Marino “Rinascente”

martedì 23 dicembre 2014


Diceva un saggio: “Sono più pericolosi i cretini dei delinquenti” e pensandoci bene non dovrebbe avere torto, perché mentre il delinquente non si presenta nelle vesti della persona perbene e, comunque, nel delinquere si assume il rischio d’impresa pur non agendo per il bene della collettività, anzi mettendo in serio pericolo la sicurezza e lo spirito di appartenenza alla comunità, il cretino, presunto onesto, è pericoloso in quanto risulta difficile contestargli l’eventuale ruolo che ricopre, la funzione pubblica o privata che esercita, pur creando danni a volte irreparabili.

È quel mondo di mezzo che non ha ingresso nei tribunali, perché il fatto non sussiste, ma che è terra di conquista delle sedi istituzionali, dei luoghi delle decisioni importanti, nell’area articolata della classe dirigente del Paese Italia. Si genera l’abisso, non tanto dovuto alle leggi dell’economia, quanto all’insipienza di alcuni che occupano i vertici della Repubblica Italiana.

Ignazio Marino “La Rinascente”, una nuova organizzazione comunale di fascia alta operante nel settore della vendita di prodotti di comunicazione contraffatti per i consumatori della Politica con la “P” maiuscola, per la casa, per una città decorosa, per la sicurezza dei bambini romani e non, per le donne single che escono di notte con amiche e amici. Un modello da esportare nelle città italiane (Milano, Torino, Genova, Monza, Padova, Firenze, Cagliari, Catania, Palermo). Ecco l’ultima: la mitica Piazza Navona, no agli ambulanti. Marino una festa nel segno della legge, meno bancarelle vince la legalità. Qualche imbratta carte, col brand giornalista, ha avallato la pochezza di queste faraoniche affermazioni che da trent’anni formano l’opinione pubblica italiana: mercatino strapaesano, sostituire eventi più degni al cospetto della fontana del Bernini, coppie di vigili pattugliano la piazza (allora stiamo freschi), aree monumentali devastate, è finito lo scempio estetico. Non poteva mancare l’appoggio del presidente del Primo Municipio, al secolo Sabrina Alfonsi, “Un segnale di svolta per riportare decoro e legalità”.

Basta, non se ne può più! Sempre le stesse sterili parole. Una bella frase che ha percorso tutta la storia d’Italia degli ultimi trent’anni tra abusi, truffe, corruzione, concussione, associazioni a delinquere, dominio della criminalità insieme sovente ad uomini e donne delle istituzioni, di dirigenti che sapevano, hanno taciuto, hanno omesso di intervenire ed hanno riscosso mensilmente il lauto stipendio, senza controllare, dirigere, prevenire, correggere. Fra amici della cosiddetta sinistra, non quella di Matteo Renzi, ma quella precedente e non solo dei militanti di partito, ma del popolo della sinistra tra intellettuali, giornalisti e girovaghi, insomma quelli a “panem et circenses”, che si litighi per una sfumata questione marginale e di pura facciata è cosa ovvia e giusta. Uno dice bianco, l’altro dice nero, l’altro ancora dice che non è bianco, né nero. Materia del contendere il nulla, forma e sostanza dell’odierna politica delle parole. Ma con Marino speranze rinascenti.

L’origine del nome “La Rinascente” fu battezzato dal pericoloso Gabriele D’Annunzio a seguito del fuoco che distrusse il grande magazzino quando era da poco stato aperto e i proprietari decisero di farlo “rinascere” immediatamente. E così è la Roma di Marino ora con la nuova decisione, avallata dal tribunale amministrativo regionale (Tar), di liberare gli spazi pubblici dai pessimi commerci, dalla fiere di paese, dalla festa dei bambini che abitano a Roma. Rinasce, si rinnova, riparte. È giusto? Gloria a Marino. Forse chiuderà la fallimentare Atac e si spera anche l’Acea, altro buco nero e inviterà i romani a dotarsi di bicicletta e candele per la “Rinascente Roma”, ambientalista e sportiva.

