Puppato, ripugnanza e preoccupazione

martedì 4 agosto 2015


Può piacere o non piacere l’esito della votazione a Palazzo Madama sull’arresto del senatore Antonio Azzollini del Nuovo Centrodestra. E può anche piacere o no quanto affermato dal Premier Matteo Renzi sui senatori “che non sono passacarte della Procura” (se non conoscessimo l’inattendibilità dell’ex sindaco di Firenze saremmo pure disposti, intrisi di garantismo quali siamo, ad applaudirlo).

Quello che invece non ci piace proprio, e che nessuno si offenda, è quella sorta di “comunque colpevoli” che emerge ogniqualvolta si discute della posizione giudiziaria di un deputato: per certi ambienti, che sul tema hanno incrementato le vendite dei loro quotidiani e il successo elettorale dei partiti di riferimento, il “politico” (termine inteso nel senso più generico perché così piace ai più) è comunque colpevole.

In effetti, verrebbe da esclamare che “non ci sono più i politici di una volta”, quelli, per intenderci, che hanno fatto la storia del nostro Paese con tutti gli errori che, più o meno a ragione, possono essere loro imputati: oggi abbiamo i Renzi, i Grillo e i Di Battista, le Boldrini e le Boschi, le Moretti e le Carfagna, e via dicendo… Invece, ritornando sulla vicenda-Azzollini, reputiamo inquietante (la nostra generosità è incommensurabile!) quanto scritto sul suo profilo Facebook dalla senatrice Laura Puppato del Partito democratico. La quale, evidentemente coinvolta da un impeto di “serracchian-grillismo”, ha postato nel social network una dichiarazione a nostro giudizio aberrante, allucinante e al limite del “pericolosamente anticostituzionale”. Si riporta testualmente: “Ho votato a favore dell’autorizzazione all’arresto di Antonio Azzollini, non perché credo che sia colpevole o innocente, ma perché credo che sia un errore politico impedire che la giustizia faccia il suo corso in relazione agli atti di un parlamentare”. Ci si augura che il profilo Facebook della Puppato sia un fake, perché altrimenti è evidente che alla senatrice non è stato chiaro che sia stata chiamata ad esprimersi non per stabilire se un suo collega sia stato “colpevole o innocente”, bensì sulla richiesta, per lo stesso, di arresti domiciliari o meno formulata dalla Procura. E, al di là dell’esito della votazione dell’altro giorno in Senato, l’inchiesta comunque va avanti perché Azzollini resta comunque imputato: il corso della giustizia, l’inchiesta per intenderci, procede ma con un arresto in meno. Per dirla con Maurizio Crippa, “il Senato non s’è piegato al primo brogliaccio spedito da una Procura. Ma soprattutto perché bastava dare una sbirciata alle carte”. Cosa che, evidentemente, una senatrice (?) di questa malridotta Repubblica non ha fatto limitandosi a chiedere un arresto per evitare “un errore politico”. Ci si quereli pure, ma certe cose ci fanno schifo e basta. Soprattutto perché la stessa Puppato, nel medesimo ed infelice post su Fb, ha anche il coraggio di scrivere: “Posso comprendere alcune delle perplessità sollevate dai colleghi e che emergono dalle carte del procedimento, ma, ripeto è un errore sospendere il corso della giustizia in casi come questo. Nessun dubbio, nessun alibi può essere concesso a chi svolge una funzione pubblica”. Perplessità ma nessun dubbio: intanto si proceda all’arresto, poi si vedrà.

Saremo strani ma soggetti come la senatrice Puppato, oltre a ripugnarci un bel po’, ci preoccupano assai.


di Gianluca Perricone