Disoccupati crescono: Euro-cv e formazione

sabato 25 aprile 2015


Sembra che tra Ue e governo italiano non sappiano più cosa inventare per rendere difficoltoso l’accesso al mondo del lavoro, con l’aggravante che è sempre più difficile percepire un compenso dopo aver svolto un lavoro. Il paradosso è che oggi, grazie a norme contortissime, si può non pagare un lavoratore perché privo dei titoli richiesti dalle normative Ue per la prestazione d’opera. Lo sfruttamento viene legalizzato.

Ed è davvero difficile spiegare al cosiddetto pubblico di destra come sia mutata la prospettiva da cui s’osserva il mondo del lavoro. Ieri, a cavallo tra gli anni ‘70 e gli ‘80, non avremmo mai immaginato di dover considerare utile il contributo critico di due opere chiaramente marxiste come “La classe operaia va in paradiso” (film del ‘71 di Elio Petri, tratto da uno scritto di Ugo Pirro) e “Tuta blu” (1978, edizioni Feltrinelli) di Tommaso Di Ciaula. Soprattutto quest’ultimo, operaio figlio di famiglia contadina, che giovanissimo verrà assunto come tornitore meccanico presso la Pignone Sud, e l’esposizione all’amianto gli cagionerà gravi problemi di salute. Sia Pirro che Di Ciaula raccontarono al mondo la condizione lavorativa e umana degli operai italiani, cronometrati, sfruttati, maltrattati.

In troppi erano disposti a giurare che i “Tempi moderni” narrati da Chaplin non sarebbero più tornati. Soprattutto che la qualità della vita raggiunta sui posti di lavoro non sarebbe più stata messa in discussione. I gesti ripetitivi, i ritmi disumani e spersonalizzanti delle catene di montaggio erano stati condannati un po’ da tutti, con essi la facilità con cui venivano disoccupati operai ed impiegati. Ma la depressione che attanaglia l’Italia, la chiusura delle fabbriche e la conseguente perdita del lavoro, hanno generato un diffuso stato di povertà e scontento, stimolando la classe politica ad una brusca reintroduzione di quei “Tempi moderni” che consideravamo passati. Spiace dirlo, ma i tempi sono assai peggiorati. Oggi l’Unione Europea impone che l’azienda si sinceri, ed attraverso scrupolose indagini, che il lavoratore sia in possesso delle certificazioni che attestino i requisiti per svolgere qualsivoglia lavoro: dal medico all’ingegnere, dal ragioniere al geometra, dal giardiniere all’inserviente… tutti sono tenuti alla “formazione continua” e, soprattutto, a munirsi di “curriculum certificati” quando si presentano per una domanda di lavoro. E chi ha accumulato esperienza non dimostrabile, ovvero lavori a nero? Per questi ultimi non c’è spazio, perché la certificazione (ovvero il responso degli enti previdenziali, per esempio l’Inps o Inpgi) avviene solo in cambio di un effettivo versamento contributivo. Entro il 2016 anche i lavoratori italiani saranno tenuti a presentare curriculum certificati, i vecchi “Cv” alla meglio verranno cestinati o permetteranno ai perfidi selezionatori di denunciare per “dichiarazioni mendaci” i candidati. Piccolo particolare: torna nelle aziende il “cronometrista”, che valuterà assenze e rendimento orario d’ogni singolo lavoratore, così il cosiddetto “merito” verrà inviato agli enti certificatori, perché possano accluderlo ai curriculum degli assunti con contratto a “tutele crescenti”.

Il “curriculum europeo”

L’idea del curriculum certificato nasce con “Europass”, uno dei cosiddetti “servizi” offerti dalla Commissione europea. L’obiettivo in origine era offrire un formato standard per i curriculum in Europa. Ovvero un servizio certificativo (piace tanto ai tedeschi) che accompagni la circolazione dei lavoratori in ambito Ue. Con “Europass” un sito supporta sia la creazione del documento che l’invio dello stesso “curriculum certificato” ai potenziali datori di lavoro.

