Matteo Renzi: il bugia

Privatizzare per rispondere di ciò che si fa. Innanzitutto in politica. Promesse mancate e parole al vento: cittadini italiani presi per i fondelli. Le riforme “tutti insieme” di Renzi? Veltroni in Africa? La Salerno-Reggio Calabria terminata? In compenso Renzi, Veltroni, Prodi, Di Pietro, Lunardi, Passera, sono stati tutti abbondantemente pagati con le tasse degli italiani. E quanto promesso? Nulla.

Il 9 dicembre del 2013, Renzi pomposamente affermò: “Non farò cadere il governo”. Il 10: “Non prendo casa a Roma, girerò in motorino”. Il 15 dicembre: “Tutto il Pd aiuterà Enrico Letta nel semestre europeo”. Il 5 gennaio 2014: “On-line tutte le spese del Pd”. L’8 gennaio: “Entro 8 mesi un nuovo codice del lavoro: tutele crescenti per gli assunti, assegno unico per i licenziati e nuova legge per la rappresentatività sindacale”. Il 14 gennaio: “Il rimpasto di governo non è all’ordine del giorno, l’idea che uno vinca il congresso e chieda posti di governo è quanto di più vecchio e stantio si possa immaginare”. Ovviamente, perché si è nominato lui stesso al governo. Il 9 febbraio 2014 disse: “Non voglio andare al governo senza passare dal voto popolare. Sono tantissimi i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare? Ma chi ce lo fa fare?”. Non si è visto nessun voto. Il bugia ha rubato il governo, non eletto. Il 12 marzo: “Asta per la vendita delle auto blu. Qui sono oltre 1500. Dal 26 marzo le prime 100”. Nessuna auto venduta. Il 13 marzo: “Soldi a maggio nella busta paga o sono un buffone. Niente patrimoniale e le pensioni fino a 3mila euro non si toccano. Entro il 21 settembre tutti i debiti della Pubblica amministrazione saranno sbloccati”. Si è visto, come si è visto. Le promesse di Renzi il bugia sono un’infinità, è soprannominato così dai toscani, fin dall’infanzia è stato “il bugia”. La migliore è l’ultima, la più recente, quella in cui ha raccontato di voler scrivere la nuova legge elettorale “tutti insieme”. L’ha scritta da solo, contro noi tutti. “Abbiamo abolito le Province, avanti come un rullo compressore”, è la balla che risale al 3 aprile, le Province non sono mai state abolite. “Dal 2015 gli 80 euro anche a pensionati e partite Iva” è del 23 maggio; “8 miliardi di tasse in meno nella legge di stabilità” risale al 15 ottobre.

Il sud d’Italia come la Florida è di Romano Prodi, Michele Emiliano, renziano ex antirenziano, ex magistrato, per essere eletto sindaco di Bari ha promesso ai baresi, il 7 giugno 2009, cinquantamila posti di lavoro in più che nessuno ha mai visto. A Bari infatti la disoccupazione è aumentata, ma Emiliano è diventato presidente della Regione Puglia. Tutti dicono di essere contrari ai vitalizi e di volere ridurre i costi della politica, però poi, a cominciare da se stessi, fanno come Vincenzo De Luca che assume decine di migliaia di persone in Campania o come Raffaella Paita, candidata Pd in Liguria, che dice per essere eletta e metterla in quel posto ai genovesi: “Dimezzerò le liste d’attesa nella sanità”.

Quello che non ha limiti per l’ilarità tragicomica che suscita è Walter Veltroni, da tutta la vita a nostre spese, il quale nel lontano 27 maggio del 2003 annunciava che avrebbe portato a termine il secondo incarico da sindaco di Roma per poi andare in Africa, non si sa bene a fare cosa né in quale ruolo. Per il sì e per il no dà un tocco francese alla balla, enunciandola da una televisione francese. “A 56 anni partirò con mia moglie per l’Africa”. Sono ancora tutti qui, don’t worry. In Africa non li hanno visti. Li abbiamo sotto gli occhi tutti i santi giorni solo noi italiani. Anche perché paghiamo loro immeritate pensioni. Il viaggetto a nostre spese viene sempre rimandato dato che il 14 ottobre del 2007 si è candidato a segretario del Pd e rimane sul nostro groppone, visivo e non. Nel 2008 gira a nostre spese l’Italia in pullman, ma per fortuna vince le elezioni Berlusconi a proprie spese. Adesso scrive libri e fa film inguardabili che smercia alla scuola pubblica italiana. D’altra parte è bene che gli assegnisti della scuola celebrino uno più riuscito di loro: non deve lavorare Walter. Napolitano e Mattarella, tra un sonnellino e l’altro dovuto all’età, guardano i film, sempre presenti alle anteprime gratis.

E cosa non dire di Mario Monti, totalmente illegittimo al governo non eletto, il quale nel 2011 ha promesso manovre fatte di rigore, equità e sviluppo. È il governo che ha aumentato di più le tasse in tutta la storia d’Italia, e messo mano alle pensioni. Ha poi raccontato la balla dello sblocco dei 50 miliardi per la crescita (settembre 2012), che non si sono mai visti. Il 10 luglio del 2012 ha detto di “escludere una candidatura alle prossime elezioni politiche”. Si è candidato, ha fondato un partito e ha perso su tutto. Paghiamo noi, tranquilli. Le sue ministre, stando al gioco anche loro, ci hanno detto balle. Il 20 giugno del 2012, la Cancellieri: “Entro due giorni al massimo apriremo un centro di accoglienza a Lampedusa in grado di ospitare 300 persone”. La Fornero: “Gli esodati sono 65mila”, cioè il calcolo più sbagliato del mondo perché erano 331mila. Addio copertura economica e gli italiani pagano. Poi c’è chi, nell’agosto del 2012, ha trionfalmente detto che “la crisi economica è ormai alle spalle”. E siamo in piena crisi.

Facciamo così, si rispettino le regole democratiche consentendo agli italiani di andare almeno a votare e scegliere, poi si avvii un procedimento di dismissione dello Stato dal Paese e di suo traghettamento nel privato. Si metta in atto una strategia di una quindicina d’anni durante i quali convertire il pubblico nel privato, in grado cioè di “camminare” economicamente da solo. Un Paese d’Europa non ha avuto il governo per un periodo di tempo e se l’è cavata benissimo. Convertiamo al più presto questo nostro sfacelo in qualcosa in grado di stare, vivere ed evolvere profittevolmente sul mercato. Globale, non interno.

 

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:41