Mercato euroamericano con un’Italia liberale

Obama sorride all’Italia perché ha bisogno di chiudere presto con l’Unione europea, prima della fine del suo mandato nel 2016, il Transatlantic trade and investments partnership (Ttip) che è un trattato per la creazione del mercato unico euroamericano attualmente ostacolato dagli interessi protezionistici prevalentemente della Francia, dato che l’Italia, così come la Germania, non ne avrebbero che vantaggi. Vi è tuttavia l’ala socialdemocratica tedesca contraria. Ecco perché Obama sorride a chi gli ha mandato l’Italia, sapendo bene come Renzi sia al governo rubato, non eletto e illegittimo. Gli affari sono affari e l’economia, quale è la costituenda area di mercato unico euroamericano, fa strumento per sé la politica. L’Italia in prospettiva, e chiunque per essa nel breve termine, è strategica ai fini di un blocco unico Italia-Germania per la conclusione del trattato. Chi non dovrebbe eventualmente essere a favore della costituzione del mercato euroamericano sono la Cina e la Russia che potrebbero non volere un centro di potere economico finanziario ex novo del mondo, un mercato globale delle democrazie. Non a caso la Cina pungola da tempo la Germania sorridendo all’Italia, e la Russia dà direttamente i propri soldi, finanziandoli, ai movimenti nazionalisti e protezionisti sia in Francia che da noi per rafforzare le contrarietà. Le sanzioni ai russi da parte dell’Unione europea fanno parte del medesimo scenario economico mondiale. La chiusura verso la Russia con le sanzioni Ue volute da Obama contro gli interessi economici e anche di sopravvivenza economica dei Paesi membri come l’Italia, fanno parte di questo “gioco” economico globale. In pratica Obama vorrebbe l’Italia e l’Europa contro la Russia non aiutando tuttavia a sostenere questa politica che a noi costa cara, come agli europei. Né Obama ha troppi poteri per sostenerci sia perché non gli sono stati concessi dal Congresso che si è pronunciato contro sia perché scade il suo mandato, sia per entrambi i motivi insieme e cioè perché, dato che scade il mandato, il Congresso non ha voluto lanciarlo, con il successo di una chiusura del mercato economico democratico globale, nelle elezioni presidenziali del 2016. L’Europa è attualmente al centro, da una parte paga sulla propria pelle i pesanti costi derivanti dalla divergenza verso la Russia e la Cina, dall’altra sconta l’attesa della “soluzione” Obama. In tal senso ecco il sorriso a cinquantamila denti splendenti di Obama al fantoccio italiano di turno, oggi Renzi, per dare smalto e credibilità all’impegno sul lato europeo dell’affaire Transatlantic trade and investments partnership. Con la Germania e la Merkel avrebbe cominciato a sorridere già prima di riceverla. Non solo, più acquista credibilità il trattato euroamericano, più lo stesso si tirerà dietro l’ altro trattato che Obama vorrebbe concludere con l’Asia, precisamente il trattato di libero scambio con le democrazie asiatiche, anch’esso ad oggi fermo ma che accelererebbe moltissimo non appena i Paesi asiatici avessero sentore di rimanere fuori dai giochi, dal sistema euroamericano. Ecco perché l’Italia è importante nello scacchiere economico globale, e come con la Germania siamo percepiti come strategici per i trattati euroamericani. Ora, all’Italia nessuno impedisce di farsi paladina di nuove costruzioni economiche globali, ciò che dovrebbe fare tuttavia è, sul momento, chiedere e dare un’accelerazione pro domo sua a quanto in essere, e Renzi sul punto non ha portato a casa alcunché, mentre, in prospettiva, dotatasi di rappresentanti legittimi in grado di comprendere e rispondere alle esigenze italiane, ideare e percorrere strategie onnicomprensive e non selettive a livello mondiale. Detto in altre parole, un mercato non ne esclude un altro, altri mercati. “Fare” l’economia globale guardando storicamente rivolti all’indietro, non serve né è opportuno. Reagan negli Stati Uniti e la Thatcher in Gran Bretagna hanno, per fare ripartire i propri Paesi, ridotto la tassazione in maniera drastica, deregolamentato e snellito la pubblica amministrazione, parlando e sorridendo al mondo da Paesi ed economie da loro ristrutturate e fondamentalmente snelle, oltre che democratiche. L’Italia ha ancora oggi governi illegittimi quali quello di Renzi i quali, lungi dal porre in essere politiche atte ad eliminare le cause della nostra “diseconomia”, ripropongono il già visto, il sempre visto, e cioè appesantiscono lo Stato, creano altri carrozzoni pubblici sedendovisi a capo a spese di noi tutti, e pongono in essere lo stesso scenario trito e ritrito che ci ha portati dove siamo, più corruzione, più burocrazia, nessuna produzione né produttività in vista. Un’Italia non democratica, burocratica, assistenzialista e parassitaria si mal concilia ed è destinata a non valere nell’economia globale, ciò nonostante la posizione strategica all’interno dell’Unione europea. All’atteso giro elettorale, prossimo e col voto legittimo degli italiani, dovranno essere privilegiati e si dovrà mirare al mercato, al rischio e alla libertà, strozzando, soffocando e sotterrando il Paese di Renzi (Monti e Letta) illiberale, dirigista, collettivista e assistenzialista.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:33