Consulta: nomi scialbi per una Corte obsoleta

Nomi, tutto sommato, scialbi, quelli venuti fuori per ritornare al “plenum” della Corte costituzionale con l’accordo (che ci sarebbe stato) tra Partito Democratico e Forza Italia.

Il sistema dell’accordo tra i partiti, necessario (ma non sufficiente) per raggiungere il quorum assai alto, è quello di “puntare al ribasso”: proporre nomi scialbi più facilmente accettabili dalla controparte di quelli d’alto profilo, come tali “temuti” e dei quali sempre si diffida.

Ma, a parlar chiaro, è la Corte oramai “scialba”, sopraffatta dall’enorme massa di ricorsi, ricorsini e ricorsacci conformi al carattere pletorico di un ordinamento giuridico malato di elefantiasi e di una Costituzione minata da un’insensata opera rottamatoria. La Corte costituzionale “tira a campare”. Le “mezzefigure” vanno benissimo per questo ruolo oramai ambiguo e maltollerato del Collegio di cui sono destinate a far parte.

E, poi, “questo passa il convento”. Dove sono figure diverse, espressioni di una scienza giuridica indomita e coraggiosa? Che fanno i “grandi giuristi” di fronte allo scempio del diritto operato dal “Partito dei Magistrati” e da legislatori sostanzialmente ed irrimediabilmente somari? Niente. Niente hanno saputo fare contro scandali come il processo per “tentativo di subire il ricatto della mafia”.

Niente di fronte alla Cassazione che rinnega totalmente l’universalità e la coerenza del diritto, inventando nientemeno che “l’abuso del diritto”. Non si cava il sangue dalle rape. Già. Mi torna alla mente il verso della satira risorgimentale che diceva all’Italia: “Dice Gioberti che tu sei una rapa se tutta non ti dai in mano al Papa...”, cosa che, senza conoscere nemmeno quei versi, qualcuno di mia conoscenza, oramai un po’ rimbambito, stoltamente va oggi ripetendo.

Allora, solo qualche anno dopo, quella “rapa” dimostrò di non essere tale e seppe “non darsi in mano al Papa”. E seppe versare sangue, nobile sangue. Ma lasciamo perdere i rimpianti della storia. Ma, almeno rendiamoci conto della palude in cui stiamo affondando. Certo, non solo per queste nomine scialbe, più o meno scontate.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25