La pedata greca   all’Europa tedesca

E il conto non è giusto di qui, e il conto non è giusto di là. Adesso vi togliamo, adesso pagate, se non fate le riforme che diciamo noi vi roviniamo, se non rispettate le modalità che decidiamo noi vi penalizzeremo, per voi niente Quantitative easing, o forse no, vi includiamo solo se diventate la nostra colonia estiva, eccetera, eccetera eccetera. Ah si? E finalmente la Grecia si destò, prese la mira, e mandò a segno il più bel calcione mai visto negli ultimi tempi alla Merkel, ai suoi scagnozzi tedeschi in Europa, e a tutta l’Europa, tedesca e non, al completo. Un ottimo calcio, bello, chiaro, potente e sonoro.

La Grecia apre ufficialmente la falla d’eccellenza di questa Europa di burocrati inetti e perniciosi, alla Juncker. Il partito euroscettico di Alexis Tsipras ha stravinto le elezioni ed è maggioranza assoluta. Il suo “programma” sbandierato sino ad oggi consiste nel mandare a casa la troika che ha affamato il Paese, rinegoziare parte del debito e dire no all’austerità. A furia di miseria, rigore e miseria, l’Europa tedesca dell’austerità è riuscita a mandare al macero financo l’idea originaria dell’Unione europea, ben diversa peraltro da quella specie di comando costante e di regole, da quel rintuzzamento perenne da parte tedesca che ultimamente viene chiamato “Europa”.

Se non si cambia registro, se non si ricontratta l’Europa e rimodula l’euro, l’Unione è destinata a sfaldarsi pezzo per pezzo. Se c’è ancora qualche stolto che pensa sia stato un buon affare stare al “gioco” sbagliato, in luogo di farlo saltare per rimettere in piedi quello legittimo, regolare, oggi, con il voto greco, anche quell’ultimo capirà che aver pietito flessibilità ha costituito la politica errata portata avanti nel momento sbagliato. E neanche l’operazione della Bce di Quantitative easing, anche quella osteggiata apertamente dalla massa di burocrati tedeschi in Europa, cioè anche l’allentamento monetario che darà ossigeno alle nostre economie, non potrà non fare presto i conti con i movimenti euroscettici di Farage in Gran Bretagna, di Salvini in Italia, della Le Pen in Francia, eccetera.

Perché, tolta la Merkel e i suoi eurobanchieri, all’Europa manca sempre la “testa” politica, senza la quale non è dato costruire oltremodo il corpo economico.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:19