La droga e le sue colpe

Di droga si muore. Ma anche di altri veleni assai più lenti, come alcool e fumo. Dopo un periodo interminabile di tolleranza totale, il drammatico decesso di un sedicenne fa volgere la barra a dritta, verso la repressione.

Ancora una volta, quindi, il pendolo oscilla tra legalizzazione (oggi per il “fumo”) e proibizionismo (droghe di sintesi e “dure”). Tesi ed antitesi, con un corollario di interminabili code polemiche. Oggi, i quotidiani ospitano innumerevoli e autorevoli interventi per la chiusura dei santuari dello sballo serale o per quelli dello spaccio a cielo aperto, nei quartieri a rischio delle città italiane, mentre la gente continuerà di fatto a morire, domani come ieri. Ma al cittadino che cosa interessa veramente di tutto questo gran parlare che si fa intorno al pianeta droga? Innanzitutto, direi, eliminare lo spaccio di sostanze stupefacenti dalle strade, dai vicoli e dai luoghi di divertimento della città. Secondariamente, assicurare un futuro alle giovani generazioni. Oggi, sballo occasionale e tossicodipendenza rappresentano una vera tragedia per centinaia di migliaia di famiglie italiane, che vivono nell’incubo e nel terrore quotidiano di vedere i loro giovani schiantati dalle sostanze e dalle loro conseguenze, come la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe.

Esiste una soluzione a tutto questo? Esaminiamo il problema sotto un aspetto pratico, considerando che, sostanzialmente, la droga è una forma di profitto. Per drenarla, prima che arrivi in strada, occorre individuare una valida alternativa economica che renda conveniente, per il grossista e il grande trafficante, abbandonare la rischiosa rete illegale di distribuzione. Come? Ad esempio, “l’interessato”, una volta superate le maglie dei controlli nazionali alla frontiera o interni, potrebbe conferire la droga ad un unico soggetto pubblico purché questi sia disposto a pagarla, a certe condizioni ed a costi equiparabili a quelli di mercato, previa garanzia di immunità. In pratica, lo Stato potrebbe dichiararsi disponibile a remunerare il “ritrovamento” simulato di sostanze stupefacenti offrendo un corrispettivo, per quantità e qualità, che sia ragionevolmente conveniente per chi la detiene e ne favorisce il recupero.

Lo scambio (droga contro denaro “pulito”) deve, tuttavia, avvenire alle seguenti condizioni: a) i quantitativi massimi di sostanze - su base nazionale - che possono essere conferiti al soggetto pubblico sono fissati, una volta per tutte - a partire da una data prestabilita - pari a 10 volte la media dei sequestri rispettivi di droga, avvenuti in Italia negli ultimi due anni di rilevamento. Il dato è coerente con i trend internazionali, che fanno stimare al 10 per cento circa il totale della quantità di droga circolante che viene annualmente intercettata dalla polizia; b) garanzia del rispetto dell’anonimato. Il compenso - a seguito del “ritrovamento” - può essere ritirato da un rappresentate legale, senza altre formalità; c) gli scostamenti in negativo dal prezzo di mercato (fino all’azzeramento del compenso) sono parametrati in base alla variazioni degli indicatori nazionali, che misurano: il tasso di diffusione delle sostanze e i decessi per tossicodipendenze; l’andamento dei reati comuni; i sequestri di droghe raffinate e sintetiche.

Meno si delinque e meno si spaccia, rispetto al periodo di validità del contratto, più sale il valore del compenso, che è, comunque, uguale a zero se i sequestri complessivi di droga (di ogni tipo) sono pari o superiori a quelli del periodo precedente; d) contestuale inasprimento di tutte le pene e sanzioni pecuniarie, per i grossisti e gli intermediari, che controllano il mercato degli stupefacenti. In caso di sequestro di sostanze proibite, va prevista la confisca immediata di beni mobili, immobili e valutari posseduti dai responsabili; e) istituzione di un meccanismo premiale, a beneficio degli operatori delle forze di polizia, parametrizzato sul valore di mercato delle quantità di prodotto sequestrate.

Le condizioni da a) ad c) offrono ai trafficanti la certezza di guadagni “puliti”, minimizzando i rischi, per loro, elevati, inerenti operazioni quali: il riciclaggio di valuta; l’azione repressiva, svolta dagli apparati dello Stato; la rete di distribuzione al dettaglio. Il meccanismo individuato raffredda, altresì, la dinamica dei reati connessi ai consumi di droga, azzerandoli in prospettiva, per “auto-prosciugamento” dei canali di rifornimento. D’altra parte, in base a d) ed e), si offrono ulteriori incentivi alla macchina repressiva, cortocircuitando ulteriormente i rifornimenti ai tossicodipendenti. In tal modo, a mio avviso, si risparmiano un sacco di morti e un buon numero di miliardi spesi dallo Stato per intensificare il controllo del territorio. Che ne dite, cari concittadini?

 

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:09