Coudenhove-Kalergi,  il pioniere dell’Unione

Il nome del conte Richard Coudenhove-Kalergi non è tra i più ricorrenti quando si parla dei padri fondatori dell’Unione Europea. Eppure, il controverso aristocratico austriaco può essere considerato il primo uomo politico ad aver proposto un progetto di Europa unita. Dotato di grande fascino personale e particolare abilità nel propagandare le proprie idee, riuscì nell’immediato dopoguerra a diffondere con facilità un messaggio finalizzato a promuovere un nuovo spirito europeo, ben dettagliato nel suo primo libro intitolato “Paneuropa”, pubblicato nel 1922.

Il progetto paneuropeo consisteva in una unificazione federale da attuarsi dapprima mediante una cooperazione intergovernativa tra gli Stati europei, poi in un’unione doganale che doveva condurre ad una fase federale con relativa creazione degli Stati Uniti d’Europa. Questo traguardo avrebbe dovuto comportare una cessione di sovranità da parte di tutti i membri in eguale misura, la creazione di una moneta unica, di una corte federale e di un esercito europeo. Molti politici ed intellettuali, anche di estrazione ideologica differente, considerarono l’idea come un buon rimedio ai disastri e agli errori del conflitto che era appena terminato. Tra questi Paul Valery, Konrad Adenauer, Thomas Mann, Freud, Einstein e Monnet. In Italia Francesco Saverio Nitti e Carlo Sforza.

L’iniziativa nel 1929 fu presentata dallo statista francese Aristide Briand alla Società delle Nazioni, ma fu destinata a naufragare per la contestuale affermazione dei nazionalismi seguita dalle degenerazioni fasciste e naziste. Nel secondo dopoguerra, dopo un inevitabile congelamento, il progetto fu ripreso e sostenuto da Schuman, Adenauer e Monnet con l’appoggio esterno di Churchill e Truman, entrambi grandi ammiratori del conte. Con la successiva convocazione a Gstaad, in Svizzera, nel 1947 del primo congresso dell’Unione Parlamentare Europea si crearono i prodromi dell’attuale architettura costituzionale europea.

Recentemente un suo libro pubblicato nel 1925, “Praktischer Idealismus”, è stato oggetto di critiche poiché preconizzava incessanti flussi migratori che avrebbero fatto perdere l’identità ai futuri Stati Uniti d’Europa in un’ottica multiculturale e multietnica. L’intendimento dell’autore, secondo l’interpretazione di alcuni critici, era quello di auspicare la creazione di una razza meticcia per indebolire la popolazione europea e consentire alle classe dominanti un maggior controllo delle masse. Kalergi, figlio di madre giapponese di famiglia samurai, quindi meticcio lui stesso, riteneva invece che l’incontro tra razze diverse fosse necessario per garantire un migliore processo di evoluzione dell’uomo.

Non fosse prevalso il profilo romantico del personaggio di grande fascino, pioniere di una bella idea di Europa, non sarebbe stato istituito in suo onore il Premio Kalergi, che ogni due anni premia le persone che si sono maggiormente distinte nel perseguire gli ideali europei.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:24