Giulietti presidente   per la Fnsi in crisi

Giuseppe Giulietti presidente della Federazione nazionale della stampa (Fnsi). L’ipotesi che l’ex sindacalista della Rai e deputato del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori per cinque legislature torni ad essere il leader del sindacato dei giornalisti è avvalorata dalle manovre e dai negoziati in corso tra i gruppi di maggioranza che si presentano al XXVII congresso di Chianciano (27-30 gennaio) con una stragrande prevalenza dei 309 delegati.

La soluzione Giulietti metterebbe una toppa alla carenza di personalità della Federazione che vedrà l’uscita di campo del segretario Franco Siddi, che è stato al vertice per circa 13 anni e del bolognese Giovanni Rossi, che verrebbe dirottato all’Inpgi per prendere il posto di Andrea Camporese, quest’ultimo non più rieleggibile.

Il “sindacato a 2 teste” uscito dal dibattito congressuale troverebbe nel pugliese Raffaele Lorusso l’altro punto di riferimento della corrente. Il cerchio così si chiude con buona pace dei 53 delegati dell’Associazione Lombarda fortemente divisa tra vari gruppi contrariamente a quando alla guida di “Stampa Democratica” c’erano Walter Tobagi, Giorgio Santerini, Maurizio Andriolo, Franco Abruzzo, Massimo Fini, Achille Lega, Gianluigi Da Rold, Tino Oldani, Marco Volpati.

Rileggendo il manifesto di Stampa Democratica del 1978 e portato al congresso di Pescara si ritrovano tanti spunti che hanno validità ancora oggi. Era la linea alternativa per impedire il monopolio dell’area politico-culturale di sinistra, spesso estrema, che interpreta la democrazia come strumento per la propria egemonia. Con l’accoppiata Giulietti-Lorusso si rafforza quest’area come dimostrano le tante iniziative, anche di questi giorni, che trovano eco sul sito di “Articolo 21” di cui Giulietti è portavoce. Era già stato il leader del movimento che andava sotto il nome di “Gruppo di Fiesole”, è stato il dominus per anni dell’Usigrai e del consociativismo tra sindacato interno dell’azienda e i vari Cda di viale Mazzini presieduti da Roberto Zaccaria (poi deputato dell’Ulivo) e dai “Professori” di nomina dei governi del centrosinistra.

Nella Fnsi, Giulietti è stato il trascinatore e leader della corrente di “Rinnovamento” e una volta tolti gli abiti del sindacalista è riparato in Umbria nel collegio blindato del Pci di Orvieto, dove è stato eletto per tre legislature. Si torna così indietro di anni quando la funzione di un certo orientamento dei giornalisti era quello del ruolo dell’intellettuale organico. Sempre sulla breccia e in primo piano con dichiarazioni e convegni allevando una schiera di “pupilli”, da Giorgio Balzoni a Roberto Natale, dimessosi di recente da presidente della Fnsi per diventare portavoce della presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini.

Per quanto riguarda la segreteria, il dopo Siddi si chiama Raffaele Lorusso, di cui è stato reso noto in questi giorni il documento programmatico-sindacale. Molta enfasi, poca analisi sulla vera crisi del giornalismo italiano e quindi del sindacato. I giornalisti occupati con regolare contratto sono appena 19.840; erano 19.368 nel 2004, cioè dieci anni fa, mentre il mondo della comunicazione si è allargato non solo alla Rete e al digitale, ma anche ad una moltitudine di giornalismi.

Il sindacato dei giornalisti ha perso la battaglia del contratto con gli editori (sulla ex “fissa”, crescono le ristrutturazioni, i prepensionamenti, le forme di solidarietà, le precarietà), non ha inciso sul Governo e tanto meno sul Parlamento in materia di rapporti di lavoro (Jobs act e pensioni), sta per subire una deleteria legge sulla diffamazione. L’operazione Giulietti sembra l’ultima speranza di salvare la Fnsi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:19