Le tasse, la gatta e il lardo...

È chiaro che se si vuole trovare una scusa per imbrogliare ancora gli italiani sulla prima casa, si trova. Certo tutti abbiamo sentito bene quale sia stato l’impegno solenne, giurato e confermato dal Premier: “Via la tassa sulla prima casa”.

Ora, che l’Italia sia il Paese di Pulcinella è risaputo, gli italiani purtroppo sono storicamente abituati alle buffonate della politica, ma in questo caso e con il clima che c’è oggi, se fossimo in Matteo Renzi non ci azzarderemmo nemmeno a pensare di cambiare le carte in tavola. Dunque, con buona pace dei grandi economisti, che si sbracciano a fare i soloni per dimostrare le differenze fiscali fra le case piccole e quelle comode, se Renzi volesse essere serio e coerente, la tassa sulla prima casa dovrebbe, senza alcun dubbio, cancellarla davvero per tutti. Oltretutto, le simpatiche esercitazioni econometriche sui distinguo, che in questi giorni vediamo a tutta pagina sui transatlantici dell’informazione giornalistica, potrebbero essere confutate con altrettanti e più veri elementi sui guai che la tassa sulla casa ha portato nel Paese.

Solo un ipocrita potrebbe negare il disastro nel mercato immobiliare e nell’indotto importantissimo che si tira dietro, solo un bugiardo potrebbe glissare sulla vertiginosa caduta delle compravendite e dei valori commerciali, solo un impostore potrebbe smentire la rabbia incontenibile che i cittadini provano verso una tassa che giustamente ritengono iniqua.

Dunque, la tassa sulla prima casa è sacrosanto che venga tolga. Come se non bastasse, sull’uso tout court delle patrimoniali, ci sono fiumi di dimostrazioni autorevoli e scientifiche, che ne testimoniano, soprattutto nel medio lungo periodo, la negatività funzionale.

Va da sé infatti, che operatori, investitori e mercato, cerchino e trovino nel tempo il modo e la maniera per compensare gli svantaggi imposti. Ecco perché con le patrimoniali bisognerebbe andarci molto, ma molto piano, utilizzandole solo eccezionalmente e temporaneamente e guardando bene dove indirizzarle. Inutile dire che una patrimoniale sui gioielli di grande valore, oppure sulle tele dei più famosi pittori o su costosissime opere d’arte battute nelle prestigiose case d’asta, socialmente produca effetti diversi che quella sulla casa, per non parlare poi della cosiddetta “prima”. In Italia invece, i grandi professori, Premi Nobel di tutto, ignari per finta dell’insopportabilità fiscale esistente, hanno proceduto, chi prima e chi dopo, ad applicare patrimoniali senza ritegno, pur di fare cassa e sentirsi salvatori della patria.

Gira che ti rigira, il risultato non è stato altro che soffocare il Paese, non smuovere un baffo al debito pubblico, spingere i cittadini alla esasperazione verso la macchina fiscale e generare un contenzioso titanico con l’amministrazione. Su questo c’è poco da smentire, i contribuenti sono vicini alla rivolta e i conti del Paese peggiorano nei numeri e nella realtà. Per non parlare dell’uso che lo Stato ha fatto di questa enormità fiscale, Roma e “Mafia Capitale” ne sono l’emblema, tanto basterebbe e avanzerebbe per fare la rivoluzione, a dirla tutta, troppo buoni e troppo calmi sono stati i cittadini fino ad ora.

Dunque, di cosa vogliamo parlare e soprattutto da quale pulpito viene la predica? La finanza pubblica da decenni è segnata da esempi vergognosi di sperpero, dissipazione, spreco, inefficienza e corruttele, fare finta di non saperlo oggi può essere folle e pericoloso. È sui costi assurdi dell’apparato di Stato che bisogna intervenire se si vuole invertire la marcia, non solo sul costo delle siringhe o dei para-medicali oppure sul numero delle auto blu.

Troppe aziende, enti, organismi, uffici, troppa gente che sta lì a produrre poco o niente e a costare una cifra, troppi privilegi scambiati per diritti, troppi dipendenti dove ne basterebbero la metà, troppi favori e salvataggi di amici contro ogni logica di mercato, troppo, troppo pubblico ovunque e comunque. È lì che bisogna usare l’accetta anche a costo di affrontare le proteste e le conseguenze che certo ci sarebbero, ricordate la Thatcher? Altrimenti il coraggio a cosa serve?

Cari signori o così o pomì, come diceva la pubblicità, questa è l’unica maniera perché nell’aria ci sia veramente qualchecosa di nuovo, altrimenti sarà l’ennesimo imbroglio, probabilmente l’ultimo, perché i cittadini sono veramente sul filo dell’ammutinamento. Dunque, sull’eliminazione totale e per tutti della tassa sulla prima casa si giocherà molto del nostro futuro, per questo consigliamo a Renzi di stare molto attento e di non esagerare, la gatta che volle farlo, in barba al buon senso, infatti, ci lasciò la zampa...

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:20