I giudici costituzionali guadagnano troppo: comodo dirlo adesso

mercoledì 20 maggio 2015


Comodo dirlo e scriverlo adesso. Che i giudici costituzionali guadagnano troppo. I più pagati del mondo con i circa 26mila euro lordi di stipendio mensile, che si trasformano in pensioni di equivalente portata dopo i nove anni del rispettivo mandato. E che quando c’era la lira guadagnavano 26 milioni di lire al mese. Sempre lorde. Con un cambio lira/euro simile a quello fatto dai bottegai nei prezzi dopo il 2000.

Comodo parlare oggi dei 30 e passa giudici ausiliari distaccati alla Consulta con doppio stipendio, quello da magistrati che trascinano e quello dell’indennità che offre loro la amministrazione interna della Consulta che risponde ai principi della cosiddetta “autodichia”, cioè il fai-da-te dell’amministrazione interna, non soggetta ad alcun vaglio da parte della Corte dei Conti. Comodo e un po’ sospetto dirlo e scriverlo oggi che la Consulta ha ridato virtualmente ai pensionati i soldi delle indicizzazioni tolti loro proditoriamente da Monti e dalla Fornero. In tal senso la frase “paghiamo gli errori degli altri” è la classica “voce dal sen fuggita”. Dal seno di Renzi e di Padoan, ovviamente.

Quando a metà degli anni Novanta erano quotidiani come “La Padania” a fare le pulci a stipendi e prebende dei giudici costituzionali o quando qualche anno dopo erano giornali come “Libero” e “Il Giornale” a criticare le sentenze che smantellavano le leggi economiche di Berlusconi e dei suoi governi, i cronisti che osavano scrivere quegli articoli venivano messi all’indice. Financo “non più invitati e graditi” nella cerimonia di inizio anno giudiziario della Consulta in cui, un po’ stucchevolmente, il presidente blandiva i cronisti che seguono da vicino le vicende della Corte per avere il giorno dopo articoli esclusivamente elogiativi.

Ora l’aria è cambiata. E solo ieri in ben tre articoli differenti (“Huffington post”, “L’Espresso” e “Corriere della Sera”) si fa riferimento a stipendi d’oro dei giudici costituzionali collegandoli alle loro “decisioni improvvide” su pensioni e pensionati. Uno dei protagonisti assoluti di questo “assalto”, un bel po’ sospetto, è un ex membro della Corte stessa, anzi un ex presidente, Sabino Cassese. Che un paio di settimane orsono era anche in tivù su Rai Tre al programma della Annunziata della domenica pomeriggio. A parlare male della sentenza in questione ed a promuovere indirettamente il proprio libro, “Dentro la corte”, in cui si parla del gossip da camera di consiglio, delle abitudini dei giudici e ovviamente dei privilegi. Di cui pure lo stesso Cassese usufruisce e ha usufruito. Visto che non risulta abbia rinunciato alla ricca pensione da giudice costituzionale. La Annunziata poi è la direttrice di “Huffington post “ Italia che ieri aveva un pezzo molto informato su costi, conti e privilegi della Corte Costituzionale.

Mentre il “Corriere” è il giornale i cui principali azionisti sono le banche più importanti d’Italia che da sole posseggono un bel pezzo del debito pubblico del nostro Paese e che non amerebbero un ulteriore declassamento del rating di tale debito. Magari come conseguenza del varo di un provvedimento equo per riparare il torto fatto ai pensionati. Ovviamente nei dibattiti televisivi non si discute altro che di pensioni, con una tendenza a colpevolizzare i pensionati che diventano automaticamente “d’oro” se prendono più di sei volte la minima. Cioè tremila lordi al mese. Che fanno al massimo 1800 netti in busta. Ma anche sul giochino “lordo-netto” si tende a ciurlare nel manico. E questa sarebbe l’informazione italiana. O all’italiana. Che però poi si lamenta che la gente non compri più i giornali. Come se tutti fossero così stupidi e disposti a vedersi lavare il cervello dai commentatori interessati di giornali e televisioni che, guarda caso, sono quasi sempre gli stessi. 

@buffadimitri


di Dimitri Buffa