La Lega in piazza misura il suo appeal

sabato 28 febbraio 2015


Quest’oggi Matteo Salvini mobilita la piazza. Il messaggio che il leader leghista si prepara a spedire dalla tribuna romana è destinato principalmente agli ex-alleati di Forza Italia e suona pressappoco così: non intendo farvi alcun omaggio piegandomi ad accordi di piccolo cabotaggio. La minaccia è credibile? Tutto si può dire di lui tranne che sia scemo. Salvini intende capitalizzare il suicidio politico che il Centrodestra si è autoinflitto accettando l’imposizione renziana di votare l’Italicum.

La nuova legge elettorale rende superate le coalizioni. Le singole liste devono giocare in proprio la partita elettorale. Quindi, Salvini è di altro che deve preoccuparsi. Sa che per vincere dovrà fare in modo che almeno due cose non accadano. La prima è che il Partito Democratico superi da solo la soglia del 40% che fa scattare il premio di maggioranza; la seconda che, per usare una terminologia da canottaggio, sul traguardo elettorale la prora dell’armo del Movimento 5Stelle resti dietro a quella leghista. L’inverarsi di queste due condizioni consentirà a Salvini di accedere al ballottaggio contro il competitor, Matteo Renzi. A quel punto tutti gli altri del centrodestra, falcidiati al primo turno, dovranno fare una scelta: schierarsi con lui, oppure votare Renzi, o più probabilmente restarsene a casa. Per darsi un piccolo aiuto il leader leghista ha aperto le porte all’accordo, pare propiziato dai buoni uffici di Marine Le Pen, con il gruppo di Fratelli d’Italia.

Il loro consolidato pacchetto di voti potrebbe risultare decisivo nella corsa sui grillini per la seconda posizione che darebbe accesso al ballottaggio. È chiaro che una simile evoluzione del quadro politico consegnerebbe Forza Italia alla sostanziale emarginazione. Fanno bene i dirigenti di quel partito a dolersene. Ora, però, c’è da pensare alle regionali. In modo piuttosto velleitario i forzisti si erano illusi di poter usare il Carroccio come una sorta di rimorchiatore che li tirasse fuori dalle secche sulle quali si sono arenati per poi riprendere la navigazione in bell’autonomia. Magari in vista di un altro “Nazareno” prossimo venturo. Salvini non è abboccato all’amo. O l’accordo è complessivo, pensa il leghista, oppure liberi tutti. Si è capito che il leitmotiv delle trattive sarà: coerenza.

Non è che si imbarca Forza Italia in Veneto, magari con il sovrappeso della zavorra centrista dell’Ncd, e poi in altri contesti si fa ognuno come gli pare. Ci sono in gioco piazze importanti come quella ligure dove l’unità del centrodestra potrebbe dare buoni frutti o anche la Toscana dove, dopo gli esiti sorprendenti delle elezioni comunali livornesi, potrebbe accadere qualcosa di inimmaginabile. Invece, in Liguria il Nuovo Centrodestra fa il tifo per la candidata renziana e Forza Italia si prepara a impiccarsi a un nome caro all’ex governatore Sandro Biasotti. Per non parlare della Toscana dove c’è il solito Verdini che ha già deciso per gli altri. Appare evidente che se questo è il quadro resta una pia illusione l’idea che, domani, la Lega possa fare da portatore d’acqua a un partito berlusconiano in declino, in crisi di leadership e di linea politica.

La strategia che sta costruendo Salvini lo condurrà a essere lui il “mazziere” che da le carte nel centrodestra. Se qualcuno pensa che il giovanotto meneghino possa avere un riguardo per il carisma del vecchio leone di Arcore si sbaglia. In questo, tra i due Matteo c’è più di un tratto di somiglianza: entrambi non guardano in faccia a nessuno. Bisogna, dunque, attendere l’esito della manifestazione odierna per saggiare la forza accumulata dalla Lega. Dopo si apriranno le danze delle candidature alle regionali. La riunificazione del centrodestra sarà ancora possibile, ma nessuno si faccia illusioni. Costerà cara ai moderati.


di Cristofaro Sola