Diciamoci tutto

Mentre dall’Europa e da Mario Draghi arrivano segnali di cautela sulla crescita, dalla Germania colpevolissime ansie per l’affaire-Volkswagen e dalla Cina segnali di inevitabile affanno economico, Matteo Renzi ha inaugurato le catilinarie del “Fenomeno Italia” affinché venga copiato e studiato dal resto del mondo. È bastata un’estate per cambiare il volto del nostro Paese, una metamorfosi che Ovidio impallidirebbe, dal caos a Renzi, il nuovo e leggendario Cesare de noantri. Governo, televisione, giornali, sfornano incessantemente interviste, servizi, articoli sul miracolo italiano, la produzione di benessere, la ripresa formidabile, l’accelerazione nella produzione di ricchezza e occupazione, che “i trenta gloriosi” gli fanno un baffo.

Raramente nella storia si è assistito ad una campagna di suggestione e persuasione di simile portata, una tecnica antica e generalmente utile a condizionare gli umori e la propensione della gente nei momenti difficili. Per carità, tutto fa brodo, ma scambiare lucciole per lanterne ha un limite. È vero che qualcosina si stia muovendo anche da noi, ma la radice delle nostre difficoltà, gli affanni della gente, le problematiche per sbarcare il lunario delle famiglie erano e sostanzialmente restano tali e quali a prima. Tanto è vero che girando per la Penisola i commenti sono più di sbigottimento che di euforia, e quei pochi che invece avessero abboccato all’amo del prestigiatore fiorentino presto si ritroveranno a capire la realtà. Cari lettori, sappiate bene, lo zero virgola qualchecosa di positivo, in un contesto favorevole come l’attuale - Euro, petrolio, tassi, immissione di liquidità - è il minimo dei minimi sindacali possibile, se non ci fosse stato neanche questo saremmo già saltati in aria. Non si tratta di essere gufi o contrari a Renzi, ma più semplicemente onesti rilevatori del nostro quotidiano, della vita cioè che tutti i giorni si presenta dentro e fuori casa.

Restano, infatti, inalterate le file impressionanti nella sanità, negli uffici pubblici per qualsiasi pratica; resta intatta l’ossessione delle cartelle di Equitalia, la lentezza esasperante degli uffici giudiziari, l’ansia di ottenere un fido o un prestito in banca, il caos quasi totale dei servizi offerti alla collettività. Resta tale e quale la mancanza di cura nelle grandi città, dalle strade ai parchi, restano le discariche a cielo aperto, le pericolosità idrogeologiche dei fiumi e dei torrenti. Resta insomma un quadro dell’Italia che tutto testimonia, tranne che rinascita e successo. Al netto di queste gufate, che il Premier giochi tutte le sue carte ci sta, in fondo prima era recessione e ora è zero virgola qualchecosa, prima erano solo licenziamenti e ora un minimo si assume, prima si continuava a fallire e oggi c’è qualche apertura d’esercizio, dunque è naturale che Renzi ci ricami sopra.

Quello che non è naturale né accettabile è che si tenti, per pura gloria personale, di convincere gli italiani a scambiare fischi per fiaschi. Ad oggi infatti, nella sostanza contiamo solo promesse, sulla tassa della casa, sugli esodati, su Equitalia, sulle infrastrutture, sulle privatizzazioni, sulle riforme che, ricordiamo, non solo viaggiano ancora in Parlamento, ma dovranno passare al vaglio del referendum. Dunque, allo stato attuale la Legge Fornero continua a mietere vittime previdenziali, Equitalia a vivere e spadroneggiare, l’Imu e la Tasi a pesare insopportabilmente sui sacrifici di una vita, le aziende più decotte e mangiasoldi a essere dello Stato, la burocrazia e la Pubblica amministrazione a dare il peggiore esempio di inefficienza e malfunzionamento.

Piaccia o no, i grandi problemi rimangono e l’estate non li ha cambiati; per quanto sia forte la campagna promozionale in atto, l’Italia resta pervasa dai mali antichi di politiche cattocomuniste, mala gestione, disonestà, interessi personali, assenza del senso della collettività democraticamente inteso. Per questo Beppe Grillo avanza imperterrito nei sondaggi piuttosto che arretrare, per questo lo stesso Draghi raccomanda cautela e per questo l’Europa ci ammonisce in continuazione. Non si può però dare la croce esclusivamente addosso a Renzi, anzi le maggiori colpe forse non sono le sue, per dirla tutta gli sbagli più grandi li ha commessi il centrodestra, che a partire dal 2011 ha deciso di suicidarsi, piegandosi a Napolitano ed a Monti, fidandosi di personaggi sbagliati, infilandosi in rotture e scissioni deprecabili. Se il centrodestra fosse stato unito e compatto nel dire no a Napolitano e quindi a Monti, non solo non è vero che saremmo falliti, ma avremmo dato una lezione di dignità alla Germania costringendola ad abbassare le penne e, soprattutto, i due marò adesso starebbero a casa con le loro famiglie. Del resto se è bastato Tsipras per inchiodare per mesi l’Europa al tavolo delle trattative, figuriamoci nel 2011 se Berlusconi fosse stato meglio consigliato e avesse resistito all’indecenza degli attacchi.

Mai l’Europa avrebbe potuto fare a meno dell’Italia, un default nostro avrebbe causato una catastrofe planetaria e lo sapevano bene gli artefici dello spread, altro che Troika e commissariamento aizzati ad hoc dal centrosinistra. Cari signori, contro questa gente e contro Renzi serve il centrodestra unito, liberale, democratico, einaudiano, laico e italianista, serve un modello di Paese che solo la cultura liberale autentica può realizzare, altrimenti il destino non cambierà e andremo avanti con due Italie, quella che ci raccontano e quella che viviamo tutti i giorni.

 

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:26