Silvio, è il momento:  scegli il tuo Augusto

Arriva il momento nella vita in cui i grandi uomini devono designare un successore. Lo so che è dura, ma è nel loro stesso interesse che devono farlo, proprio per evitare che tutto ciò che hanno creato vada sprecato. Lo ha fatto anche Giulio Cesare e lo ha fatto nel momento di massimo splendore della sua carriera, ancora giovane ed ignaro che sarebbe stato assassinato dopo poco. Ed è stata una delle sue mosse egoisticamente più abili perché senza Augusto probabilmente la sua memoria ed il suo impero non sarebbero sopravvissuti così a lungo.

È nella natura stessa dei grandi il voler passare alla storia, essere ricordati per far sopravvivere nome e memi anche dopo la morte e lasciare così vivere in eterno la propria anima. È l’egoismo esteriore psicologico che li muove in vita alle gesta più incredibili, ma solo in pochissimi riescono a passare alla storia. Se Giulio Cesare è uno di quelli che ci è riuscito meglio di tutti, però, non è solo per la vita incredibile che ha vissuto, per l’impero che ha creato, ma perché ha designato il suo successore che ha impedito la disgregazione di quell’impero alla sua morte e lo ha accresciuto, dandogli una potenza tale che è durato per secoli, rimanendo ancora oggi l’esempio di impero più importante ed imitato della storia del mondo.

Silvio, tu lo hai creato il tuo impero e non parlo di quello televisivo, quello nessuno te lo potrà negare e lì, infatti, problemi non ce ne sono proprio perché i tuoi successori che lo gestiscono al meglio li hai già designati. Parlo dell’impero di elettori liberali che hai saputo creare, a cui avevi ridato l’orgoglio di dirsi di destra, dopo decenni di mortificazione cattocomunista.

Tutto quel popolo di persone oneste e volenterose che hanno imparato a capire che lo Stato non deve essere la tetta da mungere, che il latte succhiato è il loro, che le tasse non sono un male inevitabile, perché quando sono spropositate sono solo un furto legalizzato dei loro guadagni, che sanno e vogliono ottenere e godersi i giusti profitti per il loro duro lavoro, che sanno che la burocrazia è il lato oscuro della medaglia dell’intervento statale inutile e sbagliato che i cattocomunisti hanno eretto a sistema di un’Italia soffocata dallo statalismo, dalle regalie, dai parassiti della politica e delle aziende statali, dai furbi che si arricchiscono bevendo avidamente quel latte dai mille rivoli che decenni di assistenzialismo becero hanno creato rendendoci un popolo di questuanti.

È un popolo che aveva ritrovato l’orgoglio di essere italiano, fiero delle proprie capacità innovative ed imprenditoriali che lo rendono unico al mondo, imbattibile se solo fosse libero di esprimere tutte le proprie potenzialità senza uno Stato opprimente che lo ostacola anziché lasciarlo lavorare, perché non li vuole gli aiuti, non vuole essere assistito, non vuole la droga dei finanziamenti a fondo perduto, della cassa integrazione, degli aiuti statali buoni solo a non far fallire imprese rette da incapaci a tutto danno degli imprenditori e dei loro lavoratori costretti al fallimento ed a perdere quanto costruito proprio per colpa di uno Stato oppressivo che toglie ai valenti per regalare ai perdenti. Di tutto questo non si parlava più dai tempi di Einaudi, da quando la balena bianca consociata ai comunisti non ha fatto nascere e governare l’ircocervo cattocomunista, che ha fatto più danni all’Italia dei barbari e dei Barberini messi insieme, infiltrandosi in ogni più remoto angolo di potere.

Questo impero oggi è allo sbaraglio, si sente perduto, anche tradito perché sono tornati al potere proprio gli ottimati che ti hanno accoltellato, aiutati dal tuo figlioccio Bruto e capitanati da Cicerone, uno bravo solo a chiacchierare, ma che nella storia politica di Roma nulla ha fatto e nulla farà perché incapace di andare oltre i tweet, con cui si finge amante del popolo nascondendo agli stolti la sua reale natura di uomo di facciata degli ottimati, dei poteri forti, dei cattocomunisti, di tutti gli uomini di apparato che vogliono tornare a prosperare succhiando il latte dello statalismo, a tutto danno del popolo che lavora sul serio. La capisco bene la tua ultima scelta sbagliata, ti sei fidato delle chiacchiere di Cicerone perché sei fondamentalmente un buono che non riesce a vedere la perfidia negli altri.

