Fnsi, l’addio di Siddi e i conti Inpgi e Casagit

Clima di divisione al XXVII Congresso della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) in corso di svolgimento a Chianciano (cominciato martedì scorso, oggi la chiusura). Qualche incertezza sull’esito del rinnovo dei vertici della Federazione della stampa. Che le cose non vanno bene nel mondo dell’editoria e del giornalismo è stato sottolineato, con chiarezza e preoccupazione, dai presidenti degli istituti di categoria.

Lo squilibrio dei conti Inpgi in 5-6 anni ha toccato i 450 milioni. “Una situazione grave - ha precisato Andrea Camporese - e cifre che devono far riflettere sulla profondità della crisi del settore con la perdita negli ultimi anni di 3 mila posti di lavoro e il recupero di appena 540 assunzioni grazie agli interventi sul costo degli ammortizzatori sociali e gli sgravi per le assunzioni”. In attesa di un nuovo decreto sull’editoria, promesso dal sottosegretario Luca Lotti per il 2015, Camporese ha definito “uno scandalo” la decisione di Palazzo Chigi di aver aumentato al 26 per cento i rendimenti dei patrimoni previdenziali privati italiani. Unico caso in Europa. Non va meglio la situazione alla Casagit che in 3 anni ha perduto 5 milioni di contributi e chiuso il bilancio 2014 sul filo di lana. “Fare i conti con la dura realtà - ha sottolineato Daniele Cerrato - è una necessità che dev’essere tenuta presente prima di sedersi di nuovo al tavolo delle trattative contrattuali con la Fieg”. Ha lasciato perplessi molti delegati l’annuncio che la Casagit in cerca di energie esterne ha fatto un accordo con la Confcommercio per organizzare un fondo di assistenza malattia dedicato ai titolari di esercizi commerciali.

“Stop ai compensi da fame” ha quasi gridato il segretario generale dell’Ordine dei giornalisti Paolo Pirovano secondo il quale occorre un sindacato che non consideri equo un compenso di 5.000 euro annui comprese le spese. Secondo l’Ordine non si è tenuto conto delle nuove realtà professionali firmando accordi al ribasso. I freelance vengono pagati con “elemosina” e i precari fanno la fame.

Anche dagli editori con il presidente Maurizio Costa non sono venute indicazioni o linee programmatiche per individuare percorsi idonei a battere la crisi. La sfida alla qualità e ad un giornalismo di qualità devono essere supportate da piani industriali che puntino al rilancio di un settore fondamentale per la democrazia come dimostrano i sacrifici di tanti giornalisti uccisi, rapiti o aggrediti nel mondo nello svolgimento della professione.

In un passaggio della relazione d’addio del segretario Franco Siddi si percepisce lo sconforto di un bilancio in rosso: nel 2010 c’erano in Italia 17 mila giornalisti in attività e contratto pieno. Oggi sono scesi a 16 mila. Nel 2009 c’erano 6 mila pensionati, oggi sono 8.200.Si va verso una sproporzione tra attivi e pensionati che aggraverà le casse dell’Inpgi e della Casagit. Occorre rimettere in moto il mercato del lavoro ma l’ultimo contratto difeso strenuamente dal segretario uscente (il sardo Siddi si congeda dopo 7 anni da segretario e 6 da presidente della Fnsi) è stato fortemente criticato da molti delegati e considerato “un risultato capestro che annulla la professione”.

Era scontato che Siddi difendesse l’operato dei vertici della Fnsi e della sua maggioranza che è giunta alla conta finale. Se, come aveva anticipato “L’Opinione”, salirà alla presidenza del sindacato Beppe Giulietti (nella foto), ex leader dell’Usigrai, parlamentare Pd e dell’Italia dei valori e di Articolo 21 si torna indietro di anni. Sarà la dimostrazione del fallimento della classe dirigente degli ultimi 15 anni. A tirargli la volata anche la segretaria della Cgil Susanna Camusso e il segretario della Uil Carmelo Barbagallo. Per la segretaria la lotta si è ristretta tra il pugliese Raffaele Lorusso e il calabrese Carlo Parisi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:20