Povera Italia

sabato 24 gennaio 2015


Questo nostro amato Paese ogni giorno è costretto a subire mortificazioni che per la sua storia non merita davvero. I leader politici che lo governano sono propensi sempre al compromesso anche quando non è necessario e ciò deriva dal conflitto d’interessi che non riguarda solo Silvio Berlusconi e le sue imprese ma ogni imprenditore, ovviamente grosso, che attraverso la politica tutela i propri interessi anziché quelli degli italiani. A questo punto bisogna ricordare gli episodi eclatanti che dal 2011, sotto la regia di re Giorgio, hanno ridotto gli italiani alla disperazione.

Defenestrato Berlusconi con il famoso complotto che ha portato Mario Monti alla carica di Presidente del Consiglio di un Governo tecnico i cui disastri li sopporteranno intere generazioni, stranamente sostenuto sia da Berlusconi che da Pier Luigi Bersani. A seguito della caduta di questo Governo, finalmente si celebrano nuove elezioni con il porcellum, di lì a poco dichiarato incostituzionale dall’apposita Corte, che contrariamente alle previsioni che davano Bersani vincitore con largo margine, vedevano il Movimento 5 Stelle al 25 per cento e Forza Italia al 21. Bersani che voleva “sbianchettare il giaguaro”, viene trattato a pesci in faccia da Beppe Grillo e compagnia, per cui, sempre complice Berlusconi che ha intorno i soliti Gianni Letta, Denis Verdini, Angelino Alfano, che sono sempre ansiosi di occupare una poltrona di ministro, nasce il Governo delle larghe intese, presieduto dal nipote di Gianni Letta, Enrico.

Governo che al pari del precedente non fa altro che aggravare la già devastata condizione degli italiani, tanto che, divenuto segretario del Partito Democratico Matteo Renzi avviene la scissione tra i forzisti, con la nascita del Nuovo Centrodestra, che trova il modo di appoggiare il neo Governo Renzi, con Alfano ministro dell’Interno. Non bisogna trascurare un episodio importantissimo avvenuto nell’agosto del 2013, la condanna in via definitiva di Berlusconi per frode fiscale ed interdizione dai pubblici uffici. Praticamente Berlusconi sotto il profilo istituzionale è morto, tanto che viene dichiarato decaduto dalla carica di Senatore e mandato in una casa di riposo ad assistere gli invalidi, il tutto grazie alle virtù diplomatiche del cerimoniere Gianni Letta che non è riuscito a convincere Re Giorgio a concedere la tanto agognata grazia.

Ma Berlusconi non si rassegna ed in un momento di lucidità affida le sue sorti al grande Franco Coppi che non è prudente come lo definiscono i giornali di regime, ma eccezionalmente dotto e preparato professionalmente a tal punto che l’ex Cavaliere viene prosciolto nel processo Ruby. Se non che prende coraggio e pensa di rigenerare Forza Italia ponendo al bando, al pari del rinnegato Gianfranco Fini, i traditori Alfano e compagnia. Ma Berlusconi è pur sempre un imprenditore ed ha due figli, Pier Silvio e Marina che conducono con accortezza e maestria il gruppo Mediaset.

A questo punto entra in ballo Matteo Renzi che nel tentativo di rottamare la vecchia sinistra comunista crea il tavolo delle indispensabili riforme istituzionali, coinvolgendo proprio Berlusconi che non vede l’ora di rientrare nell’agone politico con la stipula dell’ormai stucchevole Patto del Nazareno, tanto osteggiato da Bersani, Stefano Fassina, Massimo D’Alema, Rosy Bindi e Gianni Cuperlo, per non parlare di Giuseppe Civati. Ma il 14 gennaio corrente anno Re Giorgio si libera dalla prigione dorata e libera noi italiani dalla sua nefasta e dannosissima presenza, ma lasciando aperta la porta al neo capo dello Stato che dovrebbe essere scelto tra personaggi squallidi tranne qualche rara eccezione, indovinate un po’ da chi? Da Renzi e Berlusconi il cui patto sembra non avere crepe, anche perché i figli dell’ex cavaliere, Verdini, Gianni Letta e la dolce Francesca Pascale, ogni giorno che passa lo influenzano a tal punto da indurlo ad incontrare il traditore Alfano, con il quale scelgono il candidato di bandiera che individuano nel grande liberale Antonio Martino pur sapendo che non sarà mai votato dai cattocomunisti renziani.

Ma gli interessi familiari vengono prima di tutto, ragione per la quale, le idee, prima fra tutte quella liberale che nel lontano 1994 aveva fatto sognare tutti noi che avevamo individuato in Silvio Berlusconi l’alfiere delle libertà civili e democratiche, vengono prima di ogni altro interesse, quello pubblico e patriottico. Ecco che verosimilmente nascerà un nuovo partito maggioritario che si chiamerà pure “della nazione”, ma che non sarà altro che la riproduzione della vecchia Democrazia Cristiana, per buona pace di tutti noi che trascorsa una vita anche istituzionale con la speranza di morire italiani, moriremo purtroppo “democristiani”.


di Titta Sgromo