Ti ha blandito proprio nel tuo punto più debole, il desiderio di ristabilire la tua auctoritas, di passare alla storia come coautore di quelle riforme istituzionali che hai tentato di fare per 20 anni, senza capire che la sua oratoria nascondeva l’insidia e l’invidia di chi, incapace di avere idee proprie, ha rubato malamente le tue proprio per assumersene tutto il merito e passare lui alla storia al posto tuo. Ora che hai capito l’errore, torna per favore ad occuparti del tuo impero perché se è allo sbaraglio è proprio perché sa che tu non potrai più tornare al governo, è arrivato il momento di farsene una ragione, i tuoi elettori ormai se la sono fatta da tempo. Hai lottato come un leone, nessun altro sarebbe riuscito a resistere a tutte le coltellate che ti hanno inferto, ma non ti permetteranno più di essere a capo di quell’impero.

Perché quelle coltellate hanno lasciato un segno, il tuo impero non ne può più dei tuoi processi, dei media che ti denigrano, dei magistrati che ti assaltano, non perché ti credano colpevole, ma perché distolgono la tua attenzione dal governo, è inevitabile. Perché i tuoi elettori ti riconoscono il merito di averli fatti uscire dall’ombra, ma vogliano veder portare a compimento ciò che tu hai iniziato e temono che tu non ci riesca più, troppo attaccato, troppo esposto, troppo simbolo da colpire come persona, troppo personificazione di un ideale di Stato che non vogliono veder accoltellato insieme a te. Non è ingratitudine, ma consapevolezza che sia arrivato il momento di andare oltre, di uscire dal berlusconismo, proprio perché non ne possono più dell’antiberlusconismo e finché ci sarà il primo non finirà mai il secondo, che li colpisce direttamente e distrae l’attenzione dai loro bisogni.

Ma tu sei l’unico che può porre fine a questa guerra civile fredda che dura ormai da 20 anni e lo puoi fare solo designando il tuo Augusto. Un impero senza un successore designato, a cui tu solo puoi dare l’autorità, è destinato all’implosione, a continue lotte intestine per accaparrarsi quel posto. C’è già stata una strage di successori, tutti quelli che ci hanno provato sono stati falcidiati dal voto, relegati nell’oblìo proprio perché nel tentare di diventare i tuoi successori senza il tuo consenso ti hanno tradito ed il tuo popolo non li può perdonare. Non permettere che accada ancora, sarebbe la tua rovina.

È questo il motivo per cui solo tu puoi adottare Augusto, perché il tuo impero prima di seguirlo vuole saperlo degno della tua fiducia, non vuole correre il rischio di votare un traditore tuo, dei tuoi ideali e quindi dei sogni dei tuoi elettori, che sono ancora tutti intatti in attesa di qualcuno che permetta loro di realizzarli. Ma non ti sbagliare a sceglierlo, come hai fatto finora, perché un degno Augusto non può essere un burattino, un inutile yes man che credi non ti faccia ombra, che pensi ti sarà eternamente grato e che ti tradirà alla prima occasione utile, proprio perché incapace per invidia di vivere nella tua ombra.

Augusto deve esserti fedele, ma deve brillare di luce propria raddoppiando così la tua, non hai alternative, non devi temere che ti oscuri, perché deve espanderlo il tuo impero, deve essere in grado di costruire sulle tue fondamenta, la cui memoria proprio per questo nessuno te la toglierà, nemmeno lui, ma al contrario la renderà eterna proprio perché ti riconoscerà sempre come suo padre, senza voler infamare la tua memoria per invidia. E per fare questo, per essere seguito col cuore e con la testa dal tuo popolo, non basta l’autorità che gli darai tu, ma deve avere già di suo l’autorevolezza.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:32