L’Oriana

"L’Islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. È incompatibile col concetto di civiltà" (Oriana Fallaci). Non ho volutamente guardato la fiction sulla Fallaci. Non m’interessa minimamente cosa ne possano pensare di Oriana i realizzatori del film.

Come con tutti gli autori che ho amato, ho con la giornalista/scrittrice un rapporto diretto, intimo, personale. Mio. Creatosi leggendo i suoi articoli, le sue interviste, i suoi libri. A Tv Talk, sabato scorso su Rai 3, Massimo Bernardini, Maria Cuffaro, Carlo Freccero ed altri, compresi sconosciuti ospiti in studio, plaudevano questa fiction perché metterebbe in risalto l’Oriana “di prima”, quella di “Lettere a un bambino mai nato”, tralasciando l’ultima Fallaci, quella vendicativa (è una definizione della Cuffaro) de “La rabbia e l’orgoglio”.

Non avendo visto la fiction, non posso dire se questo fosse veramente il “taglio” dato all’opera, ma non importa. Quello che fa torcere le budella è come certi commentatori di sinistra si approprino sempre dei pensieri altrui, li ruminino e li risputino così rielaborati per loro uso e consumo. Si tratta di pura e semplice falsità intellettuale, di puro e becero pennivendolismo. Ora, cari signori, dovete sapere che la Fallaci de la “Rabbia e l’orgoglio” è la stessa Fallaci di “Lettere ad un bambino mai nato”. Identica, spietata nel guardare il mondo e se stessa. Vera. Non piegava la realtà alle sue convinzioni, tanto meno alle ideologie, come invece non perdete occasione di fare voi, sempre con quel sorrisetto di supponenza.

Fatte salve condizioni mentali integre, non minate da obnubilanti malattie, un uomo è alla sua massima potenza nell’istante della sua morte. Quello è il momento della sua massima conoscenza, esperienza, consapevolezza. Quel momento comprende tutti gli altri “io”. Oriana non è rimbambita di certo – la sua malattia non le ha dato il tempo – e quindi l’ultima Fallaci comprende, ha elaborato, ha perfezionato – grazie agli errori e l’esperienza che la vita a tutti noi fanno provare – ogni Oriana precedente. Ha limato il suo essere, lo ha raffinato.

Ha conosciuto, valutato, pesato e cambiato opinione su personaggi e fatti del mondo. Alla fine del suo percorso ci ha lasciato la sua eredità, un ammonimento: “La forza della ragione”. Può non piacere, ma non è stato scritto da un’altra Oriana, “vendicativa”, da non leggere, ma da una grande donna e una grandissima scrittrice, che ci racconta la sua visione del mondo dopo averlo percorso in lungo e in largo, che denuncia il declino dell’Occidente e ci avverte del pericolo dell’Islam.

Se voi siete ancora fermi a “Lettere ad un bambino mai nato” è perché oltre non riuscite andare o siete, più semplicemente, in malafede. In casa vostra però, di specchi devono essercene veramente pochini.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:36