Palazzi Marini-Camera,  la “Milano 90” replica

Diventa sempre più duro il contenzioso tra la società dell’imprenditore Sergio Scarpellini e la Camera dei deputati a proposito dei costi di locazione per i palazzi di proprietà della “Milano 90 s.r.l.” che Montecitorio vorrebbe ad un prezzo inferiore stabilito dal Demanio ma che la società di Scarpellini vorrebbe a prezzo di mercato. Di seguito pubblichiamo il comunicato diramato dalla società Milano 90.

“La Milano 90 s.r.l, a seguito del comunicato stampa diramato ieri sul sito della Camera dei deputati, intende precisare che, in merito alla riportata valutazione dell’Agenzia del Demanio sul canone di locazione del Palazzo Marini 3, ha chiesto all’Amministrazione della Camera dei deputati di indicare i criteri e le rilevazioni sulla base dei quali è stata individuata una cifra che è palesemente incongrua, considerati gli attuali valori del mercato immobiliare, riferiti ad immobili ristrutturati ed arredati, nel centro di Roma. È stato, inoltre, chiesto di riesaminare la valutazione, in contraddittorio sulla base di un’istruttoria tecnica. La risposta data dalla Camera sembra chiudere ogni ipotesi di trattativa che questa società è, invece, interessata a tenere aperta, sulla base di valutazioni di mercato congrue.

Milano 90 s.rl. ricorda, inoltre, che l’attuale situazione di grave crisi occupazionale è sorta a seguito della decisione della Camera dei deputati di recedere anticipatamente da tutti i contratti di locazione e servizi, all’epoca validamente stipulati, ritenuti già congrui dal Demanio stesso e relativi ai Palazzi Marini 2, 3 e 4. Per lenire il problema occupazionale in modo efficace, Milano 90 s.r.l. ha proposto alla Camera dei deputati, nelle passate settimane, la stipula di nuovi rapporti, offrendo un sostanziale abbattimento degli importi richiesti, con riferimento a due Palazzi Marini (3 e 4). In tal modo, il numero di posti di lavoro garantiti sarebbe stato effettivamente molto più alto. L’Amministrazione ha rifiutato tale proposta. Milano 90 s.r.l. auspica che l’Amministrazione e l’Agenzia del Demanio vogliano rapidamente fornire una risposta sui criteri utilizzati per addivenire alla attuale stima, che si ribadisce palesemente incongrua ed a consentire sulla base di criteri oggettivi la possibilità di una corretta valutazione”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:23