Love’s theme...

Non è passato un mese da quando l’elezione di Mattarella al Quirinale rompeva il patto fra Renzi e Belusconi e sembrava dare il via all’unità del centrodestra, ma tutto è peggio di prima, tra liti e scontri. Tutto speravamo fuorché il pessimo spettacolo che ciclicamente accompagna la politica italiana a destra come a sinistra, meno che mai in una fase come questa, dove l’assenza di un polo alternativo a Renzi comincia a ferire pericolosamente libertà e democrazia.

Per dirla tutta, un po’ di puzza di bruciato si è sentita subito, a partire da Forza Italia, insulti minacce e liti sono aumentate subito dopo lo sgarbo del Colle. Fitto in primis ha dichiarato di tutto e di più, contro Berlusconi contro il mondo, ma che pure la Lega arrivasse a tanto non lo pensavamo proprio. Insomma, che i quattro moschettieri leghisti: Salvini, Maroni, Zaia e Tosi, come nel romanzo di Dumas, tornassero agli originari tre, per le liti con Tosi, francamente sembrava impossibile. Ma tant’è e come al solito tra i litiganti c’è sempre qualcuno che gode e si chiama Renzi, felice e contento delle scazzottate altrui. I regolamenti dei conti nei partiti sono sempre esistiti, ma almeno nella Prima Repubblica alla fine si ricomponeva sempre, non fosse altro che per convenienza. Negli ultimi anni invece, specialmente a destra, le scissioni non si contano.

A partire da Fini, Storace e Alfano è stato tutto un susseguirsi di rotture e divisioni che ha condotto all’estinzione del Polo delle Libertà, della Casa delle Libertà, del Popolo della Libertà e di tutto il centrodestra. Tante frammentazioni che hanno fatto nascere pulviscoli atmosferici che nulla contano e che a nulla servono se non a gestire le poltrone conquistate. I risultati sono sotto gli occhi di chiunque, Renzi spadroneggia e l’Italia soffre per una democrazia malata, per l’assenza di alternanza e di una opzione concreta contro il centrosinistra. Un brutto affare, non solo per lo Stato di diritto, ma per il futuro di un Paese che continua a viaggiare sul ciglio del burrone.

Non è vero, infatti, che prendiamo quota, che i provvedimenti varati riportino ricchezza e occupazione, che il debito nostro scenderà sul serio. E’ vero invece che all’orizzonte non esiste paradiso, che un intervento sui conti non è da escludere, che nuovi sacrifici ci saranno imposti. Basterebbe questo per capire quanto sia importante una vera opposizione e una proposta alternativa di governo. Se l’Italia è salva non è per Monti, ma perché dal 1994 in poi c’è stata l’alternanza, il bipolarismo. Non c’è Paese, infatti, che possa salvarsi in mano a un uomo solo, la storia lo insegna e i fatti lo confermano. Per questo ci appelliamo a Berlusconi, a Salvini, a Tosi e a Fitto: mettetevi intorno al tavolo per trovare un modo di mandare a casa Renzi. Ci sono milioni di elettori che lo chiedono, milioni di persone che vogliono cambiare, che aspettano e credono ancora in qualcosa di diverso. Serve la ricostruzione del centrodestra, di un’area liberal-democratica che proponga un sistema paese alternativo, una nuova concezione del governo e un diverso modello di gestione.

Non farlo e non riuscirci ci condannerebbe alla deriva e a un destino imprevedibile e francamente a quel punto tutto davvero potrebbe accadere. C’è in giro troppo malessere, troppa rabbia per le tasse, i disservizi, gli scandali e le inefficienze, c’è veramente voglia di cambiare. La storia testimonia che sbagliare in certi momenti porta sempre al peggio e qui non c’è bisogno di evocare nulla, basterebbe solo ricordare che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:48