Italia liberale:   dallo Stato al mercato

Bisogna cambiare direzione. Bisogna prendere atto che lo Stato italiano è diventato una burocrazia autoreferenziale, invasiva e di ostacolo alla libertà e all’iniziativa economica e sociale di noi individui.

Assistere un italiano dalla nascita alla tomba per averne in cambio consenso e potere alla politica di turno, non è più possibile. L’individuo deve saper pensare per sé e provvedere a se stesso, cosa che coincide con la realizzazione delle proprie ambizioni, mentre al contrario oggi è un assistito che aspetta di ricevere dallo Stato l’obolo, ovvero ciò cui deve provvedere autonomamente. Perché si è distrutta l’imprenditoria o quel che rimane di essa in Italia? Perché si impedisce la competizione ed il rischio che sono l’essenza della più sana imprenditorialità? Perché si disincentivano risparmi e investimenti tassando a più non posso? Bisogna creare le condizioni che hanno consentito la nascita dello Stato moderno, nato per liberare l’individuo dalle servitù medievali. È necessario cioè favorire lo sviluppo dei mercati globali e abbattere ogni vincolo amministrativo. La globalizzazione determina lo sviluppo del mercato trattenuta tuttavia da chiusure e stop dovuti a nazionalismi che contrastano la libertà degli scambi commerciali indispensabile al mercato. La politica dice di volere deregolamentare amministrativamente ma non lo fa perché non le conviene e pretende, creando sempre nuove forme di illibertà, di realizzare lo sviluppo degli uomini che, in un mercato libero, sono nella condizione di produrre da soli. L’Europa stessa è diventata ostacolo allo sviluppo con i suoi organismi pianificati. Lo Stato assistenziale italiano sta crollando sotto i colpi di fiscalità e tassazione. Esso non è al servizio del cittadino ma sono i cittadini ad essere divenuti fondamentalmente al servizio dello Stato da cui dipendono. Questo Stato assistenziale ha annichilito la classe media che è stata il motore dello sviluppo dell’intero ottocento. Oggi questo Stato assistenziale non produce ricchezza ma inghiotte e consuma quella prodotta dalla società civile e che diversamente quest’ultima produrrebbe di gran lunga in maggiori dosi se tutto ciò che è pubblico non glielo impedisse opponendosi con la burocrazia. Lo Stato burocratico e assistenzialista è oggi il parassita che assorbe e distrugge le risorse invece di agevolarne qualsivoglia produzione e sviluppo. In Italia l’attuale tasso di disoccupazione cresce essendo al 12,7 per cento, il debito pubblico è in costante crescita, nel 2014 il rapporto debito/Pil in Italia ha raggiunto il 132,1 per cento dal 128,5 per cento del 2013, 116,4 per cento nel 2011, cioè con i governi non eletti di sinistra Monti, Letta e Renzi, si sono avuti 15,7 punti di più a sfavore del Paese rispetto al governo del centrodestra di Berlusconi. Lo Stato burocratico e assistenziale crolla, bisogna cambiare direzione, muoversi verso la deregolamentazione, la sburocratizzazione, la detassazione, e andare incontro, favorendolo, al mercato globale, la produttività e la produzione, gli investimenti, la competizione, il rischio, la libertà.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:31