Cinque Stelle: l’onestà che non può bastare

La politica agostana è stata una vera noia. Ai paparazzi è toccato fotografare la prosperità retrò della Boschi per fare notizia o le escursioni subacquee di Marino piuttosto che i funerali dei Casamonica per sollevare un vespaio di polemiche tale da tenere in piedi le pagine politiche (si fa per dire). Fino a quando un tal Mattia Fantinati da Nogara, di professione cittadino - ingegnere prestato al M5S in qualità di deputato, non è andato a sbroccare al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini.

Dimostrando irriverenza (ed anche maleducazione verso gli ospitanti), il cittadino ha usato le solite argomentazioni pentastellate improvvisando il classico show dei buoni che sbattono la verità in faccia ai cattivi avendo il coraggio addirittura di andare a casa loro a cantargliene quattro. La sostanza è sempre la stessa: noi, puri e senza macchia, abbiamo rinunciato ai finanziamenti pubblici per 10 mln di euro mentre voi, la più potente lobby italiana, andate a braccetto con corrotti e mafiosi della peggior specie facendo loschi affari con l’aiuto dei politici più potenti del momento, i quali vengono puntualmente alla vostra kermesse per ossequiarvi rispettosamente.

Evviva, tutto ciò è fantastico e la cosa potrebbe anche destare la mia invidia mista ad ammirazione visto che i politici di centrodestra (e di centrosinistra) si sono sempre scappellati di fronte ai ciellini baciando rispettosamente la pantofola dei “compagni delle opere” e l’anello di qualche prete forse troppo rampante o dedito più alle opere (pubbliche) che alla compagnia (spirituale). E invece il populismo a cinque stelle non mi piace per niente ed è anzi detestabile tanto quanto tutta questa politica parlata ed inconcludente. Che loro rinuncino a parte dei fondi pubblici destinati alla politica o che tuonino tutti i giorni contro il malaffare può far loro onore ma è riconducibile a mera comunicazione politica a fini propagandistici che, come noto, non risolve i problemi. Anche Renzi o Berlusconi, se è per questo, sono bravissimi a chiacchierare in maniera inconcludente illudendosi di fare politica ma che impatto sortiscono i lanci di agenzia o le polemiche da Vespa sulla crisi? Nulla, esattamente come i latrati rabbiosi dei grillini.

I politici vanno pesati sui fatti (se hanno governato) o sulle proposte (se sono all’opposizione): quali proposte innovative giungono dai grillini? Nulla se non la solita utopia del reddito di cittadinanza per finanziare il quale si ipotizzano coperture di spesa fantasiose. Quali mirabolanti progressi hanno compiuto gli enti locali amministrati da costoro? Nessuno (eccezion fatta forse per Pomezia) perché è difficile cambiare le cose amministrando un comune disastrato nel bilancio e con poteri decisionali ridotti all’osso. I sindaci devono fronteggiare i debiti e, quando decidono di fare un’opera, sono bloccati da mille veti e numerosi pareri vincolanti. Non hanno la bacchetta magica e questo è bene ricordarselo sia quando si è in maggioranza che quando si è all’opposizione perché altrimenti la protesta si riduce a demagogia ed i grillini diventano grullini.

Qualcuno mi dirà che in Sicilia i pentastellati sono stati gli unici a realizzare una bretella tra Palermo e Catania utilizzando i soldi pubblici non intascati dai deputati siciliani. Ecco, è questo l’emblema della politica grillina: la convinzione che lo spontaneismo e l’onestà bastino, che le pezze messe ai disastri provocati dalla politica e dal malaffare siano una best practice, che l’uomo della strada sia migliore del politico di professione. Questo voler abbassare le pretese facendo l’esaltazione del dilettantismo e l’epica del volontariato è populismo diseducativo, è glorificazione della mediocrità, è l’improvvisazione al potere, è coazione al basso. Tanto più che l’opera in questione pare sia stata giudicata dagli addetti ai lavori una vera e propria mulattiera impercorribile e pericolosa.

Meglio la “via dell’onestà” (così l’hanno battezzata) realizzata da un manipolo di volenterosi? No, meglio una strada vera pianificata e fatta realizzare da una classe dirigente di politici professionisti (ed onesti). Aveva ragione Massimo D’Alema quando, parlando dei M5S e del trionfo dei non professionisti della politica, si domandava se qualcuno si sarebbe mai fatto operare da un chirurgo improvvisato (ma magari onesto ndr).

Bene, allora perché farsi amministrare da dei candidi, volenterosi ed onestissimi neofiti? Scegliere il meno peggio è già di per sé una sconfitta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36