Renzi raddoppia?

Che cosa c'è dopo Renzi? Renzi, presumibilmente. Con ogni probabilità un po' più.. "grasso". Ovvero, dati i numeri attuali e la governance del Quirinale per arrivare al 2018 all'orizzonte non c'è che una Gross Coalition, in caso di non accordo con la sinistra Pd per quanto riguarda l'approvazione della riforma costituzionale. Occorre notare, infatti, che la maggioranza dei parlamentari di quel Partito è geneticamente bersaniana, anche se Renzi ha fatto (con successo) una forsennata campagna acquisti, offrendo ai suoi ex rivali interni posti di sottogoverno e presidenze di Commissioni parlamentari. E, pur tuttavia, Renzi non ha alcuna speranza di far passare il suo Senato non elettivo, anche perché un voto di fiducia sul ddl costituzionale Boschi sarebbe del tutto impensabile. Ma dal Quirinale si insiste a parlare di continuità della legislatura. Quindi, c'è da attendersi un quarto Premier nominato direttamente dal Colle, a seguito di una crisi parlamentare esplicita.

In questo caso, infatti, sarebbe lo stesso Mattarella a favorire un governo di larghe intese (impossibile andare a elezioni anticipate con leggi elettorali opposte -una maggioritaria e l'altra puramente proporzionale- per l'elezione, rispettivamente, di Camera e Senato) per arrivare alla fine della legislatura e per introdurre importanti riforme destinate a rivitalizzare l'economia. La soluzione però, anche con un governo Renzi-2, non sarebbe indolore per l'attuale Segretario Pd in quanto la collaborazione di FI implica l'accettazione di uno stravolgimento dell'Italicum. Infatti, restando la legge così com'è Berlusconi sarebbe costretto a fare un listone con la Lega per poter sperare di arrivare al ballottaggio.

Nell'ipotesi di un accordo, invece, il pendolo dovrebbe nuovamente inclinarsi per privilegiare il premio di coalizione e non il ballottaggio tra le due liste più votate, anche perché difficilmente in caso di duello Pd-M5S la Lega inviterebbe a votare Pd. In questo caso è prevedibile, altresì, che moltissimi elettori moderati si orienterebbero in prevalenza verso l'astensione, mentre un'altra corposa minoranza di costoro sarebbe favorevole ad allearsi con il diavolo, pur di mandare a casa la sinistra.

L'altro pilastro della futura Gross Coalition è rappresentato dalla riforma costituzionale, che ripristini il Senato elettivo, pur con l'eliminazione del bicameralismo perfetto. In quest'ottica, al Senato sarebbero riservate alcune materie "mature", come la regolazione dei territori e dello Stato delle autonomie, sulle quali riforme di settore -approvate dall'altro ramo del Parlamento- il nuovo Senato potrebbe esercitare un potere di veto. Per Renzi, un altro prezzo elevato da pagare riguarderebbe le politiche dell'accoglienza (con un giro di vite drastico per quanto riguarda le procedure dell'asilo e l'espulsione degli irregolari, nonché la lotta al commercio abusivo alimentato da manodopera extracomunitaria) e per l'elezione dei sindaci delle grandi città che vanno a rinnovo nella primavera 2016. In questa prospettiva, ad es., il Pd potrebbe sfiduciare Marino prima (o subito dopo) dell'inizio giubileo, in modo da individuare una soluzione concordata per il risanamento della Capitale.

Se Renzi rifiutasse la mano tesa di Berlusconi, la prospettiva di concludere il mandato nel 2018 si farebbe remota o impossibile, anche nell'evento miracoloso di un'approvazione in extremis della riforma costituzionale, in quanto sia la sinistra Pd che tutte le forze politiche di opposizione farebbero una campagna forsennata per il "No" al referendum confermativo. Tuttavia, per questa volta non si tratterà di un accordo riservato Fi-Pd (nezareno-2, o similaria) ma di un patto alla luce del sole, maturato, votato e condiviso nelle aule parlamentari, in modo che sia praticamente impossibile, per i Partiti concordatari, sottrarsi pubblicamente agli impegni così solennemente sottoscritti. Essendo un popolo di ludopatici, si accettano scommesse, naturalmente...

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:48