Un posto al sole per i nostri mostri

Viviamo sotto l’effetto altalenante di depressioni e spinte creative, di entusiasmi e rassegnazioni. Chi più chi meno incarna l’epitaffio con cui Scorzese ebbe a liquidare una perfida cronista a Cannes, lì per la proiezione del suo Taxi Driver: “In ogni strada di questo Paese c’è un nessuno che sogna di diventare qualcuno. È un uomo dimenticato e solitario che deve disperatamente provare di essere vivo”, era una frase celebre della sua pellicola, e così la esportava anche nella realtà, nelle conversazioni. All’epoca, era il 1976, noi italiani si era sicuri che certi mali potessero riguardare solo e soltanto la sconfinata provincia americana o le sue metropoli afflitte da una solitudine sconosciuta al Belpaese.

Nell’Italia cattolica, perbenista e partitocratica nessun borghese s’era mai permesso di dichiararsi povero di scrupoli ed in adorazione del solo denaro. “Di quel male sono afflitti i paesi ricchi… da noi fortunatamente c’è la salda morale familiare”. Ma dagli oggi e dagli domani anche l’Italietta ha iniziato a partorire i mostri con smania di potere e sesso. Mamme che uccidono i propri bebè, muratori con voglia di lolite, uomini che uccidono donne. L’Italia corre ai ripari e la politica risponde con leggi ad hoc come “l’omicidio di genere”: il femminicidio. È la “tragedia americana” che Dreiser aveva ben tratteggiato nei suoi scritti circa cento anni fa, assurgendo a padre del moderno romanzo realista.

Per certi versi, i programmi d’intrattenimento delle nostre tivù hanno collocato il loro ascolto nel binario cinematografico del regista George Stevens, quello che capì prima di ogni altro che “La tragedia americana” di Dreiser avrebbe avuto vita lunga sulla celluloide grazie alla sua trasposizione, “Un posto al sole”. La storia del giovane di provincia George Eastman (interpretato da Montgomery Clift) di umili origini ma ambizioso e deciso, che viene preso a lavorare presso la fabbrica di costumi da bagno del suo facoltoso zio. Si dedica scrupolosamente al suo lavoro, ma con la speranza di ottenere dallo zio un posto di prestigio. Nel frattempo Eastman si lega sentimentalmente ad una povera operaia (sullo schermo Shelley Winters) che ne rimane incinta. Montgomery Clift si mangia letteralmente le mani, perché nel frattempo conosce una giovane dell’alta società, Angela Vickers (interpretata da Elizabeth Taylor): ingenua ma viziata dalla sua posizione sociale. Eastman è in trappola e inizia a maturare l’idea di liberarsi della scomoda giovane gravida. Vuole solo dedicarsi alla bella e ricca Angela, che del resto corrisponde al suo amore. Galeotta la gita in barca, l’operaia cade dalla malridotta imbarcazione e annega. Lui non riesce a salvarla, o forse non vuole. Arrestato, processato, finisce sulla sedia elettrica. Il femminicidio c’è tutto in quel lontano “posto al sole”, e correva il 1951.

Non va di certo meglio nel 1957 a Florence (Jeanne Moreau) e Julien (interpretato da Maurice Ronet) di Louis Malle in “Ascensore per il patibolo”; sono amanti, e decidono di sbarazzarsi del marito di lei. Simon è uomo potente che gestisce affari con i vertici della politica. I due architettano un piano che sembra perfetto, disponendo ogni dettaglio in modo che la polizia pensi al suicidio, ma quando Julien tenta di lasciare l’edificio in cui ha compiuto il delitto rimane chiuso nell’ascensore. Nella Francia dell’epoca c’era il patibolo, ed in una scena il commissario accusa Florence di mariticidio.

Ecco che l’intrattenimento di Barbara D’Urso e Maria de Filippi ha illustri predecessori. La gente ama queste vicende e, per quanto tenda ad allontanare l’idea d’avere il femminicida della porta accanto, di fatto sa che l’omicidio è l’unico varco che possa permettere ad anonimi uomini e donne di strada di dimostrare di essere vivi, e con gli unici mezzi del nostro tempo, tivù, Facebook, Twitter… È la nona porta che si spalanca, annacquando ogni colpa. Così Michele Misseri entra (consapevolmente) nei simboli della sua epoca… imprevedibile virtù dell’ignoranza (sono i nostri Birdman, e teneteveli stretti).

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:29