L’attacco alla sentenza  della Consulta

Incontrare casualmente il sottosegretario Benedetto Della Vedova per strada e sentirsi dire, da lui che è un esponente del partito di Mario Monti ribattezzato “Scelta Cinica”, per essere nato a destra ed essersi buttato poi a “sinistra” (con Letta e Renzi), dopo aver creato il disastro economico della attuale recessione, che “la sentenza della Consulta sulle pensioni è uno scandalo”. Perché “non è vero che le pensioni sono stipendi differiti nel tempo”, come dice la giurisprudenza costante di Consulta, Cassazione, Corte dei Conti, ecc., da oltre 25 anni, bensì “trasferimenti della fiscalità generale ai pensionati”. Quasi regalìe insomma. E il fatto che i giudici si ostinino a ritenerle stipendi differiti nel tempo sarebbe in realtà “un infingimento”. Perché questo? Perché sì. Perchè lo dice lui, Della Vedova, definito da Marco Pannella ai tempi in cui cercava invano di competere con lui dentro la galassia radicale, “il nulla assoluto”. E quest’etichetta gli è rimasta appiccicata addosso.

Poi alzarsi e leggere di buon mattino, il giorno dopo, sul “Garantista” le assurdità di Giuliano Cazzola, sempre contro la sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni, dà il colpo di grazia al buon senso. Cazzola tra l’altro se la prendeva con il fatto che, siccome “secondo indiscrezioni” la Corte avrebbe deciso a maggioranza, allora la cosa non dovrebbe valere perché si dovrebbe tornare a quella proposta che le sentenze costituzionali sono valide sono se hanno almeno due terzi dei giudici d’accordo. Peccato che la legge attuale sia un’altra, ma questo nel ragionamento per ipotesi irreali (o surreali) di Cazzola, piegate per altro “ad usum delphini”, non vale.

Argomenti e pseudo-sillogismi alla Woody Allen (famoso quello in “Amore e guerra”, secondo cui “poiché io sono un uomo, e Socrate è un uomo anche lui quindi io stesso sono Socrate”, ndr) che un tempo sarebbero stati degni di un nosocomio psichiatrico. Ma tant’è. La disonestà intellettuale dell’attuale politica è come un virus che si è attaccato anche a gente di spessore come Cazzola o Della Vedova.

Che semplicemente quando non sta bene loro una sentenza costituzionale ci sputano sopra. Come faceva all’epoca qualche scherano interessato di Silvio Berlusconi (che si limitava a lamentarsi del fatto che la Consulta gli smontava le leggi e le riforme, senza pensare che però lo faceva perché ovviamente erano fatte coi piedi) guadagnandosi la generale esecrazione. Oggi invece siccome pesano quei miliardi da trovare per mettere una pezza alle “cazzate” economiche del Governo Monti e e siccome brucia, nel caso di Della Vedova, di essersi aggregato al partito della “Scelta Cinica”, è consentito il solito doppiopesismo e quindi la Consulta non solo è criticabile ma è addirittura riformabile a capriccio.

C’è da dire che tutti questi commentatori interessati non hanno neanche il pudore di andarsi a rivedere le sentenze come quelle, cito a memoria, del 1977 e del 1978, della stessa Consulta, presidente Leonetto Amadei, socialista amico di Nenni e Craxi, criticate ferocemente all’epoca per il motivo diametralmente opposto. Amadei fu il primo presidente della storia della Corte Costituzionale che, nella vicenda delle pensioni d’annata, introdusse il discutibile concetto costituzionale del “contemperare le esigenze di bilancio” con quelle di equità per i pensionati.

I Cazzola e i Della Vedova non ricordano forse gli alti lai dei costituzionalisti dell’epoca quando la Corte per la prima volta nella propria storia si piegò alle esigenze del governo. E quanti dichiararono che quella non era di certo terzietà costituzionale. Adesso che dopo circa 43 anni da allora le esigenze di equità sono tornate in primo piano, perché i pensionati sono diventati in Italia il pozzo di San Patrizio, qualcuno osa persino dire che le esigenze di bilancio dello Stato sarebbero un vero e proprio concetto costituzionale. Invece che una forzatura della Costituzione stessa, come ammise all’epoca anche l’estensore delle due sentenze sulle pensioni d’annata.

D’altronde che concetto costituzionale è mai quello secondo cui “se ho i soldi pago, sennò no?”.

Certo, purtroppo questi sono argomenti divenuti ormai filosofici se non metafisici visto che in Italia attualmente funziona così: ha sempre ragione chi la spara più grossa su SkyTg24, in una delle sue edizioni sempre uguali a se stesse che si ripetono ogni giorno, con ospiti e approfondimenti sul nulla, o nei talk-show. Ma verrà un giorno che il tempo, noto galantuomo a scoppio ritardato, vendicherà sia i pensionati sia chi non ha paura di difenderli.

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34