La privacy ha più fascino del denaro?

martedì 23 dicembre 2014


C'è un giornalista, negli Stati Uniti, che ha appena pubblicato un libro. Si intitola “More awesome than money”, che in italiano suona come “più affascinante del denaro”. Nel volume si parla dell'avventura di quattro ragazzi che nei laboratori della New York University hanno dato vita a Diaspora, un social network no profit che vuole tutelare la privacy. I suoi inventori hanno raccolto fondi su Kickstarter, la piattaforma americana dove le idee vengono finanziate “dal basso” spesso da privati cittadini, e hanno iniziato il loro percorso verso la tutela della riservatezza online.

L'autore, attraverso il racconto della nascita e dell'evoluzione del social network, vuole puntare la luce sull'attenzione crescente da parte di giovani talenti verso modelli alternativi a Facebook che abbiano come obiettivo “il bene comune” piuttosto che il profitto. Si tratta di un'analisi interessante, che diventa ancora più rilevante se il nome del giornalista è Jim Dwyer, editorialista del New York Times e Premio Pulitzer. Non uno qualsiasi, insomma. Oggi, dice Dwyer, è in voga il modello collaborativo in cui fare soldi non è fondamentale, perché più affascinante del denaro c'è appunto il bene comune, in particolare la tutela della privacy.

Di fronte alla tendenza del momento, e per quanto apprezzi l'impegno di giovani studenti che rincorrono un sogno e un ideale, rimango perplesso. Prima di tutto, pur sostenendo l'importanza della privacy come diritto fondamentale, non vedo così grave la raccolta e il trattamento di dati personali per scopi commerciali. Tutto ciò per me non rappresenta affatto il demonio. Poco grave, ritengo, se Facebook capta informazioni sul nostro conto da “rivendere” alle aziende. Del resto, siamo noi stessi ad acconsentire alla sua privacy policy e a pubblicare informazioni sul nostro conto. Diverso è invece il caso di chi cerca dati per “rubare l'anima”.

Seconda cosa, non sono così convinto che ci si possa dedicare totalmente a una nuova impresa senza avere in mente il profitto. Il denaro è la molla che fa crescere un'attività e la lancia verso più alti obiettivi e orizzonti. I soldi non sono il male, e non è detto non si possano guadagnare con un'attività utile alla società. Penso per esempio che si potrebbero creare modelli di social network in cui più dell'intrattenimento si condivida il sapere, le conoscenze. Ma perché escludere a priori il concetto di guadagno? Cercare di combattere lo stra-potere di Facebook e di Zuckerberg lo trovo comprensibile, ma ci vogliono capitali. Il denaro alimenta i sogni e rende possibile l'indipendenza dalle grandi organizzazioni. Forse, spesso, l'idea iniziale che fa partire il grande progetto non è il profitto: lo stesso Facebook, se ci pensiamo, è nato per “votare” la bellezza di alcune ragazze. Ma ad un certo punto il denaro serve per crescere e far prendere forma alla visione.

Sono d'accordo sul fatto che esista qualcosa di più affascinante dei soldi. Ma i soldi, prima, bisogna averli.


di Fabrizio Pilotto