Le lacrime di Fornero? Incostituzionali...

Un pensionato che prenda un emolumento pari a 1217 euro al mese, cioè tre volte la minima lorda da 500 euro, non è di certo un ricco. E non sono state di certo le lacrime da coccodrillo di Elsa Fornero (che a suo tempo hanno indignato tutta l’Italia televisiva e televidiota per la loro palese ipoicrisia) a cambiare questo state di cose.

Né a convincere i giudici della Consulta, che ieri hanno dichiarato incostituzionale il blocco perequativo biennale voluto dal governo Monti per tutte quelle quiescenze che appunto superassero anche di un euro la ridicola soglia di “tre volte la minima”. Ora per i conti pubblici, visto che le mancate indicizzazioni Istat per centinaia di migliaia di pensionati vanno restituite, si apre un possibile buco futuro di un paio di miliardi di euro.

È il risultato di leggi fatte coi piedi da burocrati ansiosi di compiacere Angela Merkel, Jean-Claude Trichet e tutta la feroce euro-burocrazia del 2011, che ha di fatto trasformato l’Unione Europea nella nuova Unione Sovietica. Eccoli i tecnici che avrebbero salvato l’Italia del dopo-Berlusconi. Una manica di incompetenti le cui leggi di bilancio sono già state fatte ripetutamente a pezzi dalla Corte Costituzionale. L’ultima volta ieri, con la sentenza numero 70 del 2015 redatta da Silvana Sciarra, neo insediata giudice donna della Consulta.

Semplice la motivazione della declaratoria di incostituzionalità “dell’articolo 24, comma 25, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici), convertito, con modificazioni, dall’articolo 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011, n. 214, nella parte in cui prevede che “in considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta, per gli anni 2012 e 2013, esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo Inps, nella misura del cento per cento”.

Secondo il massimo organismo di vaglio costituzionale delle leggi, “la disposizione concernente l’azzeramento del meccanismo perequativo, contenuta nel comma 24 dell’articolo 25 del d.l. 201 del 2011, come convertito, si limita a richiamare genericamente la «contingente situazione finanziaria», senza che emerga dal disegno complessivo la necessaria prevalenza delle esigenze finanziarie sui diritti oggetto di bilanciamento, nei cui confronti si effettuano interventi così fortemente incisivi. Anche in sede di conversione (legge 22 dicembre 2011, n. 214), non è dato riscontrare alcuna documentazione tecnica circa le attese maggiori entrate, come previsto dall’articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, recante «Legge di contabilità e finanza pubblica» (sentenza n. 26 del 2013, che interpreta il citato art. 17 quale «puntualizzazione tecnica» dell’articolo 81 della Costituzione)”.

Come a dire: “Una legge fatta coi piedi sulla pelle (per non parlare d’altro) di modesti pensionati”. Quelli da 1500 euro lordi in su al mese, cioè 1217 euro netti. Gente sulla soglia della povertà, per lo più, ma non avvezza alla protesta di piazza contro le prepotenze di un governo che ormai rappresenta solo quello strato sociale della classe dirigente attuale che, avendo procurato la crisi con le proprie ridicole ricette di austerity burocratico fiscale, non sa più come uscirne e soprattutto come farne uscire il Paese.

L’interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti - si legge nella sentenza redatta dalla Sciarra - è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio. Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36, primo comma, Cost.) e l’adeguatezza (art. 38, secondo comma, Cost.). Quest’ultimo è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all’articolo 2 della Costituzione e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’articolo 3, secondo comma, della Costituzione”.

Il danno però ormai è fatto e da domani si dovranno trovare i soldi anche per risarcire i malcapitati pensionati presi di mira dalla signora Elsa Fornero e dal senatore a vita Mario Monti. Veramente la coppia più bella del mondo.

 

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34