Perché i Radicali sono in sciopero della fame

Una compagnia di giro: Matteo-Renzi-Angelino-Alfano-Matteo-Salvini-Beppe-Grillo; e poi, ancora: Renzi-Alfano-Salvini-Grillo; e per darsi una botta di vita, ecco Renzi-Alfano-Salvini-Grillo... Ragazzi, perché una volta, solo una volta, per essere un minimo originali, un Marco Pannella? Perché lui (e loro: i Radicali), erede di quei “pazzi malinconici” di salveminiana memoria che non ha diritto di cittadinanza?

Perché non un solo tra i cento format di approfondimento politico tratta i temi che cercano di portare alla nostra attenzione. Se Pannella è il buffone-pagliaccio-demagogo che taluno crede sia, che motivo c’è di averne paura? Esibiamolo, così la facciamo finita una volta per tutte… Però, ripeto: a fronte delle tante sciocchezze che tocca sopportare, perché ci vengono risparmiate con cura le sciocchezze di Pannella? Magari non lo sono? Perché si apprende che una cinquantina di Radicali, Pannella in primis, sono attualmente in uno sciopero della fame da qualche giorno. Che palle, vero? A chi lo dici! Però...

Però prendiamo il Titolo VI della Costituzione, quello che si riferisce alle “Garanzie Costituzionali”; e segnatamente gli articoli 134, 135, 136 e 137. Riguardano la Corte costituzionale. Articolo 134: “La Corte costituzionale giudica: sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione”.

Non si tratta di cose di poco conto. Su questo la Costituzione è perentoria. È composta da quindici giudici, nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune, e per un terzo dalle supreme magistrature, ordinarie ed amministrative”. Non uno di più. Non uno di meno.

È al completo, la Corte costituzionale? No, mancano tre membri. Indovinate chi li deve eleggere? Sì, indovinato: il Parlamento; che non riesce a mettersi d’accordo, non riesce a trovare tre galantuomini a cui affidare un incarico così importante, così delicato. Fatto formale? Fosse pure, anche le forme vanno rispettate. Ma è fatto sostanziale. La Corte deve fare quello che prima si è ricordato, non sono caramelle. Come dice l’articolo 136, “quando la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione”. Un lavoro delicato e prezioso, che non può essere fatto alla carlona: se mancano tre giudici, la mole gravosa di lavoro ne risente, ricadendo sulle spalle degli altri dodici; e oltre gli inevitabili rallentamenti, si può anche eccepire sulla validità delle decisioni. Per dire: se una norma viene dichiarata costituzionale o non costituzionale sulla base di un voto 5 a 7, mancando tre voti, forse l’esito può essere altro, e anche opposto? Non sono bazzecole.

Proprio perché non lo sono, stupisce il silenzio, l’apparente indifferenza di tanti giuristi e commentatori: cosa attendono per denunciare pubblicamente l’illegalità di questa situazione, aprire un dibattito e un confronto, sferzare un Parlamento che dimostra in modo così solare la sua incapacità di uscire da queste paralizzanti secche? Perché su questi temi non c’è uno straccio di informazione degna di questo nome, perché il popolo non deve sapere, deve ignorare che perfino i ripetuti moniti a far presto del capo dello Stato vengono ostentatamente ignorati?

Si dirà che in un momento come questo c’è ben altro di cui occuparsi... No. Se si accetta che la nostra legge suprema sia bellamente violata, come si può essere credibili su tutto il resto? Se vogliamo che il Diritto, la Legge, i nostri valori di rispetto siano riconosciuti e onorati dagli altri (persone, popoli, nazioni), noi per primi che diciamo di riconoscerci in quel diritto, in quella Legge, in quei valori, dobbiamo rispettarli.Ecco: ho cercato di spiegare perché, tra il generale silenzio e l’indifferenza dei molti, una quarantina di Radicali da venerdì scorso hanno iniziato uno sciopero della fame. Si rivolgono, con rispetto e con spirito di dialogo, al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio.

Chiedono:

a) Il completamento del plenum della Corte costituzionale.

b) La cessazione delle violazioni alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e del diritto comunitario.

c) Una campagna dello Stato italiano in sede Onu per la transizione allo Stato di Diritto codificando - per affermarlo - il diritto umano alla conoscenza.

Più precisamente intendono rilanciare il richiamo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del 2 ottobre scorso al Parlamento “affinché si provveda, con la massima urgenza, a questo doveroso e fondamentale adempimento, a tutela del buon funzionamento e del prestigio della Corte costituzionale ed a salvaguardia della propria responsabilità istituzionale”. A chi mostra scetticismo, scuote la testa, ricordo che nel 2002, dopo una settimana di sciopero della sete di Pannella al quale si affiancò per cinque giorni il deputato Roberto Giachetti, fu centrato l’obiettivo che il Parlamento eleggesse i giudici della Corte costituzionale, così da raggiungere il plenum mancante da 17 mesi. Oggi ci si trova nella stessa situazione, nonostante sia noto che la mancanza del plenum compromette la stessa capacità decisionale della Corte costituzionale con il rischio di paralizzarla. Fino a quando?

Sorte peggiore è toccata all’unico messaggio alle Camere inviato dall’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Messaggio che ricorda al Parlamento che la Corte costituzionale ha, recentemente, stabilito che, in caso di pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo che accertano la violazione da parte di uno Stato delle norme della Convenzione, “è fatto obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinché gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino”. La cessazione degli effetti lesivi si ha, innanzitutto, con il porre termine alla lesione del diritto e, soltanto in via sussidiaria, con la riparazione delle conseguenze della violazione già verificatasi.

È un dato di fatto, rilevato e sanzionato dalle sentenze della Corte europea dei diritti umani: l’Italia continua a guidare la classifica dei Paesi aderenti al Consiglio d’Europa che violano i diritti umani e mette in pericolo nel proprio Paese lo Stato di Diritto a causa delle lentezze delle procedure giudiziarie civili, penali, amministrative. Torno ai Radicali: sostengono che oggi più che mai, dopo la strage di Parigi, occorre aiutare lo Stato italiano a dare vita ad una campagna in sede Onu per la transizione allo Stato di Diritto codificando - per affermarlo - il diritto umano alla conoscenza”.

Perché lo sciopero della fame? Rispondono così: “Formalmente e ufficialmente ci proponiamo di finalmente riuscire ad aiutare lo Stato Italiano che in questa fase storica è appesantito dal Regime Italiano. Formalmente e ufficialmente ci siamo rivolti e ci rivolgiamo ai massimi magistrati dello Stato, al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio, affinché esercitino scrupolosamente le proprie responsabilità e colgano la possibilità, maturata ormai da tempo per nostra iniziativa in seno alle Nazioni Unite, di dare vita ad una campagna in sede Onu per la transizione allo Stato di Diritto codificando - per affermarlo – il diritto umano alla conoscenza. Dodici anni fa con una iniziativa nonviolenta aiutammo il Parlamento ad eleggere i giudici della Consulta che, come ora, era priva del plenum fissato dalla Costituzione e che, ora come allora, occorre ristabilire con urgenza. Già da allora erano violati i diritti degli italiani ad essere informati per poter conoscere e quindi giudicare”.

Allora, sono davvero pazzi, Pannella e i Radicali? Sono dei visionari utopisti, dei millantatori, dei... A me, caro direttore, appaiono tra i pochi realisti che costantemente dimostrano di avere il senso del diritto, della legge, della giustizia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:28