Il segreto di Renzinella

Il gradimento di Renzi risulta sceso sotto al 46%. C’è chi si stupisce che sia ancora così alto nonostante il suo governo non abbia fatto nulla di ciò che ha promesso, ma solo peggiorato una situazione già disastrosa. Il punto è che ci si dimentica di un dato fondamentale della democrazia, ossia che il popolo si divide sostanzialmente in tre parti di dimensioni più o meno variabili, ma simili: chi vota da una parte, chi vota dall’altra e chi non-sa. Ed è proprio chi non-sa che ha sempre scelto chi governa.

Motivo per cui i sondaggi sono inutili. I primi due gruppi sono abbastanza informati, hanno idee più o meno radicate, magari sono pure appassionati, tante volte sono più tifosi che consapevoli, ma di base non cambiano idea. Possono essere delusi dagli esponenti del proprio partito, ma è raro che votino quelli dello schieramento opposto, preferendo turarsi il naso e votare il meno peggio o al massimo astenersi se proprio sono disgustati o disillusi. Per questo non saranno mai determinanti, servono solo a creare la base a cui sommare il vasto gruppo dei-non sa, gli unici che possono far vincere le elezioni.

Quando si fanno ovviamente, ma questo è un altro problema. I non-sa non sono cattive persone, anzi, non è che non si informino per disinteresse o ignoranza, qualche notizia la ascoltano pure, ma semplicemente hanno altro a cui pensare, devono lavorare, pensare a tirare avanti e non hanno né voglia né tempo di schierarsi da una parte o dall’altra, forse sono disillusi e disgustati anche loro. Una cosa la sanno, però: odiano l’immobilismo e le chiacchiere vacue della politica, vogliono i fatti, vogliono qualcuno che agisca, che governi questo disgraziato Paese in modo che faccia meno danni possibile, che li lasci liberi di lavorare, di perseguire i propri egoismi come meglio credono in uno Stato che li protegga, che faccia rispettare le regole e dia loro quel minimo di servizi essenziali per cui lo pagano a suon di tasse. Per questo non si innamorano delle ideologie, sono consapevoli che una massa di parlamentari che litiga sul nulla senza agire, che impedisce al governo di governare per perseguire i propri egocentrismi di bottega, non meriti il loro interesse.

Vogliono un capobranco, colui che tutti gli animali rispettano, di cui si fidano e che sono disposti a seguire perché lo ritengono il più idoneo a proteggerli ed a guidarli, in situazioni in cui è a rischio la loro stessa vita, quando è l’unione del branco, sotto la guida di un capo indiscusso, ad aumentarne la forza, evitando che i singoli, agendo di testa propria, possano essere un pericolo per sé e per altri. Di fronte ad ogni situazione, soprattutto d’emergenza, infatti, l’egocentrismo e l’individualismo dei singoli potrebbero indurli o a scappare o ad agire badando solo alla propria sopravvivenza. In realtà ciò, però, porta i singoli a trovarsi isolati di fronte ad un nemico, che spesso e volentieri è più forte. Gli animali, quindi, comprendono che solo la loro unione può garantire una qualche speranza di salvezza e decidono così di mostrarsi compatti per affrontare qualsiasi pericolo.

Per evitare, però, che gli egocentrici e gli individualisti disgreghino il branco, si affidano a colui che considerano il più forte, con maggiore reattività ed intelligenza, rinunciando al proprio potere decisionale per seguirlo. Ora, gli esseri umani sono andati oltre e hanno sostituito il capobranco, che conquista il potere attraverso una lotta violenta, con un leader scelto dagli stessi membri del gruppo, perché ritenuto più idoneo a prendere le decisioni giuste al momento opportuno e di cui si fidano, ma di fatto il sistema non cambia rispetto agli animali, né mutano gli interessi che ci inducono ad affidarci ad un capobranco che abbia l’ultima parola. No, Renzi non è un capobranco, ma il suo segreto è proprio far finta di esserlo. Si mostra deciso, manda allo sbaraglio i suoi ministri e quando capisce che butta male interviene lui, fingendo di non sapere nulla e di rimediare ad un errore che lui stesso ha fatto, se la prende con gli individualisti del suo partito o del suo governo che hanno agito senza avvisarlo o che vogliono ostacolarlo.

Passa per quello che se potesse decidere tutto lui le cose andrebbero meglio, ma i vecchi politici, di cui fa parte, ma da cui si dissocia, cercano di frenarlo, ma ora farà riforme su riforme e tutto andrà per il meglio. No, Renzi non le farà quelle riforme, perché non ne ha la forza e neppure il coraggio, perché se fosse stato davvero un capobranco avrebbe fatto l’unica riforma che davvero servirebbe all’Italia e che sarebbe stata coerente con le sue finzioni: il presidenzialismo con il capobranco eletto direttamente dal popolo. Invece ora partirà questa ennesima sottrazione di democrazia che è l’elezione di un presidente della Repubblica non scelto dal popolo, che non risponde al popolo, che non si assume le responsabilità di ciò che fa, che non si farà giudicare dal voto al termine del suo mandato, impedendo ai cittadini di decidere se hanno ottenuto i risultati auspicati, se ritengono di aver aumentato il proprio benessere. E lo possono valutare solo i cittadini, non i delegati, non i parlamentari, perché è nella vita quotidiana di ognuno di noi che possiamo misurare l’appagamento dei nostri egoismi, di cui siamo gli unici sovrani e titolari.

Renzi, invece, si vergogna di ammettere di essere un presidenzialista, perché nasce e morirà catto-comunista. Teme di perdere la sua base elettorale e soprattutto parlamentare, quelli che il capobranco non lo vogliono far eleggere dal popolo perché perderebbero il potere, le loro rendite di posizione, i rivoli dell’assistenzialismo diventati ormai fiumi in piena, che vogliono mantenere l’insana commistione tra potere legislativo ed esecutivo che è la causa principale dello sperpero di denaro pubblico. Per ora i non-sa non l’hanno capito o vogliono dargli ancora una possibilità, ma il segreto di Renzinella non potrà durare a lungo.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:49