Quello strategico fattore “B” di Renzi

Tra il determinante e tempestivo appoggio di Forza Italia al Governo in Senato (la maggioranza rischiava di essere battuta) e l’accelerazione del Partito Democratico sulle coppie omosessuali sembra emergere la sempre verde strategia del “un colpo al cerchio e l’altro alla botte” capace di assicurare al Presidente del Consiglio comunque e sempre il “banco” nella roulette russa della politica nostrana.

Molti tra i più informati, al di là delle smentite di rito, interpretano il “Soccorso Azzurro” alla risicata maggioranza come la conferma di un “Nazareno ter”: se non proprio un accordo siglato, un gesto di “collaborazione” offerto dal Cavaliere al Governo in cambio di una - più o meno imminente - revisione dell’Italicum con lo spostamento del premio di maggioranza dalla lista alla coalizione vincente. Condizione indispensabile a Silvio Berlusconi per divincolarsi dall’abbraccio “mortale” con la Lega, la quale, percepita la musica, ha infierito in ogni modo contro il gruppo azzurro a Palazzo Giustiniani e contro il suo presidente Paolo Romani.

Una scelta, quella di Forza Italia, che ha insospettito la minoranza Pd e distrutto in un sol colpo la pur fragile (ed innaturale) intesa, intercorsa appena ventiquattro ore prima tra tutte le forze di opposizione, per dar vita ad una “resistenza passiva”. Ma si sa, Berlusconi si fida più di Matteo Renzi che dei vari Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Beppe Grillo, Nichi Vendola. Come, del resto, Renzi nei confronti dei plenipotenziari Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Miguel Gotor, Alfredo D’Attorre.

Nelle stesse ore, però - ecco il colpo al cerchio - Renzi ha voluto dare un segnale alla sinistra Pd (sempre utile per incassare la riforma del Senato) appoggiando il cosiddetto Cirinnà bis: il nuovo disegno di legge sui diritti delle coppie gay che permetterebbe il voto in aula prima della legge di stabilità. Accordo per il quale il Segretario ha “imposto” il ritiro di tutti gli emendamenti della SinistraDem che avrebbero potuto innescare convergenze più o meno parallele e ritardare l’approvazione del nuovo testo costituzionale.

Bocciatura scongiurata grazie a Berlusconi e tempi rispettati grazie a Bersani. Un fattore “B” che Renzi ha ripagato con due semplici promesse: la revisione - a tempo dovuto - della legge elettorale e l’approvazione di una legislazione nazionale sulle coppie omosessuali.

Fatti, contro promesse!

Ma una volta incassata l’approvazione del nuovo Senato da parte dell’aula di Palazzo Madama, perché mai il Premier dovrebbe togliere le castagne dal fuoco a Berlusconi con la modifica della legge elettorale o avventurarsi nell’approvare di una “indigesta” legge (fondamentale solo per la sinistra Pd) che gli potrebbe mettere a rischio la maggioranza (i mal di pancia dei centristi si sono manifestati nelle votazioni in Senato) e soprattutto i buoni rapporti con Oltretevere?

Senza interesse, in politica, le promesse sono destinate a rimanere tali.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:35