviamente sotto i Savoia, all’epoca rappresentati dall’unico Re capace e simpatico. E Garibaldi con la sua epica missione dei Mille che da avventuriero e brigante riuscì a conquistare il Sud detronizzando il Re delle due Sicilie amatissimo dai suoi sudditi per consegnarli nel celebre incontro di Teano al Re savoiardo. Quanto è successo dopo è storia recente e ben descritta da chi, compreso Bruno Vespa da me non molto stimato, si è occupato di definire gli italiani “voltagabbana”.

Ma se l’Unità d’Italia è stata il frutto dell’opera di coloro che, conoscendo le divergenze insanabili che contraddistinguono gli abitanti del suolo italico, hanno pensato bene di creare uno Stato che non sarà mai nazione, nonostante il tentativo di qualcuno che non si può nominare, distrutto da uno sciagurato conflitto mondiale, il popolo che lo sostiene non può essere che un popolo di “voltagabbana”. Nel frattempo il pifferaio fiorentino che si vanta di aver ridotto la pressione fiscale, farebbe bene a sottoporsi al giudizio del popolo, che amareggiato e disilluso si recherà il famoso 16 dicembre presso gli uffici postali o quelli dell’odiatissima Equitalia per pagare magari con i risparmi o con la tredicesima imposte e tasse, il cui livello ha superato ogni limite.

I vari Cuperlo, Bersani ,Bindi, Fassina e Civati, possono stare tranquilli, non si andrà a votare fin quando sul Colle vi sarà Re Giorgio e fin quando gli avversari di Matteo Renzi, terrorizzati dai sondaggi, fra l’altro quasi mai attendibili, avranno paura delle ombre che si addensano intorno a loro, inducendoli a rispettare patti con il nemico che non saranno mai rispettati. Viceversa ho netta la sensazione che gli italiani, quelli veri, tra non molto si sveglieranno dal letargo nel quale stanno e dall’astensione passeranno all’azione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:02