Disastro italiano, si torni a votare

È sufficiente elencare per sommi capi gli avvenimenti successi nell’ultima settimana in Italia per dare ragione non solo all’Europa ma anche al resto del mondo sulla davvero disastrosa situazione politica nella quale versa il Paese che ha dato la civiltà al mondo. Come se non fosse sufficiente la scarsa considerazione che si ha dell’Italia in Europa per l’ormai non controllabile fenomeno dell’immigrazione, al punto da rifiutare - da parte di Stati considerati non tanto tempo fa residuali ed in ogni caso poverissimi in quanto reduci dall’esperienza bolscevica che definire disastrosa sotto ogni profilo è poco - le proposte renziane, dopo quattro anni abbiamo dovuto constatare l’atteggiamento tribale dell’India che, nonostante abbia accettato l’arbitrato internazionale, si rifiuta di restituire i due marò, emblema ormai dell’impotenza di chi ci governa dalla caduta del Governo Berlusconi.

E che dire dello spettacolo pietoso offerto dai governanti romani che hanno ridotto la città più bella del mondo ad una discarica di immondizia a tal punto da far inorridire turisti tutti, finanche quelli giapponesi, che una volta scesi dall’aereo che li portava a Roma cambiavano colore come osservava alcuni anni fa il mio illustre collega Franco Coppi? In questi ultimi tempi, infastiditi anche dalla difficoltà di raggiungere la Città Eterna per l’enorme difficoltà del traffico, non solo riprendono il loro colore ma i loro visi non più estasiati diventano rossi di rabbia, di quella rabbia che noi cittadini sfoghiamo quotidianamente maledicendo ogni giorno che passa tutti i politici, con particolare riferimento al pifferaio fiorentino che, sentendosi sull’orlo del precipizio, ne spara una al giorno con la speranza di gabbare gli italiani che, giunti al massimo della sopportazione, non gli credono più.

Ma vi è di più, gli scandali quotidiani e gli scioperi selvaggi, vedi quelli che interessano i trasporti o uno dei luoghi turistici pià frequentati al mondo come Pompei, sono il toccasana del Presidente del Consiglio, che coglie l’occasione per stigmatizzare a parole il comportamento dei sindacati mentre cerca il sostegno dell’ala sinistra del suo partito promettendo il dialogo, estendendolo ai voltagabbana e trasformisti del centrodestra, i quali all’ultima spiaggia cercano di lucrare il più possibile dalle posizioni di potere acquisite grazie a Silvio Berlusconi.

A tal proposito, qualche giorno fa, noi italiani che ancora crediamo nei valori di patria e libertà da salvaguardare dalla minaccia della burocrazia e tecnocrazia europea, abbiamo assistito ad un miracolo, il risveglio di Berlusconi che ha pronunciato, a proposito dell’abbandono di Denis Verdini e compagnia, un proverbio famosissimo: “Meglio soli che male accompagnati” che fa quasi da contraltare ad una massima del Codice di Giustiniano molto in voga in Germania: “De minimis non curat”. O meglio ancora: “Tamquam non esset”. Se così è, l’unico mezzo rimasto per far sì che tutto diventi reale è dato dallo strumento previsto dalla Costituzione democratica e repubblicana, e cioè esercitare il diritto di voto che re Giorgio ci ha negato e che il suo emulo Sergio Mattarella continua a negarci!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:19