Ministero della Verità di Matteo Renzi

Dalla fase dell’ottimismo della volontà, ben vista all’inizio anche da alcuni osservatori di area liberale, il premier Matteo Renzi sembra aver imboccato senza esitazioni la strada del racconto fantastico. Tant’è che proprio alcuni giorni orsono, nel corso della Conferenza degli ambasciatori tenutasi alla Farnesina, ha trionfalmente dichiarato “che l’Italia non è più il Paese delle tasse”. A sostegno di questa vera e propria rivoluzione copernicana del fisco, il Presidente del Consiglio ha ovviamente ribadito la ferma intenzione di abbattere di 50 miliardi di euro la tassazione nei prossimi anni. Ciò sarebbe dimostrato da “un pacchetto di riduzione fiscale che procede con cadenza fissa e puntuale, alimentato dalla stabilità che è tornata di casa”.

Quindi, dal limbo indefinito degli ottimi auspici, il renzismo declinante pare che ci stia conducendo verso l’inferno delle buone intenzioni. Buone intenzioni le quali, occorre sottolineare a beneficio dei più distratti, stanno letteralmente sostituendosi alla realtà, proprio come accadeva nel più angoscioso dei romanzi orwelliani, “1984”, con il famigerato Miniver: il Ministero della Verità. Una struttura burocratica che aveva il compito di riscrivere la storia e i fatti nel modo più conveniente per il partito che dominava il regime totalitario immaginato dal grande scrittore inglese.

Sta di fatto che malgrado la fantasticherie fiscali del ragazzotto fiorentino - smentite clamorosamente dal Documento di programmazione economica e finanziaria elaborato dallo stesso Esecutivo Renzi solo alcuni mesi orsono, in cui è prevista una ulteriore crescita della pressione fiscale pure nel 2016 - non c’è nulla all’orizzonte che possa far avverare anche in piccola parte i suoi roboanti annunci. Non un improvviso rialzo del tasso di crescita; non una forsennata campagna di liberalizzazioni a tutto campo; non una coraggiosa riduzione a regime della spesa corrente; non il tentativo, a mio avviso sciagurato, di convincere l’Europa a consentirci di tagliare la tassazione in deficit.

In pratica, al di fuori degli illusionismi renziani, c’è un desolato nulla. Un nulla che, come ripetiamo da tempo, si tiene in piedi su due fondamentali fattori: l’assenza di una seria alternativa politica e le manovre espansive della Bce di Mario Draghi, le quali hanno momentaneamente allentato le tensioni finanziarie sul nostro dissestato Paese. Trattasi comunque di due fattori transitori che prima o poi porteranno il conto all’abile incantatore di serpenti al potere.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:29