“Abbassate le tasse, cazzo!”

La Corte dei conti ha sentenziato: “La pressione fiscale al 43,5 per cento è insostenibile”. Con le tasse, pure gli stipendi dei giudici della Corte dei conti sono insostenibili. “La prospettiva di una pressione fiscale che resti sull’attuale elevato livello appare difficilmente tollerabile”. Appare difficilmente tollerabile, se non fosse tragico, sarebbero parole ridicole, che fanno ridere, dato che sono anni che lo diciamo e nessuno abbassa alcunché. Renzi & Company si sono sistemati beati, da simil-disoccupati quali erano, e dai a mangiare! Occupare e mangiare, dopo avere rubato il governo con l’imbroglio di Napolitano.

Adesso lo ha detto anche il presidente di coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti nella relazioncina sul rendiconto generale dello Stato. La magistratura contabile ha evidenziato che la pressione fiscale al termine del 2014 è stata pari al 43,5 per cento, registrando “un divario di 1,7 punti percentuali di prodotto rispetto alla media degli altri Paesi dell’area euro” e che “in una fase di emergenza economico-finanziaria, anche la politica fiscale è stata piegata ad obiettivi immediati di gettito, al fine di garantire gli equilibri di finanza pubblica. L’affannosa ricerca di risultati si è tradotta, tra il 2008 e 
il 2014, nell’adozione di oltre 700 misure di intervento in materia fiscale. Ne è così risultata sacrificata l’esigenza di una ragionata revisione strutturale del sistema fiscale, che consenta di pervenire a una minore
 onerosità e a una maggiore equità distributiva”.

Ed ecco, all’unisono, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco che ci informa che l’“Italia è in stagnazione e che per tornare a crescere come nel 2008 ci vorranno anni”. Per il governatore di Bankitalia, tra l’altro, non bisogna sottovalutare il “grave” segnale di mancanza di fiducia dei cittadini in tutta l’Eurozona, “segno che dal lato politico il progresso è ancora lontano”. Ohibò! Tanto a lui lo stipendio lo garantiamo noi, e che stipendio! Da qui a quando l’Italia tornerà a crescere – non certo grazie alla Banca d’Italia né alla Corte dei conti - gli illustri saranno andati in pensione, e che pensione! Il sistema è incartato su se stesso e nessuno dubita di esserne la causa numero uno.

Intanto, gli imprenditori italiani, cioè gli italiani che producono davvero qualcosa, si suicidano. Come Egidio Maschio, l’imprenditore che ha contribuito a fare grande l’Italia e che dall’Italia è stato ucciso. Mentre sparava a se stesso perché le banche gli chiedevano di rientrare e lui non sapeva più come far fronte ai debiti, il governo illegittimo di Renzi faceva alle banche un bel regalo di sette miliardi. Il Consiglio dei ministri, che va in giro a raccontare la balla della ripresa insieme ai sottosegretari fissi nei talk-show a vantarsi di aver rilanciato l’Italia, ha pensato di alleggerire le sofferenze degli istituti di credito. Soldi alle banche e istigazione ai suicidi per gli imprenditori.

Le banche hanno già avuto e tuttora hanno a disposizione un’immensa liquidità proveniente dalle operazioni della Banca centrale europea, che non arriva però né alle famiglie né alle imprese italiane, ma per lo più viene utilizzata per sistemare i conti interni delle banche. Bisogna fare affluire soldi alle imprese come alle famiglie, quegli stessi immessi da ultimo con il Quantitative easing di Mario Draghi, presidente della Bce. Contestualmente, per ottenere efficienza, è necessario che lo Stato concentri le proprie disponibilità nella creazione di nuova produzione e nella implementazione di quella esistente, sopravvissuta.

Abbassate le tasse, cazzo! E andatevene a casa Renzi & Company, perché illegittimi e disastrosi. Il voto degli italiani spazzerà via chi non detassa, sburocratizza, decentra, chi non elimina sprechi e non fa spending review. La politica italiana – da riformare in toto – resisterà solo in quanto funzionale all’economia italiana, alla produzione, alla crescita e al benessere di tutti. Il progresso è vicino, lo vede lontano solo chi è lontano dall’immaginarlo.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:42