Nel Corano coesistono due visioni di Dio

La tragedia di quello che è successo a Parigi ha fatto emergere con maggior forza un dibattito che si protrae da tempo sull’esistenza di un Islam moderato o che tutti gli islamici siano terroristi. Un dibattito sbagliato e posto male. Si scontrano due fronti, uno che ne intravede l’impossibilità di convivenza, immaginando uno scontro di civiltà, dove una sola di esse potrà sopravvivere, e un’altra visione che ipotizza una normale convivenza tra diversi, dove ogni comunità si autoregola all’interno di regole comune condivise, anche se non sempre è cosi chiaro nel senso che all’interno di questi due schieramenti esistono posizioni più articolate e più intransigenti. Chi non conosce la storia non capisce la ricchezza della diversità, una bella frase ed è profondamente vera. Il problema che sorge è: che storia si conosce? Questa frase viene oggi utilizzata a supporto, in particolar modo, da coloro che nel dramma emozionale della tragedia cercano di ancorare la loro scelta dell’accoglienza senza se e senza ma ad un valore universale dell’uguaglianza tra gli esseri umani. Un valore certamente condivisibile ma così si depura la storia degli uomini e delle loro culture, che è purtroppo anche storia di violenza. Si dimentica che il nostro mondo occidentale dove viviamo non è cosi per grazia ricevuta, ma è un lungo processo di civilizzazione dalle barbarie umana dalla notte dei tempi fino ad oggi.

Noi cristiani o comunque occidentali questa società aperta l’abbiamo conquista grazie alle lotte e ai martiri che prima hanno combattuto contro la tirannide dei sovrani, poi contro il potere temporale della Chiesa, e ancora oggi nel nostro mondo occidentale e democratico si lotta contro le ingiustizie sociali e i poteri finanziari. Con tutti gli sbagli che l’Occidente può aver fatto, colonialismo, guerre mondiali, le nostre libertà non sono il frutto di una elargizione ma la conquista di dure battaglie sia culturali che economiche. Lo stesso cristianesimo si è dovuto secolarizzare, storicizzare, ripulendo i testi sacri di riferimento dalla violenza che essi contengono.

L’Islam purtroppo questo processo non lo ha mai iniziato per vari motivi, per cui nel Corano di fatto coesistono un Dio che parla di amore e di pace e un Dio vendicativo, che vuole sottomettere tutti gli altri credi religiosi con “la spada” (come fece realmente Maometto), che considera infedeli e dunque degni di morte chi non si converte, che considera la donna inferiore all’uomo, e che un musulmano non può cambiare religione altrimenti si macchia del reato di apostasia e dunque deve essere ucciso. La religione è Stato, per cui non concepisce la divisione tra le scelte religiose e quelle dello Stato; se poi a tutto ciò ci aggiungiamo la mentalità patriarcale, specialmente rispetto al ruolo della donna, mi sembra naturale che emergono elementi di incompatibilità culturale tra l’Islam e l’Occidente. Ma per fortuna la realtà è diversa e non a caso le prime vittime del fondamentalismo sono proprio gli stessi musulmani.

Però questi aspetti insiti nel Corano determinano una ambiguità di fondo che rende tutto più difficile. Prendiamo ad esempio il terrorismo delle Brigate Rosse. Prima le Br furono indicate come fasciste, poi si disse che i suoi esponenti erano compagni che sbagliavano, finché un bel giorno una donna intelligente ed isospettabile di essere amica del nemico borghese, e cioè Rossana Rossanda fondatrice del Manifesto, dichiarò che le Brigate Rosse appartenevano all’album di famiglia del comunismo. La sua giusta intuizione nasceva dalla semplice conoscenza dei libri sacri del comunismo, dove c’è una esaltazione della violenza come levatrice della storia ed ovviamente tale violenza è praticata per il bene comune dei cittadini che da stolti non se ne rendono conto. Esiste un parallelismo tra il terrorismo comunista e quello islamico, in ambedue convivono ideologie violente le quali determinano, anche in buona fede, quella zona grigia di consenso ai rispettivi movimenti. Non è un caso che una esponente comunista come Laura Boldrini parla di “sedicente” Stato islamico. Per l’Islam e le sue comunità è fondamentale che gli Stati e i predicatori decidano di compiere questo passo della modernità che metta in risalto l’aspetto amoroso e di tolleranza nei confronti dei contenuti violenti.

Anche l’Occidente può fare molto affinché le comunità islamiche si convincano dell’ineluttabilità di tale scelta: abrogare quell’obbrobrio della carta dell’Onu che prevede i diritti dell’uomo musulmano in pieno contrasto con la Carta universale dei diritti dell’uomo, non si tratta di esportare né la democrazia né di abolire la religione, ma di obbligare le varie monarchie, Stati e Iman, a convivere con chi la pensa in modo diverso da loro. Oltretutto si fa un gran favore ai popoli musulmani, fra i quali tra l’altro esistono divisioni religiose in nome di Allah che hanno generato milioni di morti tra gli stessi fratelli. Inoltre l’Europa deve pretendere reciprocità perché essa è alla base di un rapporto pacifico. Questa Europa non può giocare la carta della tolleranza democratica con chi non la condivide o, peggio, ne intravede il male religioso. Certamente in questo processo di nuove relazioni con i Paesi musulmani è fondamentale che l’Europa, la Russia e l’America siano un tutt’uno nell’affrontare la questione islamica. Non può e non deve essere il petrolio e la vendita di armi il leitmotiv affinché si perpetuano morti innocenti sull’altare del Dio denaro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:32