Hanno creato il caos

Uno dopo l’altro escono fuori i limiti, la pochezza e l’inadeguatezza di un Premier, di un Governo e di una maggioranza rabberciata, confusa, composta in buona parte da transfughi, opportunisti e arrivisti. Il risultato del regalo che Giorgio Napolitano fece al Paese circa due anni fa, imponendo Matteo Renzi alla guida dell’Esecutivo, è negativamente sotto gli occhi di tutti noi. Mai nella storia più recente abbiamo assistito a tanto sfilacciamento e pericoloso impoverimento delle scelte, delle iniziative e delle direttive nella politica interna e internazionale.

Non è un caso, infatti, che l’Unione europea sia preoccupata per i nostri conti, che il mondo ci veda come balbettanti scolaretti nelle posizioni di politica estera, che il Paese viva al suo interno una sensazione di rabbia e di disagio per l’economia e per la sicurezza. Del resto il Premier non fa che viaggiare come fosse un accanito turista, per confermare a tutti la disponibilità dell’Italia alla qualunque, senza che vi sia uno straccio di posizione. Si va da Obama e si dice ci stiamo, si va da Hollande e si dice altrettanto, da Putin lo stesso, si corre in Medioriente per accettare contratti comunque, si arriva a Cuba per fare jogging sul mare e dalla Merkel per chiedere qualcosa in cambio di totale obbedienza sul resto. Il risultato di tutto ciò è che se si domandasse di rappresentare la linea italiana nell’attuale quadro internazionale, si otterrebbe una risposta del tipo: “L’Italia è concorde con tutti a prescindere, l’Italia appoggia tutti sempre e comunque”.

Insomma, ci viene in mente quella barzelletta del topolino che, posato sulla groppa di un elefante, partecipava serafico, da lì, alla corsa sfrenata di quei colossi che schiacciavano tutto al loro passaggio e che intervistato sul cosa stesse accadendo, rispondeva: “Non lo vedi? Stiamo facendo un casino”. Questa, seppure in parodia, è la posizione del nostro Paese, cioè un topolino, magari simpatico, che si lascia trascinare nei percorsi scelti dai giganti. Da mesi e mesi si dice che l’immigrazione incontrollata che ci stava investendo sarebbe stata un problema e un potenziale pericolo, da mesi si dice che le sanzioni alla Russia fossero un grande errore e che la mancanza di una posizione chiara e forte all’interno dell’Europa ci avrebbe marginalizzati, eppure niente.

Il risultato di tutto ciò non poteva che essere quello che vediamo, la necessità di accordarci alle scelte che altrove vengono prese. Sul fronte interno poi non ne parliamo, i dati indicano risultati molto inferiori a quelli illusoriamente garantiti. L’economia non è per niente decollata, disagio, rabbia e preoccupazioni pervadono il Paese da Nord a Sud. Le scelte propagandistiche ed elettorali degli 80 euro, del Jobs act, della tassa sulla prima casa, del fisco amico (che non c’è), della fine di una burocrazia che non si vede, stanno tristemente sciogliendosi come neve al sole per lasciare il posto all’enormità dei problemi di sempre. Come se non bastasse, scandali, indagini e porcherie di ogni tipo continuano a riempire la nostra quotidianità. Siamo dunque nel marasma più totale. Da una parte una politica inadeguata, incoerente, cieca, sorda e litigiosa, dall’altra una popolazione preoccupata, indignata e avvelenata contro il fisco, contro una immigrazione che genera paure e problemi, contro lo sfascio dei servizi offerti, contro l’ossessione della burocrazia.

Per questo e per evitare ulteriori e pericolosi scivolamenti servirebbe la pace, la pace fiscale, sociale, la ricostruzione della fiducia fra Stato e cittadini, fra politica ed elettori, fra l’Italia costituzionalmente intesa e gli italiani. Solo così se ne potrà uscire, forti e coesi sul piano interno e su quello internazionale, solo così potremo avere un futuro che, oggi purtroppo, da quel che si vede e si prospetta sembra tutt’altro che roseo e tranquillo.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:27