Italiani espropriati con   i ricatti di Napolitano

Le “riforme” costituzionali in Italia passano che è una bellezza. Sotto ricatto e con mercimonio, non solo di denaro. “Riforme” che dovrebbero diventare tali con il consenso almeno di una maggioranza, lo diventano al contrario in Italia in base alla prepotenza e all’imbroglio, alla truffa di pochi. Precisamente di Giorgio Napolitano, il quale si è solo scostato un po’ dal ruolo che ha ricoperto in danno del Paese da Presidente della Repubblica e, garantitosi mani libere e meno riflettori, fa danno intralciando ed impedendo il nostro sistema democratico. Che prevede Governi e Parlamenti eletti, riforme condivise, non certo lo scempio democratico che Napolitano ha perseguito, persegue, vuole ed impone per tutti. Con il voto si pulirà la sozzura, se faranno mai andare al voto gli italiani.

Ecco le “ragioni” del passaggio indecoroso e vergognoso di Denis Verdini. Il 21 ottobre scorso Verdini deve presentarsi a Roma, per lo stralcio dell’inchiesta “Grandi Eventi” per la quale è stato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione in merito alle pressioni che gli si imputa di aver compiuto per nominare Fabio De Santis, provveditore delle opere pubbliche per Toscana, Umbria e Marche. Verdini ha cinque rinvii a giudizio, probabilmente sei a novembre. Si tratta di reati che vanno dal concorso in corruzione all’associazione a delinquere, dalla bancarotta semplice e fraudolenta alla truffa semplice e aggravata e pure ai danni dello Stato. Sulla tempesta giudiziaria cui lo ha sottoposto la magistratura di sinistra, adesso “lavorerà” Cantone di Renzi/Napolitano, soprattutto di Napolitano, Renzi è infatti la testa-di-legno di Napolitano. Cantone, o chi per lui, adesso provvederà. Verdini è atteso da imputato in Tribunale a piazzale Clodio per l’udienza relativa alla P3, con l’accusa di corruzione insieme a Marcello Dell’Utri, Nicola Cosentino e altri. Il gruppo, secondo i giudici di sinistra, aveva dato via ad una “associazione segreta” che aveva come obiettivo “la realizzazione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, di abuso d’ufficio e di illecito finanziamento”, oltre “a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché gli apparati della Pubblica amministrazione dello Stato e di enti locali”. Tutte palle cioè, create alla bisogna fino a che Verdini era con Silvio Berlusconi, adesso diventeranno fumosità, interpretazioni, sicuramente rigettate.

La giustizia in Italia è giustizialismo, essendo fatta da magistrati schierati politicamente, chi più chi meno apertamente, i quali hanno molto poco a che fare con l’equanimità, e molto con la gogna, le persecuzioni mirate, le proprie carriere non solo giudiziali. Nel migliore dei casi la giustizia italiana è una lotteria della casualità, della sfortuna.

Il procedimento a Verdini è già costato, in primo grado, nell’ottobre del 2012, la condanna a 3 anni e otto mesi di reclusione per alcuni imputati, cioè Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, ed a De Santis, ex provveditore delle opere pubbliche della Toscana; a 2 anni e 8 mesi a De Vito Piscicelli ed a due anni a Fusi. La posizione di Verdini è stata lasciata indietro dalla Procura perché i parlamentari hanno rallentato lo strangolamento per due anni onde deliberare l’autorizzazione a procedere. Verdini ci deve avere lavorato su un bel po’, non riuscendoci dapprima, poi ha finalmente capito che cambiando casacca, sputtanato (e con lui l’Italia), con il passaggio alla sinistra di Napolitano/Renzi, sarebbe “riuscito” meglio. Ma se questi sono i cavoli – amari – di Verdini, il problema è di tutti. E resta. E cioè l’uso della politica della sinistra della giustizia di tutti, italiana.

