La lettera della Lidu al capo dello Stato

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo ha scritto di recente al neo-eletto capo dello Stato, Sergio Mattarella.

“On. Presidente,

la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (Lidu) nacque nel 1919, per iniziativa d’Ernesto Nathan, dalla Lega per la Democrazia fondata da Giuseppe Garibaldi e condotta poi da Alberto Mario, per propugnare l’evoluzione democratica dello Stato liberale nato dal Risorgimento; e nell’esilio in Francia, nel 1927, promosse la Concentrazione antifascista contro la dittatura totalitaria, nuovo e più duro ostacolo all’affermarsi della democrazia. Una delle battaglie fondamentali per ottenere un governo del popolo e per il popolo fu ed è quella contro la diplomazia segreta, sotto la copertura della quale passa l’imposizione ai popoli, nel concerto internazionale, degli interessi più inconfessabili.

Contro la diplomazia segreta furono pensate le previsioni costituzionali inerenti le leggi d’autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, il cui scopo è quello di rendere pubblici, attraverso la via maestra del dibattito parlamentare, i vincoli internazionali sottoscritti dallo Stato, e di sottoporli al previo dibattito dell’opinione pubblica e dei rappresentanti dei cittadini, questi ultimi i soli investiti del potere di statuirne l’efficacia. Nello stesso senso andò e dovrebbe andare il processo d’integrazione europea, secondo lo schema istituzionale previsto nei trattati istitutivi prima delle Comunità oggi dell’Unione europea. Si tende attraverso esso, difatti, a costruire un quadro istituzionale che faccia transitare le scelte politiche comuni degli Stati membri dai negoziati diplomatici a deliberazioni supernazionali, decise in un quadro costituzionale, con tanto di controllo parlamentare.

In entrambe i casi, al di là degli adempimenti formali, quello che si richiede è la più assoluta trasparenza di ogni negoziato, che deve avvenire in piena luce, davanti agli occhi dell’opinione pubblica. Non corrispondono, con evidenza, a questo spirito le modalità seguite nel negoziato in corso pel trattato TTIP, Trade and Investiment Partnership, in corso fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America. La commissaria al commercio dell’esecutivo dell’Unione europea, Cecilia Malmström, si è impegnata per la trasparenza nel negoziato, e la Commissione pubblica sull’oggetto una marea di documenti.

Tuttavia, se poi un Parlamentare europeo, o dei qualificati esponenti delle amministrazioni, dei governi e soprattutto dei legislativi nazionali, chiedono di prendere visione delle proposte negoziali, possono essere autorizzati ad essere ammessi, per pochi minuti, in una saletta di lettura, senza poter portare con sé strumenti che possano fotografare i testi, con solo una penna od una matita e carta per appunti. Lo stesso se qualcuno che ne possa essere autorizzato, ad esempio il membro di un Parlamento nazionale, voglia prendere visione delle proposte statunitensi. Questi viene ammesso in analoghe sale di lettura nelle ambasciate degli Stati Uniti. Oltretutto, al visitatore autorizzato alla consultazione viene fatta sottoscrivere una dichiarazione in cui lo stesso si obbliga a non divulgare a terzi quanto consultato. È innegabile che tale procedura tenda a conservare segreto il negoziato in corso, che riguarda argomenti delicatissimi e di grande interesse per l’opinione pubblica, come la coltivazione ed il commercio degli Ogm, a cui sono interessate grosse multinazionali come la Monsanto. A tanto non vale eccepire che, comunque, una volta steso il testo del Trattato, questo verrà sottoposto alle procedure di ratifica previste e, allora, sarà pubblico. Esso sarà comunque esito, infatti, di diplomazia segreta, e l’opinione pubblica verrà privata dei tempi necessarî ad un dibattito aperto, in grado di sviscerare punti delicati, sofisticati da un punto di vista tecnico, che la gente comune deve aver modo di comprendere prima di poter manifestare, pubblicamente, una presa di posizione popolare.

Signor presidente, la Lidu ritiene che simili metodi di diplomazia segreta violino radicalmente, da un punto di vista sostanziale, lo spirito delle norme costituzionali inerenti le leggi di ratifica, anche e soprattutto qualora esse venissero osservate, con ostentato scrupolo, nel loro dettato formale. Per questo, anche in quanto Ella ha la rappresentanza dello Stato nella Comunità internazionale, siamo a chiederLe una presa di posizione, con l’utilizzo del potere d’esternazione che Le appartiene, sia nei confronti delle Istituzioni dell’Ue che degli Stati terzi coinvolti nel negoziato, e responsabili della procedura segreta adottata nel corso dello stesso; sia davanti al Parlamento nazionale, che dovrà discutere la legge d’autorizzazione alla ratifica, e del Governo, per le responsabilità di sua competenza”.

Con rispettosa stima.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25