Con i clandestini   arriva il terrorismo

Ora il governo lo ammette: l’immigrazione clandestina può nascondere il pericolo di infiltrazioni terroristiche. A dirlo è il conte Paolo Gentiloni, nostro ministro degli Esteri. Lo fa da Londra, a distanza di sicurezza dal fuoco della polemica politica quotidiana in atto in Italia. Nondimeno la notizia non può passare inosservata, visto che si tratta della plateale sconfessione di quanto, in questi anni, la sinistra “senza frontiere” ha voluto farci credere.

Non avevano detto che non ci sarebbero stati problemi per la sicurezza ad accogliere tutti indiscriminatamente? Abdicare alla difesa delle proprie linee di confine per consentire a chiunque di violarle impunemente, è stato più di un errore ideologico: è stato un crimine. Ed è ciò che hanno compiuto i “buonisti di casa nostra”. Ora non fingano di guardare altrove. Abbiano la decenza di assumersi le loro responsabilità. Lo facciano per le vittime di questa follia: i cittadini italiani. Prendiamo atto che il governo finalmente riconosce l’esistenza del problema, nonostante le flebili smentite di un Alfano, meno convincente del solito. Eppure il perdurante stato di guerra civile nella vicina Libia, dove l’islamismo radicale sta avendo ragione sulle altre fazioni in conflitto, avrebbe dovuto far scattare già da tempo tutti i campanelli d’allarme. Ma questa classe dirigente è sorda tanto da aver bisogno dell’Amplifon più di quel che si pensi. Bando alle chiacchiere e ai rimpianti.

La domanda secca ai ministri competenti è: quali misure concrete intendete adottare per eliminare alla radice il rischio dell’infiltrazione terroristica? E non ci si venga a dire che la nostra intelligence svolge un’attenta vigilanza sugli ingressi perché questa è una fesseria che non ci beviamo. Ci vorrebbero mesi, se non anni, per ricostruire le biografie di persone che approdano in Italia privi di documenti o con false identità, provenienti da paesi nei quali non vige la certezza del diritto e neppure un apparato statuale appena credibile. Come farebbero i nostri 007 in poche ore a individuare i malintenzionati tra la massa dei poveri cristi? Forse che chiedono a ognuno che sbarca: sei un terrorista? Se l’intervistato risponde affermativamente lo arrestano, in caso contrario lo lasciano andare.

Tranquilli, è solo mesta ironia. E’ ovvio che non è così che si indaga. Allora che fa il governo? Colpevolmente tace. Nonostante l’evidenza degli oltre 100 mila e passa clandestini di cui non si sa più nulla, dei 170 mila sbarcati nell’ultimo anno sulle nostre coste, i turlupinatori del popolo non intendono fare passi indietro sulle politiche migratorie. Non hanno alcuna intenzione di bloccare i flussi perché si darebbe ragione alla destra che lo chiede da anni. E certi regali non si possono fare agli avversari anche se a soffrirne le conseguenze sia l’intero paese. E poi, non lo si può fare perché bisognerebbe andare in Libia a impedire che i barconi partano. Ma una scelta del genere comporterebbe un intervento di peace-enforcing, nella contesa libica, che il nostro governo non ha il coraggio di avviare nonostante sia la comunità internazionale a chiedergli di prendere l’iniziativa per fermare la carneficina in atto.

La verità che viene taciuta agli italiani è che non si ha il fegato di fare ciò che i francesi, nel 2013, hanno fatto in Mali: difendere con le armi dei parà gli interessi nazionali dall’altra parte del mare. Una notizia: nell’ambito della tanto strombazzata missione “Triton”, che avrebbe dovuto coinvolgere le marine di tutti gli Stati europei nelle operazioni nel Canale di Sicilia, il governo inglese ha rifiutato l’impiego del suo contingente ritenendo il modo italiano di prestare soccorso un incentivo al fenomeno illegale dell’immigrazione clandestina.

E noi? Ci sorbiamo le balle di Angelino Alfano che racconta di quanto sia bravo, stimato e ascoltato dai colleghi europei. Ma si può andare avanti così?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:33