Il rumore delle sciabole

Senza voler tornare a quella “torrida” estate del 1964, tante saranno le sciabole sguainate che, tra la fine dell’estate e l’autunno, cercheranno di tirare il colpo finale verso il Governo. A partire dalle inchieste giudiziarie, la cui miccia si sta accorciando rapidamente e dal risentimento di riscatto della minoranza Pd il tintinnare dell’acciaio affilato diventa sempre più chiaro.

Come se non bastasse, la parte finale di questo anno porterà con se l’evidenza dei fallimenti e delle ipocrisie profuse a tonnellate in questi mesi, i conti si dimostreranno peggiori, la disoccupazione pure, l’esasperazione fiscale della gente esploderà, l’immigrazione diventerà un incontenibile flusso di focolai e di proteste da Nord a Sud. Insomma, con certezza questo sarà l’ultimo autunno del Governo Renzi e nel 2016 finalmente torneremo al voto e, se gli italiani saranno coerenti e i sondaggi azzeccati, per il Paese si aprirà la prima stagione veramente nuova della sua storia. Del resto Renzi lo sa benissimo, per questo dal suo armamentario di onnipotenze ridicole ed inutili tira fuori una sparata al giorno, in fondo il suo motto è: “Fin che dura fa verdura”. Persino il suo trottolare in giro per il mondo la dice lunga, perché il Premier è consapevole che i veri accordi, le entrature che contano e gli affari più importanti politici ed economici si chiudono nelle cancellerie internazionali. Infatti, Renzi è perfettamente cosciente che non gli ricapiterà più di viaggiare all’estero da Presidente del Consiglio, dunque batte il ferro fintanto che scotta. Del resto, solo uno sprovveduto non si accorgerebbe di quanto tutto gli sia sfuggito di mano e di come il Paese stia sbandando. La maggioranza non c’è più e ad ogni voto si viaggia sul filo dei numeri del Senato, le fratture e le scissioni si moltiplicano quotidianamente, i rumors giudiziari fanno impallidire, il debito è inarrestabile, le proteste fiscali pure.

A poco serve annunciare riduzioni e tagli di tasse quando il contenzioso con Equitalia spinge al delirio tutti; a poco serve dichiarare abbattimenti quando contemporaneamente con centinaia di migliaia di cartelle si puntano i fucili sulle famiglie; a poco serve parlare di ripresa quando la gente non arriva alla fine del mese. Certo, questa breve pausa ferragostana farà da miraggio e le cose appariranno calme e governabili, ma al rientro si scatenerà di tutto e di più e sarà un crescendo rossiniano, statene certi. Nascondere la polvere sotto il tappeto, cercare di illudere gli italiani con bombardamenti giornalistici, sfruttare l’effetto Expo e inventarsi il supporto del Giubileo, annunciare Olimpiadi e fuochi d’artificio, ormai non serve più, anzi indigna maggiormente. Non si è fatta la pace fiscale, non si è allargato il credito al consumo, non si è intervenuti sull’immigrazione incontrollata, non si è cambiata la legge Fornero, non si è stroncata la burocrazia e i servizi pubblici sono una vergogna.

Insomma, siamo ad un passo dalla ribellione su tutto e chi deve sapere sa bene che questo è il clima migliore per sferrare il colpo finale. L’Italia ha bisogno di ricominciare, gli italiani di dormire sereni pensando ad un domani operoso, le aziende di poter pagare ed essere pagate, le famiglie di poter offrire un domani ai figli anziché una eredità di cartelle e di liti fiscali. In buona sostanza bisogna ripulire e ripartire davvero, esattamente il contrario di quel che c’è oggi. Ecco perché il rumore del malcontento e delle sciabole aumenta e si rafforza, del resto è vero o non è vero che chi di spada ferisce di spada perisce?

 

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:20