L’opposizione di pastafrolla

Giungendo nella mia regione, la verde Umbria, a presentare i candidati del Movimento Cinque Stelle, il grillino Luigi Di Maio ha pubblicamente annunciato che il 9 maggio si svolgerà, organizzata dallo stesso movimento, una marcia Perugia-Assisi in favore dell’introduzione del cosiddetto reddito di cittadinanza. Uno strumento di sostegno finanziario universale di ben 780 euro per tutti coloro i quali si trovano senza un lavoro.

Tuttavia, i cervelloni guidati dal líder máximo Beppe Grillo hanno pensato bene di inserire nella proposta, onde scoraggiare gli abusi, un “formidabile” meccanismo per disincentivare i furbi: dopo tre offerte di lavoro rifiutate tra quelle avanzate dai Centri per l’impiego, il diritto decade. Così come si perde il contributo se il soggetto che lo riceve si rifiuta di svolgere 8 ore settimanali in attività socialmente utili e non dimostra di cercare lavoro per almeno due ore al giorno nei portali on-line tracciabili informaticamente.

Ora, a prescindere dalla capacità degli evanescenti ex uffici di collocamento di produrre una quantità di proposte di lavoro accettabili, immagino che per mettere in piedi una così complessa struttura di inserimento e di controllo necessitino costi forse superiori a quelli previsti dal delirante progetto grillino. Costi stimati dai tecnici a cinque stelle in circa 17 miliardi. Ma su questa cifra, a mio avviso assai prudenziale, nutro da tempo una forte perplessità. Sta di fatto che l’idea di ottenere con ogni mezzo la piena occupazione, o un surrogato di reddito universale, è vecchia come il cucco; e laddove essa è stata applicata per decreto non sembra aver dato i magnifici risultati che ci si aspettava.

A tal proposito, per decenni i regimi appartenenti al socialismo reale si sono vantati di un sistema che garantiva tutto ciò all’intera collettività: un lavoro e un reddito per tutti. Il problema grosso era che si produceva poco e male e, proprio per questo, i relativi redditi consentivano un tenore di vita infimo. Nei fatti c’era ben poco da acquistare con i rubli o monete analoghe, al di fuori di un fiorente mercato nero rigorosamente alimentato da valute pregiate.

Ebbene, se l’alternativa al cantastorie di Palazzo Chigi, il quale è andato fin negli Stati Uniti a raccontare i prodigi della sua politica tutta chiacchiere, è quella di un non-partito che rilancia al cubo la follia dei pasti gratis, senza alcun solido retroterra economico, allora ribadisco un concetto espresso fino alla nausea: Renzi rischia di governare altri vent’anni. Tra il vuoto pneumatico di chi, come il premier, si affida ai trucchi contabili, all’aumento surrettizio delle tasse e ai bonus e le caramelle da regalare durante le elezioni e la irresponsabile faciloneria di chi immagina di gettare vagonate di quattrini direttamente dalla finestra, sotto forma di reddito di cittadinanza, mi sembra che sia francamente una partita già persa a tavolino.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:14