Battaglia delle torri tv,  interviene la Procura

Aggiotaggio informativo. La Procura di Milano è ricorsa ad un reato relativamente nuovo del codice penale (anno 2005), poco contestato (ci sono i casi di Ifil-Exor della Fiat, alcune operazione della banca Monte dei Paschi di Siena, le vicende Ligresti-Assicurazioni) perché di difficile individuazione, essendo la norma molto generica. Prima c’era l’illecito sui prezzi. Ora è punibile anche chi diffonde informazioni, voci, notizie false o fuorvianti che forniscono o siano suscettibili di fornire indicazioni false ovvero fuorvianti in merito agli strumenti finanziari. È reato turbare l’andamento di Borsa e trarre profitti illeciti.

La vicenda economica tra due aziende, Ei Towers e Rai Way, è diventata una battaglia tecnico-politico-giudiziaria. L’intero consiglio di amministrazione della società Ei Towers del gruppo Mediaset è stata inquisita per aggiotaggio informativo e il Procuratore aggiunto Francesco Greco ha affidato al pm Adriano Scudieri il compito di procedere penalmente nei confronti di imprenditori privati che hanno ritenuto opportuno, in maniera trasparente e pubblica, presentare un’Opas nei confronti di un’azienda a capitale pubblico quotata in Borsa.

Divulgazione di notizie false e tendenziose? Tutte le carte e i documenti dell’operazione, che sono state presentate alla Consob e all’Antitrust, dimostrerebbero il contrario. Tutti sapevano la portata dell’operazione. Tutti i giornali italiani e stranieri, le tv e le radio hanno parlato del tentativo di scalata da parte di Ei Towers nei confronti di Rai Way.

Il fuoco di sbarramento, come lo chiama Fedele Confalonieri, era scattato subito non solo da parte della Rai, azionista di maggioranza di Rai Way, ma anche da parte di altre istituzioni come Consob e Antitrust che vedevano nella scalata il pericolo per lo Stato di perdere un asset strategico e di creare un monopolio privato di trasmissione del segnale e di produttore di contenuti. Operazione non consentita in Europa.

Se queste erano le premesse conosciute da tutti gli operatori e organi istituzionali qual è il delitto compiuto da Mediaset? Al fondo c’era il tentativo, l’ipotesi di creare anche in Italia un operatore unico per la trasmissione dei segnali tv (la battaglia delle grandi Torri coinvolge anche quelle per le telecomunicazioni che sono economicamente più redditizie) come avviene già in Inghilterra, Spagna, Francia dove l’infrastruttura nazionale è unica.

In Italia no. C’è l’anomalia del duopolio delle torri televisive figlia del sostanziale Far West regolamentare che si è creato con l’ostracismo negli anni Ottanta ai primi passi delle tv commerciali.

E così quando Mediaset ottenne la possibilità di trasmettere in contemporanea e in diretta i telegiornali e i programmi dopo la sentenza della Corte Costituzionale che aveva abolito il monopolio radiotelevisivo della Rai, il gruppo Berlusconi incrementò in tutta Italia la rete delle torri non potendo utilizzare quelle esistenti dell’azienda pubblica. La società Elettrica Industriale (Ei) era a carattere regionale e creata negli anni Settanta da Adriano Galliani. È storia lontana. Oggi la tecnologia è cambiata, i costi degli investimenti sono elevati. Occorre razionalizzare e imitare quanto avviene in Europa tenendo conto anche dei conflitti d’interessi.

Il mercato e la Borsa hanno creduto nelle possibilità di mettere insieme Ei Towers (circa 1,25 miliardi di capitalizzazione) e Rai Way (capitale borsistico di circa 950 milioni). E ci credono tanto che al 5 maggio Ei Towers è passato a 53 euro per azione e Rai Way ha toccato il record di 4,31 euro per azione.

Valida, quindi, la mossa sul piano industriale. D’altra parte quando il governo Renzi varò nel 2014 il decreto per la quotazione in Borsa di Rai Way aveva previsto la non cessione del pacchetto di maggioranza (51%) ma anche la possibilità di cedere fino al 49%.

Partendo da queste premesse e considerando che il mondo delle tv si appresta alle grandi manovre con interlocutori come il gruppo Vivendi del francese Vicent Bolloré e Telecom Mediaset ha smosso le acque lanciando l’Opas per acquisire il 66,7% di rai Way e una volta bocciata questa ipotesi ha rivisto la proposta al 40% per ritenere valida la soglia dell’Opas; proposta ritirata dopo la nuova bocciatura della Consob.

L’obiettivo però resta di un’infrastruttura classificata strategica con lo sbocco in una società mista nella quale Meadiaset e Rai diverrebbero soci più o meno alla pari con la partecipazione preminente della Cassa depositi e prestati per garantire l’interesse dello Stato. Un’entità combinata che avrebbe quasi l’80% del mercato nazionale valutabile intorno ai 2-3 miliardi di euro di capitalizzazione borsistica e un giro d’affari che si avvicinerebbe al miliardo di euro.

L’inchiesta della Procura di Milano può ritardare o bloccare l’operazione? Piazza Affari non ci crede. Gli incontri tra i Berlusconi e l’amico Bolloré, primo azionista di Telecom Italia, e quelli con il magnate australiano Rupert Murdoch vanno tutti nella direzione di una strategia di cambiamento nel mondo dell’editoria televisiva, in quella digitale e dei cellulari della quinta generazione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:20