Di fatto “EuroCv” sarebbe un servizio integrato con il sistema “HR-XML”, per condividere i curriculum fra utenti e aziende. Permettendo così più verifiche, utili a smascherare i Cv mendaci di chi cerca d’accaparrarsi il posto di lavoro. Europass viene definita come “un'iniziativa della Direzione Generale Istruzione e Cultura dell’Unione europa per migliorare la trasparenza delle qualifiche e della mobilità dei cittadini”. Costituito da cinque documenti (CV, Passaporto delle lingue, Europass Mobilità, Supplemento delle Certificazione e Supplemento al Diploma) dovrebbe rendere chiaramente comprensibili le capacità e le competenze d’ogni singolo lavoratore europeo.

È inutile dire che i siti internet relativi a Europass sono lievitati in poco tempo. Perché ogni ente o scuola di formazione professionale si sente autorizzata ad aiutare disoccupati e precari. Quello ufficiale, direttamente collegato ai burocrati della Commissione Ue è www.europass.cedefop.europa.eu. Ogni sito si propone d’aiutare i lavoratori a creare un proprio “Curriculum Vitae” certificabile o un “Passaporto delle lingue” nel “formato europeo”. Gli europei sono veramente disposti ad ogni stratagemma pur di portare il pane a casa, così i paesi membri dell'Unione Europea hanno creato un “National Europass Centre”, una struttura burocratica per fornire informazioni sui documenti Europass. Quello italiano è presso l’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori): sul sito www.isfol.it/europass/ ci sono tante spiegazioni tecniche, ma del lavoro nemmeno l’ombra. Anzi, pare che gli unici sistemati siano gli addetti all’Europass. Intanto non sembra che l’attuale classe politica pensi a fermare la valanga di obblighi alla “certificazione europea” che stanno abbattendosi sul Bel Paese.

Nessun lavoratore potrà sfuggire al curriculum certificato ed agli obblighi formativi, pena perdere il lavoro, autonomo o dipendente che sia. Alla formazione continua saranno obbligati anche gli artigiani (falegnami, muratori, carrozzieri, meccanici, fabbri…) tutti costretti a perdere ore di lavoro per frequentare corsi di formazione presso enti regionali: carrozzoni pubblici finanziati dal Fondo sociale europeo (Fse) dove i docenti ne sanno meno degli studenti, soprattutto meno degli artigiani d’esperienza.

Il controllore regionale

Le Regioni hanno fame di soldi, ecco che viene loro incontro il Don Matteo nazionale (Renzi, non facciamo confusioni): con il passaggio di prerogative e competenze delle Camere di Commercio all’ente programmatore (la Regione) si starebbe preparando la pesca a strascico tra artigiani e commercianti. Ovvero la caccia, con il supporto dell’Ispettorato del Lavoro, ad artigiani e commercianti non in regola con gli obblighi formativi. In pratica verrebbero equiparati agli abusivi, così scatterebbero sanzioni e chiusure d’opifici. Quelli dell’Europass sostengono che queste regole dovrebbero aumentare la qualità del lavoro, la trasparenza dei titoli e “la comunicazione tra chi cerca e chi offre lavoro”. Obiettivo dell’Ue è “la mobilità nell’occupazione, sia tra i paesi sia tra i settori, e dovrebbe promuovere e far acquisire valore aggiunto alla mobilità nell'educazione e nell’esperienza”. In pratica chi ha un negozio di ferramenta a Roma o nel Sud Italia potrebbe aprirsi anche una rosticceria a Parigi e Strasburgo: ridiamoci sopra che è meglio. E l’obbligo al curriculum certificato pare debba scattare proprio per tutti, dal contadino al salumiere, dal meccanico allo sfasciacarrozze, dal ciabattino allo spazzino… da Europass garantiscono che è gratuito presso le strutture abilitate alla certificazione, soprattutto che serve “per avere sotto controllo la promozione della propria figura professionale”. Sono proprio “tempi moderni”.


di Ruggiero Capone