Caso immigrazione: l’Europa non risponde

In seguito alla strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, che causò la morte di centinaia di vite umane che cercavano la salvezza in Europa, il governo italiano decise di attivare l’operazione “Mare Nostrum”, una missione militare e umanitaria, interamente finanziata dall’Italia e finalizzata alla prestazione di soccorso ai migranti, prima che potessero ripetersi altri tragici eventi nel Mediterraneo.

La risposta europea all’operazione “Mare Nostrum” italiana è stata l’operazione “Triton” di Frontex a partire dal novembre 2014. L’operazione “Triton”, però, rispetto al provvedimento “Mare Nostrum” che raggiungeva le acque internazionali del Mar Mediterraneo, si limita a fare operazioni di controllo fino al confine delle acque territoriali europee.

La Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (Lidu) ha più volte denunciato l’insufficienza dell’operazione “Triton”, chiedendo all’Europa di stanziare maggiori risorse per utilizzare mezzi più idonei a salvare le vite di migliaia di migranti e di non limitarsi solamente al controllo dei confini, ma di raggiungere le acque internazionali dovunque si verificano queste tragedie umane. La Lidu denuncia ancora la mancanza di un progetto strategico europeo che guidi il processo migratorio fin dai Paesi d’origine.

Anche l’Association Européenne pour la défense des Droits de l’Homme (Aedh), di cui la Lidu è membro, esprime in un testo redatto dalla vicepresidente Catherine Teule tutta la sua collera nei confronti del metodo dell’Europa di affrontare la grave questione dell’immigrazione. Come la Lidu, l’Aedh è profondamente critica nei confronti dell’operazione “Triton”, un’operazione di Frontex che si limita solo a sorvegliare le frontiere europee al fine di proteggerle da un’invasione di esiliati. Dunque la Lidu, insieme all’Aedh continuerà a battersi per una politica più organica e più rispondente al processo migratorio.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:33