I romani che lo hanno votato devono sapere bene che Marino non appartiene ad alcun partito, non può essere militante di alcun contrapposto gruppo o formazione ideologica, non è esponente di alcun movimento o raggruppamento civico di destra o di sinistra (punti cardinali ormai obsoleti). Marino è un esponente, con grande visibilità, di una razza in forte espansione nel Paese; una razza appartenente ad un’umanità lontana dalla ragione dei filosofi, inconciliabile con i dettami delle leggi scientifiche, nemica del progresso nelle capacità professionali, della vera responsabilità pubblica del bene comune, insomma l’esatto contrario di quei requisiti idonei per dirigere una città, un’impresa, un’associazione, un condominio. Quella razza che appartiene al nulla e che non è vero che è innocua, anzi è molto pericolosa. Infatti, la legalità secondo il ciclista Marino significa invasione della città di clandestini irregolari, venuti da ogni dove nel “Paese del Bengodi”, dove chi rispetta la legalità qualche volta va in galera per un po’ o passa per cretino, chi ne è fuori scorrazza indisturbato per le strade con il “suv”, agisce con la prepotenza di chi comanda con la forza, offende e danneggia monumenti millenari, piazze secolari, occupa abusivamente le periferia, creando ulteriori disagi e pericoli ai residenti, che già sopportano l’incuria del Comune; per tacere su quella vergogna delle occupazioni di edifici da parte di barbari che hanno imposto la legge del più forte, questo sì ha sfregiato la legalità.

L’ineffabile Marino non ha mancato di ammainare la solita bandiera: “L’intento è stato quello di dare alla città una piazza ben organizzata nel pieno rispetto del decoro di un luogo così straordinario”. Avete sentito bene? “Una piazza ben organizzata” ha detto il demiurgo alla nutella Marino. Ha fatto eco anche una formazione di difesa dei consumatori, che non sembra abbia conquistato risultati soddisfacenti, il Codacons, che difende gli interessi propri dell’associazione, ma non certo quelli dei cittadini romani, commercianti e consumatori. Dice il presidente Carlo Rienzi “Ora l’area tornerà ad essere pienamente fruita dai cittadini romani e dai turisti”. Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere. Roma è un grande supermercato all’aperto di criminalità organizzata, di legalizzazione delle truffe contro gli ingenui consumatori, la decretazione del sigillo pubblico della contraffazione, la decisione amministrativa di abbattere e depauperare il diritto al commercio. Di fronte alla straordinarietà e rilevanza degli eventi connessi alle indagini della Procura della Repubblica su Mafia Capitale, Marino si tiene stretto alla poltrona e annuncia: “Non mi dimetto, anzi raddoppio” e dispone la rotazione dei dirigenti capitolini a cominciare dagli incarichi apicali di tutte le strutture, invece di licenziarli tutti, in quanto sapevano ed avevano il dovere di intervenire, comunque va ascritto a tutti gli apicali la “culpa in vigilando”.

Marino dovrebbe sapere che la corruzione viene alimentata dalla supremazia del dominio degli enti pubblici contro il libero mercato, che alimenta le proteste di piazza, dei non allineati, dei reprobi della monarchia dei sindacati. Lo scontro tra la conservazione dei privilegi, dei detentori del posto fisso ed i precari del libero mercato. Le vaste disorganiche competenze degli enti pubblici, le accresciute richieste di denaro al mondo produttivo (imposte, tasse, maggiorazioni, tributi che spuntano come i fiori in primavera), che alimentano la dissipazione del reddito prodotto dai lavoratori e favoriscono la moltiplicazione delle clientele, hanno causato, unitamente alla crisi mondiale, il default dell’Italia e delle sue belle città.

Voi Sindaci (quelli di oggi e quelli di ieri) avete assassinato la Città Eterna, avete le mani sporche di sangue per aver ferito a morte la grande Roma. Marino è ancora seduto in Campidoglio. Quasi quasi mi candido.


di Carlo Priolo