Noi italiani ci becchiamo governi illegittimi quanto “riforme” - addirittura costituzionali - illegittime. Ad esempio gli italiani non potranno più scegliere e votare i senatori, dopo la grande “riforma” costituzionale passata con pochi voti dei disperati ricattati da Napolitano. Il 13 ottobre la presenza di Verdini è (o forse era?) richiesta a Firenze, dove si celebrerà l’udienza per bancarotta preferenziale delle società edili di Arnone, costruttore con cui, secondo l’accusa, avrebbero messo in atto una triangolazione di denaro fittizia con la Banca di Credito Cooperativo Fiorentino guidata da Verdini. Poi il 22 ottobre Verdini dovrà, Cantone permettendo, tornare in Tribunale, a Firenze, per due procedimenti differenti che sono stati accorpati, quello del Credito cooperativo fiorentino e quello dei fondi all’editoria ricevuti dalla società editoriale “Ste”. Il rinvio a giudizio emesso dal gup già nel luglio del 2014 è per i reati di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato.Verdini ha guidato la banca fino al 2010, poi fallita. Secondo l’accusa, le casse dell’istituto di credito sono state usate per elargire crediti milionari senza “garanzie” a “persone ritenute vicine” a Verdini, per un importo complessivo “di circa 100 milioni di euro” sulla base di “documentazione carente e in assenza di adeguata istruttoria”. Dal Credito cooperativo passavano anche i fondi per l’editoria che lo Stato ha versato alla Società toscana editrice (Ste) di Verdini; da qui il rinvio a giudizio per truffa ai danni dello Stato per Verdini e un altro parlamentare, oggi “responsabile” renziano, Parisi, anch’egli passato da Berlusconi a Renzi/Napolitano del Pd. A Parisi e Verdini per questo procedimento nel luglio del 2013 sono stati sequestrati beni per 12 milioni di euro. Da novembre saranno/sarebbero, solo per tale procedimento, sei udienze al mese. Poi ci sono le udienze degli altri tre processi già citati e, infine, l’ultimo che si aprirà a Roma il prossimo anno per la compravendita di un immobile in via della Stamperia nella Capitale. Verdini è stato rinviato a giudizio per finanziamento illecito insieme ad un altro ex Forza Italia e “neoresponsabile” renziano/Napolitano: Conti.

Ecco la raffica di rinvii a giudizio ricevuti dal novello “padre costituente”. Un sesto procedimento potrebbe arrivare il 26 novembre per il fallimento della Ste, a Firenze, ma non è detto, adesso che ha fatto il voltagabbana e ha cominciato a “rigare dritto” come vuole Napolitano, a calci in culo, ovvero a forza di processi civili, penali, amministrativi e via dicendo. Auguriamo a Verdini di avere in qualche modo stoppato qualche procedimento. Com’è evidente, i giudici schierati ci hanno dato dentro e il “padre costituente” ha le sue buone ragioni per perdere la faccia. Il problema rimane nel fatto tuttavia, che, sovvertite le regole, come ha fatto e fa tuttora Napolitano, non c’è o rimane più regola alcuna. Se è saltata, come è saltata, la legittimità del governo, perché mai eletto, o del parlamento, perché per tre quarti incostituzionale, se il Presidente della Repubblica ha deciso e trafficato malmostosamente per decidere per tutti, contro Costituzione e sistema democratico, se la giustizia è azionata a bacchetta, ad orologeria, alla bisogna (si guardi alla legge Severino, longa manus di Napolitano, che è stata ritenuta validissima contro Berlusconi mentre è stata esclusa e vanificata per De Magistris, ex magistrato di sinistra e sindaco disastroso di Napoli, e per De Luca presidente della Regione Campania, guarda caso tutti a Napoli e in Campania dove regna Napolitano medesimo), se le “riforme” dette tali sono insomma mercimonio, effetto dell’uso distorto della giustizia/manganello, baratto e scambio ad usum dell’Europa tedesca del rigore e della “flessibilità” mai scritti in nessun Trattato europeo; ecco, quando tutto ciò accade, c’è da correre al voto democratico elettorale, quello legittimo del popolo, per provare a cercare di riportare tutto nell’alveo prezioso ed insostituibile della democrazia, del nostro ex sistema democratico. Oppure stare e rimanere nel peggio. Come è oggi in Italia.

E si ricordi che, in ogni caso, al peggio non c’è mai fine e la discesa agli inferi è lunga. Perché non ci si chiede, en passant, se è previsto e si possa, sia legittimo, riscrivere la Costituzione senza avere la maggioranza? La grande “riforma” di Napolitano, come ha significativamente indicato la Boschi, va avanti con soli 140 voti. Un centinaio di ricattati da Napolitano, unitamente agli utili idioti renziani, si arrogano oggi il potere di riscrivere la Costituzione italiana. La nostra Costituzione. E i fregnaccioni di Bersani & Company, pur di non perdere la cadrega, votano, eccome se la votano. Vergogna! Con tutto quello che hanno vomitato addosso a Silvio Berlusconi quando faceva loro comodo, a “difesa” della Carta costituzionale.

Oggi si è di fatto all’esproprio delle istituzioni. Che valore ha una Costituzione “riformata” così, con un presidente del Senato (nominato guarda caso da Napolitano) come Pietro Grasso, ex giudice di sinistra, il quale gravemente viola ogni regola facendo carta straccia di regolamenti che disciplinano la presentazione e la votazione degli emendamenti? Che valore ha o quanto può durare il rispetto di una Costituzione in tal modo “riformata” da parte di un Paese, di un intero popolo, truffato da sparuti, disperati ricattati da Napolitano? Nessun valore, nessuna valenza, nessun rispetto e nessuna legittimità.

 

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:23