Equo compenso:  guerra Ordine/Fnsi

È ormai guerra totale, con annesso scambio di ruoli, tra Ordine nazionale dei giornalisti e Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), il sindacato dei giornalisti italiani. E con il presidente dell’Odg, Enzo Iacopino, che fa capire tra le righe di essere pronto a mettersi a capo di un nuovo sindacato, concorrente della Fnsi, che potrebbe pescare il consenso tra le migliaia di disoccupati e sottoccupati che nella professione sono ormai una maggioranza molto rumorosa.

L’ultima pietra dello scandalo? Un’audizione davanti alla Commissione editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, tenutasi lo scorso 13 novembre, in cui si stava discutendo dell’annullamento da parte del Tar (7 aprile 2015) della delibera sull’equo compenso che risale al 19 giugno del 2014. Delibera voluta dall’ex segretario della Fnsi, Franco Siddi, e contestatissima da tutti i sindacati territoriali, a cominciare dall’Associazione Stamparomana, anche perché prevedeva per collaboratori e free lance cifre da miseria, morale prima che economica. Tipo 12 euro ad articolo, e anche meno.

Ebbene, negli interventi della Fieg, Fabrizio Carotti, e della Fnsi, rappresentata dal nuovo segretario Francesco Lo Russo, le posizioni sentendo la registrazione dell’audizione coincidono perfettamente nel prendere posizione verso la delibera annullata. Tutto il contrario di quelle esternate dal presidente dell’Ordine nazionale, Iacopino. Che mostra un’indignazione enorme per un accordo che chiama di “schiavitù giornalistica”. La registrazione (https://www.youtube.com/watch?v=zemohtWk7VE&feature=youtu.be) messa su YouTube dal canale dell’Ordine dei giornalisti dura circa 50 minuti. E nel primo intervento il segretario della Fnsi, Lo Russo, afferma di condividere la preoccupazione del rappresentante della Fieg e di quello della Aeranti-Corallo nel mettere una pezza alla sentenza del Tar che ha annullato la delibera sindacale, piuttosto che al merito della questione. Che poi è il pagare settecento articoli in un anno, come da contratto fatto firmare dalla Finegil alla divisione dei giornali del Nord-Est (in conseguenza della delibera poi bocciata dal Tar ad aprile di quest’anno) a molti propri collaboratori, 4920 euro tutto compreso, abstract, video e previdenza. Impressionano le parole dure di Iacopino (“Io lo troverò prima o poi un magistrato che porta in giudizio un editore per caporalato...”) rispetto al diplomatico dialogo che si svolge invece tra il rappresentante della Fnsi e quello degli editori. Malignamente qualcuno ha imputato a Iacopino tanto ardore sindacale col fatto che è in ballo a livello governativo una riforma che dovrebbe ridurre da 144 a 18 i consiglieri dell’Ordine nazionale. Riforma appoggiata dalla Fnsi.

È però anche vero che l’attendismo di editori e del Governo che vorrebbero riparlare di equo compenso dopo che a febbraio 2016 il Consiglio di stato si sarà pronunciato in appello sulla delibera che il Tar ha bocciato non dovrebbe essere condiviso dalla Fnsi. E non può non far riflettere, al contrario, che invece la Fnsi si stia schiacciando sulle posizioni della Fieg, prendendo tempo.

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36