Credere o non credere, tra fede e ipocrisia

C’è un antichissimo ritornello a Roma che recita: “Bisogna far quel che il prete dice, non bisogna mai fare quel che il prete fa”. Insomma, si scopre l’acqua calda sulle vicende che, in questi giorni, hanno acceso polemiche, indignazioni e reazioni intorno ai comportamenti di alcuni dei sacerdoti, dei prelati, dei parroci di Santa Romana Chiesa. Basterebbe rileggere qualche secolo di storia e in particolare quella romana, per essere illuminati sugli affari personali e privati di preti e di cardinali e spesso ancora di più… per capire che la carne è debole per tutti senza eccezioni. Solamente l’ignoranza, che per secoli e secoli è stata sfruttata dalla Chiesa a suo vantaggio, può condurre al dubbio sul voto di castità, come su tante e troppe altre cose.

Il fatto stesso che, negli ultimi decenni, proprio la Chiesa abbia puntato tutto sulla figura del suo capo, spesso trasformandolo in uno straordinario comunicatore televisivo, la dice lunga su tutto il resto. Che da Giovanni XXIII a Francesco, si siano succeduti uomini di stazza e di valore molto particolare, a rappresentare il primato di Pietro, non c’è dubbio, ma da qui ad affermare rivoluzioni, cambiamenti epocali dentro la Chiesa e la sua dottrina ce ne corre un mondo. Per certi versi verrebbe da dire il lupo perde il pelo ma non il vizio e qui purtroppo di vizi ce ne sono tanti e troppi da sempre. Quello dei comportamenti diciamo privati, infatti, non è il peggiore, che preti e monache attraverso il voto diventino asessuati, per chi è veramente laico e cocciutamente realistico come noi, è sempre stata un’incredibile ipocrisia.

Oltretutto e più in generale, nei confronti dei comportamenti sessuali dei singoli siamo molto distanti da quelle becere polemiche che qualificano, condannano ed emarginano questo o quello, ovviamente ci riferiamo esclusivamente ad esseri umani rigorosamente maggiorenni e vaccinati che giustamente dispongono di loro stessi. È chiaro invece, che sulla pedofilia, da chiunque praticata, la condanna non può essere che totale, iraconda e definitiva.

Ma tornando alla Chiesa e ai fatti di cronaca più recenti, la domanda fondamentale è: quanta ipocrisia c’è? E ammesso che ce ne sia, quanta di questa è limitata agli episodi sui comportamenti sessuali e quanta invece è estesa e massicciamente presente in tutto il resto? E ancora, quanto questa Istituzione religiosa ha suggestionato, condizionato, orientato e modificato i sentimenti popolari, le scelte, i percorsi e per certi versi la storia del nostro Paese? Insomma, la Chiesa da noi si sa bene quanto non sia solo “acqua fresca”.

Bene, visto che noi come molti altri siamo convinti che lo abbia fatto e tantissimo, ci viene da affermare che in presenza di una eventuale ipocrisia di origine, quasi tutto sia inficiabile perché distorto da questo vizio insopportabile, appunto l’ipocrisia. Certo che a rileggere le vicende della Chiesa e del Vaticano, anche solo quelle degli ultimi decenni, un po’ di pelle d’oca venga, basterebbe citare lo Ior, i fatti di Paul Marcinkus e la vastissima libreria su scandali ed opacità a dir poco incredibili, per riflettere.

C’è insomma un nodo enigmatico enorme, fra dottrina, comportamenti, attività di stato e politica, catechesi, fede, organizzazione e potere ecclesiale. Del resto un motivo ci sarà se solo da noi è nato e si è affermato il cattocomunismo, se l’ipocrisia comunista abbia così facilmente potuto sposarsi con il mondo cattolico, se da sempre dietro un apparente scontro frontale si siano celate sintonie e strategie comuni.

Un motivo ci sarà se perfino la nostra Costituzione si è generata attorno a questa sorta di perfusione e all’enigma dell’ipocrisia cattocomunista. Detto ciò, è indubbio che Papa Francesco sia dotato non solo di qualità uniche e nobili in tutti i sensi, ma anche di una volontà speciale verso il cambiamento della Chiesa, che dall’alto della sua particolare intelligenza sa di dover portare avanti e rapidamente.

L’attuale Pontefice, infatti, ha capito bene molto più di altri, quanto sia indispensabile scardinare dentro per aprirsi fuori e rendersi credibili fino in fondo. D’altra parte è proprio questo che vuole la gente, non solo lo vuole ma ne ha bisogno, serve la verità e la trasparenza, serve per tutti comunque credano. È questo un messaggio anche e soprattutto per la politica, per gli uomini di partito, per la classe dirigente e di governo. Con l’ipocrisia, infatti, si può andare lontano e talvolta lontanissimo, ma non si arriverà mai alla meta, prima o poi qualchecosa arriva per svelare e bruciare tutto, del resto che il diavolo faccia la pentole ma non i coperchi è arcinoto da sempre.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25